Caporalato: dopo Armani e Dior, amministrazione giudiziaria anche per le borse di Valentino

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Dopo alcune controllate di Dior, Armani, Oliviero Martini, il tribunale di Milano dispone l’amministrazione giudiziaria per Valentino Bags Lab, azienda di borse in pelle controllata dalla famosa maison. È l’ultima di una serie di azioni giudiziarie nate dalle indagini della Procura di Milano. La prova che i controlli e le leggi sullo sfruttamento dei lavoratori vanno migliorati

Dopo alcune controllate di Dior, Armani, Oliviero Martini, il tribunale di Milano dispone l’amministrazione giudiziaria per Valentino Bags Lab, azienda di borse in pelle controllata dalla famosa maison. È l’ultima di una serie di azioni giudiziarie nate dalle indagini della Procura di Milano. La prova che i controlli e le leggi sullo sfruttamento dei lavoratori vanno migliorati

La decisione del tribunale

L’amministratore giudiziario dovrà aiutare gli organi societari a bonificare la filiera di subappalti in opifici cinesi al cui termine la Procura ha rilevato lo sfruttamento dei lavoratori. La Valentino Bags lab srl, che non è indagata, è accusata di aver colposamente agevolato almeno due opifici cinesi indiziati del reato di caporalato e dediti a pesante sfruttamenti dei lavoratori secondo gli accertamenti dei carabinieri del Nucleo Ispettorato del Lavoro del Comando di Milano.

La catena di subappalti

Come scrive il Corriere della Sera, che riporta la notizia, “Valentino Bags Lab srl esternalizzava una larga fetta della propria produzione a società (come la Pelletteria Elisabetta Yang a Opera o la Bags Milano srl a Trezzano sul Naviglio) che a loro volta affidavano il lavoro ad altri opifici come la A&N Borse Milano srl”.

Le accuse

Qui le ispezioni nel 2024 dei carabinieri hanno trovato operai cinesi e filippini privi di permesso di soggiorno in Italia; lavoratori senza contratto; macchinari elettrici con i dispositivi di sicurezza “rimossi per accelerare la resa produttiva a scapito della sicurezza delle mani rispetto agli ingranaggi2; prodotti chimici infiammabili ammassati senza custodia adeguata, camerate dormitorio/cucina “degradate e insalubri” ricavate con abusivi tramezzi in cartongesso; bagni 2in condizioni igieniche che rasentano il minimo etico”; picchi di consumi energetici attestanti “ritmi sicuramente non convenzionali” e lavorazioni ininterrotte di notte o nei festivi; evasione di imposte e contributi, omissione di visite mediche e formazione professionale; paghe a cottimo di 3 euro e mezzo a pezzo per il taglio di pelle, e 7 euro a pezzo per la tingitura.

I mancati controlli

La Valentino Bags lab, secondo gli inquirenti, avrebbe messo in piedi “modelli organizzativi inadeguati” e “controlli carenti”, senza “aver verificato la reale capacità imprenditoriale delle società subappaltatrici”, e senza “aver nel corso degli anni eseguito efficaci ispezioni o audit per appurare in concreto le effettive condizioni lavorative e gli ambienti di lavoro”, tutto per “abbattere i costi e massimizzare i profitti attraverso l’elusione delle norme giuslavoristiche”.

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I precedenti di Dior, Armani e Oliviero Martini

Ragionamenti molto simili che hanno portato in passato la Procura di Milano a mettere sotto la lente d’ingrandimento diverse aziende, non solo del tessile (Amazon, Dhl, per esempio), e il tribunale a mettere sotto amministrazione giudiziaria anche la Manufactures Dior, società italiana controllata dal gruppo francese Dior, la Giorgio Armani Operations, che si occupa dell’ideazione e della produzione di capi di abbigliamento e accessori per il gruppo Armani, e per Alviero Martini Spa.

Leggi e controlli da migliorare

È la prova che i controlli e le leggi sullo sfruttamento dei lavoratori vanno migliorati, soprattutto quando si parla di filiere che partono da nomi importanti e finiscono in subappalti affidati a piccoli laboratori dove i diritti dei lavoratori vengono calpestati. Non solo a Milano, come dimostra l’inchiesta del Salvagente del 2023 sulla filiera dei divani in Emilia-Romagna, su cui svetta Poltrone&sofà.