Oli minerali negli alimenti: l’Europa non si mette d’accordo sulla nuova legge

Documenti interni, ottenuti da Foodwatch, rivelano pressioni da parte dell’industria e disaccordi tra gli Stati membri riguardo a una nuova legge sugli oli minerali negli alimenti. Invece di una regolamentazione chiara e protettiva, la proposta attuale è eccessivamente complessa e difficile da applicare

L’Europa non riesce a mettersi d’accordo su come limitare la presenza di oli minerali negli alimenti. Documenti interni, ottenuti da Foodwatch, rivelano pressioni da parte dell’industria e disaccordi tra gli Stati membri riguardo a una nuova legge sugli oli minerali negli alimenti. Invece di una regolamentazione chiara e protettiva, la proposta attuale è eccessivamente complessa e difficile da applicare.

Cosa è successo finora?

Dopo anni di campagne da parte di Foodwatch, all’inizio del 2024 la Commissione europea ha finalmente pubblicato una prima bozza di regolamento sugli oli minerali negli alimenti. Da allora, i negoziati con gli Stati membri si sono svolti a porte chiuse, con pochissime informazioni diffuse al pubblico. Nel dicembre 2024, Foodwatch ha ottenuto una versione trapelata della proposta, sollevando forti preoccupazioni per la tutela dei consumatori, poiché i limiti massimi proposti per alcuni alimenti (es. oli vegetali) erano troppo alti e i periodi di transizione troppo lunghi. In generale, l’approccio proposto – che combina limiti fissi per alcuni alimenti e il calcolo dei limiti per i prodotti finali – è troppo complicato e si discosta dal metodo raccomandato dagli Stati membri nel 2022 (cioè un approccio armonizzato basato sul contenuto di grassi dei prodotti).

Vista l’assenza di chiarezza sull’avanzamento della proposta, a febbraio scorso Foodwatch ha presentato una richiesta di accesso agli atti a seguito della quale ha ottenuto oltre 30 documenti interni dell’Ue che descrivono in dettaglio gli scambi tra la Commissione europea e 8 paesi(Francia, Belgio, Germania, Lussemburgo, Paesi Bassi, Spagna, Italia e Irlanda). I documenti evidenziano disaccordi persistenti su come eliminare la contaminazione da oli minerali negli alimenti – e rivelano forti pressioni da parte di alcuni settori industriali, in particolare quello dell’olio d’oliva.
Un recente allarme sulla sicurezza alimentare lanciato dai Paesi Bassi ha rivelato che un olio d’oliva spagnolo ha superato di ben 26 volte il limite temporaneo di contaminazione da oli minerali. L’episodio dimostra quanto sia urgente adottare una regolamentazione UE rigorosa per proteggere i consumatori.

Una proposta troppo complessa

Immaginiamo un prodotto con diversi ingredienti, come un biscotto al cioccolato con noci: ogni ingrediente dovrebbe rispettare limiti diversi per gli oli minerali, e le autorità di controllo devono calcolare in modo laborioso e complicato un limite massimo per il prodotto finale basandosi sulle scarse informazioni disponibili sull’etichetta. Questo approccio è poco pratico.
Secondo i documenti ottenuti, alcuni paesi – ad esempio Germania, Paesi Bassi e Lussemburgo – condividono alcune delle preoccupazioni di Foodwatch: la proposta della Commissione è troppo complessa, impone un carico eccessivo alle autorità di controllo, genera incertezze legali e complica l’applicazione delle norme. Per Foodwatch, una proposta più semplice, basata sui livelli di contenuto di grassi del prodotto, sarebbe preferibile.

Le richieste di esenzioni sollevano preoccupazione

Al contrario, Italia e Spagna sembrano fortemente influenzate dai produttori di olio d’oliva, chiedendo deroghe sotto forma di limiti massimi molto alti e lunghi periodi di transizione. Le autorità italiane hanno perfino trasmesso alla Commissione le posizioni dell’industria. Per Foodwatch, non bisogna applicare nessuna esenzione. Il problema della contaminazione è noto all’industria da anni e le aziende sanno cosa devono fare. Nei test effettuati da foodwatch nel 2021, 7 su 8 prodotti analizzati erano privi di Moah rilevabili, a dimostrazione che è possibile mettere in commercio prodotti alimentari senza Moah.

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Mancanza di trasparenza e responsabilità

Dai documenti ottenuti emerge che il livello di trasparenza varia molto tra gli Stati membri: 7 paesi hanno accettato la divulgazione dei loro scambi con la Commissione, ma la Francia ha rifiutato completamente l’accesso, lasciando ignota la propria posizione.
Inoltre, risulta che solo 8 paesi abbiano presentato osservazioni scritte alla Commissione sul tema degli oli minerali dall’inizio del 2024. E gli altri 19? È impossibile saperlo. I verbali delle discussioni tra Commissione e Stati membri sono disponibili solo mesi dopo, senza attribuzioni precise ai singoli paesi e in termini molto generali.