Guida alla scelta del terriccio giusto per vasi e giardini

TERRICCIO

Guida pratica alla scelta del terriccio: optare per prodotti biologici senza torba, evitare la cenere del barbecue come fertilizzante e scegliere il substrato adatto a ciascuna pianta per garantire salute e crescita

Quando si parla di cura delle piante, si pensa immediatamente a luce, acqua e fertilizzanti. Tuttavia, anche il terriccio svolge un ruolo cruciale per garantire una crescita sana e vigorosa. Scegliere, soprattutto in questo periodo, il terriccio giusto significa fornire alle piante un substrato adeguato che influisca direttamente sulla disponibilità di nutrienti e sul drenaggio dell’acqua.

Il terriccio è composto da una parte organica, che apporta i nutrienti necessari, e una parte inorganica, come sabbia e argilla, che ne determina la struttura e la capacità drenante. Preparare un mix personalizzato può risultare complesso, quindi affidarsi ai terricci universali disponibili in commercio è spesso una scelta pratica e conveniente. Per una qualità superiore, è consigliabile optare per prodotti biologici, acquistabili presso vivai o negozi specializzati.

I principali tipi di terriccio

Esistono diversi tipi di terriccio, ognuno pensato per soddisfare esigenze specifiche:

  1. Terriccio universale: adatto alla maggior parte delle piante, rappresenta una soluzione versatile e generalmente economica.
  2. Terriccio per semina e talee: ideale per giovani piante e semi, contiene poco fertilizzante azotato ma è ricco di fosforo e potassio, garantendo una buona permeabilità all’acqua.
  3. Terriccio per piante in vaso: arricchito con materiali come argilla espansa o pomice, evita la formazione di grumi e facilita la gestione dell’acqua in contenitori ristretti.
  4. Terricci speciali: indicati per specie con esigenze particolari. Ad esempio, i cactus necessitano di substrati altamente drenanti, mentre orchidee e rododendri richiedono terreni specifici.

A seconda delle piante, è possibile aggiungere materiali come fibre di legno o cocco per migliorare la ritenzione idrica.

L’impatto ambientale della torba

La torba è uno degli ingredienti più utilizzati nei terricci commerciali, ma il suo impiego rappresenta una minaccia ambientale. Derivata da torbiere millenarie, la torba trattiene acqua e nutrienti e ha una composizione fossile che impedisce lo sviluppo di patogeni o parassiti. Tuttavia, la sua estrazione distrugge habitat naturali, compromettendo la biodiversità e contribuendo al riscaldamento globale, poiché la torba è composta per il 50% da carbonio.

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Molte torbiere europee, soprattutto nei Paesi Baltici, sono sfruttate per l’estrazione, nonostante l’esistenza di alternative più sostenibili come fibre di cocco, legno e corteccia. Alcuni paesi, come l’Inghilterra, stanno già limitando l’uso della torba per scopi privati, promuovendo l’uso di terricci alternativi.

Per chi desidera acquistare un terriccio privo di torba, è essenziale leggere attentamente le etichette e cercare certificazioni come l’Ecolabel o la RPP (Produzione Responsabile della Torba). Tuttavia, bisogna considerare che anche alcuni prodotti biologici possono contenere torba.

Cenere da barbecue: un falso mito

È diffusa la convinzione che la cenere del barbecue possa essere utilizzata come fertilizzante. Tuttavia, gli esperti sconsigliano questa pratica poiché la cenere può contenere metalli pesanti tossici come piombo, cadmio e arsenico. Inoltre, il pH elevato della cenere (tra 11 e 13) può risultare dannoso per i terreni ricchi di humus, compromettendo la salute delle piante. La cenere è quindi meglio smaltirla nei rifiuti piuttosto che utilizzarla in giardino.