L’Olanda vieta l’uccisione dei pulcini maschi entro il 2026. Si allunga così l’elenco dei paesi europei che hanno messo la parola fine a questa pratica barbara. L’Italia, che una legge l’aveva approvata nel 2022, resta in attesa dei decreti attuativi
L’Olanda ha annunciato che entro il 2026 vieterà l’uccisione dei pulcini maschi nell’industria delle uova. La decisione, frutto di un accordo tra il settore avicolo olandese, l’Associazione per la Protezione degli Animali e il ministero dell’Agricoltura, della Pesca e della Sicurezza alimentare, rappresenta un passo significativo nella tutela del benessere animale. Il piano olandese, già avviato con l’adozione delle tecnologie per l’ovo-sessaggio da parte delle incubatrici nazionali, eviterà l’uccisione di circa 7 milioni di pulcini maschi ogni anno.
L’impegno di altri paesi europei
L’Olanda si aggiunge a un gruppo di paesi che hanno già preso posizione contro la pratica dell’abbattimento selettivo dei pulcini maschi. La Svizzera è stata la prima a vietarla il 1° gennaio 2020. La Germania ha introdotto il divieto nel 2022, seguita dalla Francia nel 2023. Anche l’Italia ha approvato nel 2022 una legge per fermare l’uccisione dei pulcini, stabilendo l’obbligo di implementare tecnologie di in-ovo sexing per identificare il sesso degli embrioni nei primi giorni di incubazione.
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La situazione italiana: una legge in sospeso
Nonostante l’approvazione della legge nel 2022, l’Italia non ha ancora emanato i decreti attuativi necessari per rendere effettivo il divieto entro il 2026. L’associazione Animal Equality ha sollevato forti critiche, sottolineando come l’assenza dei provvedimenti attuativi e di fondi per sostenere l’adozione delle tecnologie di in-ovo sexing stia rallentando il percorso. La scadenza per l’emanazione dei decreti era fissata per il 7 aprile 2024, ma è stata disattesa.
Attualmente, in Italia oltre 30 milioni di pulcini maschi vengono uccisi ogni anno tramite gassazione o triturazione. Eppure, il paese dispone già di tecnologie avanzate, come l’imaging iperspettrale ‘CHEGGY’, capace di sessare circa 20mila uova l’ora senza danneggiare gli embrioni. Il principale ostacolo alla transizione resta il costo aggiuntivo di circa 3 centesimi per uovo, un sovrapprezzo che trova resistenza da parte di alcune catene di distribuzione.
L’appello per agire subito
“L’Italia sta perdendo tempo prezioso”, ha dichiarato Ombretta Alessandrini di Animal Equality, chiedendo un intervento immediato dei ministeri competenti per emanare i decreti attuativi e finanziare la transizione tecnologica. Alessandrini sottolinea che il benessere animale è già riconosciuto dalla Costituzione italiana e che il governo ha il dovere di rispettare questo principio.
Mentre l’Olanda e altri paesi europei accelerano verso una produzione di uova più etica, l’Italia rischia di restare indietro, lasciando che milioni di pulcini continuino a essere sacrificati per una questione di margini economici. L’appello di Animal Equality è chiaro: è il momento di agire, senza attendere il 2026.