Nell’uva italiana spunta l’acetamiprid, il pesticida nemico delle api premiato da noi e bocciato in Europa

UVA PESTICIDI

L’Agenzia per i controllo chimico-veterinario di Stoccarda ha analizzato 64 campioni di uva da tavola (18 provenienti dall’Italia) trovando fino a 19 residui di fitofarmaci in un singolo campione. Molto presente l’acetamiprid, neonicotinoide accusato della moria delle api, ammesso da noi nella certificazione pubblica Sistema di qualità ma sul quale si sta vari paesi Ue lo stanno limitando

Uva da tavola, in particolare senza semi, continua a essere una delle varietà di frutta più esposta alla contaminazione di pesticidi in Europa. Di più: dalle analisi spunta l’acetamiprid, pesticida killer delle api, premiato dalla certificazione pubblica italiana Sqnpi-Qualità sostenibile e sempre più limitato invece nel resto d’Europa.

La conferma della contaminazione dell’uva arriva dai controlli svolti dal Cvua di Stoccarda – Agenzia federale per gli esami chimici e veterinari – condotti su 64 campioni, di cui 61 provenienti da agricoltura convenzionale e tre biologici. Il paese di origine più rappresentato è stato l’Italia (18 campioni convenzionali e uno bio) seguito da Sudafrica (12) e Turchia (10). I risultati sono molto simili da quelli che abbiamo rilevato noi del Salvagente nell’ottobre 2023: analizzando 16 campioni di uva bianca da tavola trovammo fino a 19 molecole diverse in uno stesso grappolo di uva bianca da tavola, coltivata in Italia. Dai controlli tedeschi la situazione non sembra affatto diversa: ogni campione mediamente conteneva otto principi attivi, con un massimo di 19 in ​​un singolo prodotto.

Sono 8 i campioni provenienti da paesi extra Ue (Turchia in particolare) nei quali è stata rilevata una concentrazione di pesticidi oltre i limiti oppure una presenza di sostanza non autorizzata in Europa mentre in un campione, proveniente dall’Italia, ha superareto il limite di legge per una sostanza.

Acetamiprid: si riduce la dose giornaliera tollerata per la sicurezza umana

Tra le sostanze più ricorrenti c’è l’acido fosfonico, rilevato nell’82% dei campioni (50) con livelli fino a 36,4 mg/kg, e l’acetamiprid, insetticida neonicotinoide accusato cioè della moria delle api. In particolare in 7 campioni di uva provenienti dalla Turchia e in uno proveniente dall’Italia l’acetamiprid è risultato essere superiore anche del 200% dalla dose massima tollerabile giornaliera.

Scrivono dal Cvua: “Va inoltre notato che i livelli massimi attualmente validi per l’acetamiprid verranno modificati nel prossimo futuro. Per l’uva da tavola ciò significa una riduzione dagli attuali 0,5 mg/kg a 0,08 mg/kg. Ad oggi, tutti e otto i campioni qui in evidenza supererebbero sicuramente il nuovo livello massimo abbassato. Inoltre, da settembre 2024 è stata effettuata una nuova valutazione tossicologica del principio attivo acetamiprid, con la quale l’ARfD (dose giornaliera tollerabile per l’assunzione della sostanza, ndr) precedentemente valido di 0,025 mg/kg di peso corporeo al giorno è stato ridotto a 0,005“.

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Il pesticida killer della api premiato da noi…

L’acetamiprid, è un principio attivo della famiglia dei neonicotinoidi, i pesticidi killer delle api stesse. Questa sostanza è ammessa infatti dalla certificazione volontaria “Sqnpi – Qualità sostenibile” voluta e gestita dal ministero delle Politiche agricole per valorizzare chi sceglie l’agricoltura a lotta integrata. Ironia della sorte, nel logo della certificazione c’è proprio un’apetta ronzante che rischia nella realtà di essere uccisa proprio dall’acetamiprid.

Se l’Itlaia “premia” questa sostanza, non sono pochi i paesi europei che hanno messo al bando questo insetticida. Se la Germania infatti ne sta limitando l’utilizzo e nella Ue scatteranno limiti di legge alla concentrazione nell’uva molto più severi degli attuali, la Francia a settembre 2018 ha deciso di vietare l’utilizzo dell’acetamiprid. Anche alcuni comuni italiani – il primo è stato nel 2019 Maruggio in provincia di Taranto – hanno emesso ordinanze per mettere al bando sul proprio territorio l’utilizzo dell’acetamiprid proprio per salvaguardare i laboriosi insetti. E l’Italia cosa aspetta? Quanto meno sarebbe opportuno bandire l’acetamiprid della certificazione premiale italiana.