“Dopo 30 anni chiudiamo l’attività”… Le nuove truffe corrono sui social

CHIUSURA ATTIVITA'

“Dopo tanti anni di attività, con il cuore infranto vi annunciamo che stiamo chiudendo la boutique”… Iniziano così decine e decine di post sponsorizzati su facebook che offrono storie strappalacrime e liquidazioni da non perdere. Se non che…

Da qualche settimana, scorrendo i post di facebook siamo stati colti da un senso di sconforto: decine e decine di imprenditori che pubblicamente ammettono di non farcela, i loro negozi chiudono e loro, dopo decenni di “onorata attività” sentono il bisogno di dire addio ai clienti.

Si tratta di negozi di abbigliamento, scarpe e pelletteria sparsi in tutta Italia. La crisi non risparmia Roma, Firenze, Venezia, Napoli.

Ognuno di questi annunci – ne abbiamo riprodotti solo alcuni, ma i social sono pieni di post simili se non uguali – racconta storie di impegno, qualche successo e diverse sconfitte che hanno portato alla chiusura dell’attività, e invitano i clienti ad approfittare dell’occasione per acquistare gli ultimi capi prima della definitiva chiusura delle saracinesche.

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Alcuni esempi di post che annunciano chiusure e liquidazioni da non perdere

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Prima di cedere al pessimismo e scrivere di una nuova crisi del settore, però, ci siamo incuriositi e abbiamo cercato i prodotti che questi “artigiani” vendono e lo abbiamo fatto con la ricerca dei prodotti sul web, tanto fossero calzature “rigorosamente fatte su misura” che capi originali e di alta moda. Le abbiamo trovate sui principali portali di vendita, non certo esclusivi come Amazon o Alibaba: non solo c’erano, identici, ma costavano di più di quelli offerti da questi negozi. Dunque offerte vere, per quanto non propriamente originali e uniche?

 

Abbiamo continuato a indagare e abbiamo cercato qualche numero di telefono delle tante attività che sembrano fare questi toccanti (e invitanti) annunci: nei siti neppure un telefono, non solo da nessuna parte compare una partita Iva o un codice fiscale, elementi che sono obbligatori per legge sui siti di ecommerce.

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Altri esempi di post che annunciano chiusure e liquidazioni da non perdere

A questo punto il dubbio che tutto, dalla storia strappalacrime raccontata all’offerta di prodotti scontati, sia un grande inganno è diventato pià che fondato. E assieme a questo il sospetto che si tratti di un modo per truffare i consumatori, spingendoli ad acquistare prodotti che non arriveranno mai. Specie perché i prezzi sono sempre abbastanza bassi, cifre di fronte alle quali molti consumatori agiscono d’impulso e senza andare a fare troppe verifiche. Magari attratti dall’affare o sedotti dal racconto – lo confessiamo, scritto molto bene, assai lontano da quelle truffe in italiano incerto di qualche anno fa – che, siamo pronti a scommettere, è stato creato con un uso raffinato dell’intelligenza artificiale.

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PS Molti di questi annunci hanno commenti e in tutti i casi si tratta di commenti che i pazienti operatori del web o i loro sistemi oscurano con impressionante rapidità, anche se appaiono conteggiati nel post. E anche in casi come questi è più che lecito pensare che si tratti di un campanello di allarme e valga la pena diffidare.

 

PPS Tutti gli annunci di questo tipo che abbiamo trovato sono sponsorizzati, ossia la società che li inserisce paga perché appaiano a un pubblico selezionato. Se qualcuno si è chiesto fino a questo punto dell’articolo perché Facebook non li abbia ancora rimossi, beh, la risposta adesso è evidente. Il fact checking che Zuckerberg ora vuole abbandonre, evidentemente, non è mai esistito per chi investe sulla sua piattaforma.