Il Babbo Natale di cioccolata diventerà un lusso?

babbo natale di cioccolato

Il prezzo del cacao ha superato i 12mila dollari a tonnellata (fino a un anno fa eravamo sotto i 4mila). Le scorte sono ai minimi e i prodotti a base di cioccolata tipici di queste feste, come i pupazzi a forma di babbo Natale, potrebbero diventare un prodotto di lusso. Non certo, però, per chi coltiva questa bacca, costretto a venderla per una miseria

Già dal prossimo anno i pupazzi di cioccolata a forma di babbo Natale potrebbero diventare quasi un prodotto di lusso. Tutta colpa degli aumenti vertiginosi subiti dal cacao durante l’ultimo anno. Per tanto tempo i prezzi si sono mantenuti intorno ai 2.500-3.000 dollari per tonnellata, ma già il 2023 si era chiuso toccando il picco dei 4.000 dollari. Niente in confronto ai 10mila superati quest’anno nel periodo di Pasqua. Ma oggi siamo oltre i 12mila dollari a tonnellata e, se le uova di Pasqua si sono salvate, le prossime festività sembrano sempre più a rischio rispetto ai prodotti tipici a base di cioccolato. A pesare è soprattutto l’incertezza della produzione che mette un’ipoteca sui prezzi. Le scorte di fave di cacao utilizzate da commercianti e produttori sono scese ai minimi storici: siamo attorno al 27% del consumo, mentre in passato rappresentavano fino al 40-50% del consumo annuo. Ulteriori problemi di produzione potrebbero significare che nei prossimi 2-3 anni il cacao potrebbe diventare una merce rara.

Calo della produzione dovuto a crisi climatica

In tutto il 2024 si è registrato il più grande deficit della storia a causa di un forte calo della produzione nei paesi dell’Africa occidentale. In Ghana, la produzione è diminuita di quasi il 50%, mentre in Costa d’Avorio il calo ha raggiunto il 30% (e i due paesi rappresentano il 70% della produzione mondiale di cacao). La grande disparità tra domanda e produzione ha portato a un forte aumento dei prezzi delle materie prime, che si è calmato soltanto temporaneamente durante i mesi estivi.
Anche perché nei due paesi menzionati ci sono state siccità, forti piogge, con conseguente evacuazione di molte fattorie, malattie che hanno attaccato le coltivazioni di cacao. Come ci hanno spiegato già a marzo scorso da Fairtrade, il marchio etico per la sostenibilità e i diritti umani, “prezzi così elevati potrebbero sembrare un grande vantaggio per gli agricoltori, in realtà, le cause sottostanti agli aumenti sono preoccupanti per le comunità agricole. L’aumento drastico è il risultato di una diminuzione dell’offerta, causata dalla perdita di colture a causa di malattie, cambiamenti climatici e probabilmente dall’aumento dei costi di produzione e di vita per gli agricoltori a causa di un’inflazione debilitante. Dall’altro lato è aumentata molto la domanda di cacao a livello globale, visto che ultimamente è stato scoperto anche dai Paesi asiatici, che prima non lo utilizzavano. C’è da dire, però, che in Ghana e Costa d’Avorio, il prezzo della materia prima è imposto dal governo e non è legato direttamente al prezzo che si decide in borsa. Ai contadini arriva un prezzo ancora più basso, sempre stabilito dal governo. Le attuali quotazioni in borsa seguono, di fatto, delle dinamiche speculative che probabilmente si rifletteranno sui prezzi dei prodotti”.

Inoltre come ci ha spiegato la giornalista Sabrina Giannini che, che sul tema ha realizzato un servizio per la sua trasmissione “Indovina chi viene a cena”, “la produzione di cacao in Costa d’Avorio è praticamente in mano a multinazionali come Cargill che compra il cacao dai contadini ivoriani pagandoli 150 euro per 6 mesi di lavoro (praticamente un euro al giorno) e lo distribuisce in tutto il mondo. Questo, oltre a sfruttare i produttori locali, produce anche una devastazione ambientale impressionante visto che nelle piantagioni vengono usati insetticidi pericolosi, prodotti da Bayer, che in Europa sono vietati dal 2019. Un altro paradosso è che i bambini nati nel Paese, che è il principale produttore di cacao, non hanno mai assaggiato il cioccolato”.

CIOCCOLATA

I babbi Natale di cioccolato diventeranno più cari?

Intanto le scorte di fave di cacao si stanno esaurendo e i produttori si trovano di fronte alla decisione se aspettare ulteriormente, sperando che i prezzi scendano, o comprare adesso a prezzi record. L’ingresso di altri investitori sul mercato potrebbe significare che non ci fermeremo alla soglia dei 12.000 euro.
Di conseguenza saliranno anche i prezzi dei prodotti finali a base di cioccolato. E tornando ai pupazzi a forma di babbo Natale, già si registra un calo di produzione in Germania, che è uno dei maggiori produttori: nel 2022 sono stati prodotti quasi 170 milioni di unità, lo scorso anno si sono fermati a 167 milioni, mentre quest’anno si stima che saranno messi sul mercato 164 milioni di babbi Natale. Il mercato si sta lentamente riducendo, ma la preoccupazione maggiore, oltre all’aumento dei prezzi è l’abbassamento della qualità dei prodotti. Il cacao, ad esempio, potrebbe essere sostituito con altri semi oppure la sua quantità potrebbe essere ridotta a favore di zucchero e latte in polvere. Per non parlare poi dell’odiosa pratica, abbastanza comune tra i produttori, della “shrinkflation” per cui il prezzo del prodotto non cambia, ma il suo peso viene ridotto o vengono utilizzati meno materie prime. Speriamo di non dover fare i conti con pupazzi di Babbo Natale più magri nei prossimi anni.

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