Report ha fatto analizzare in laboratorio il nuovo respiratore Philips che, al posto del filtro in poliuretano, ha quello in silicone. Il test ha rilevato 37 sostanze tossiche, tre delle quali bioaccumulative, come il benzene e lo stirene. Questi dispositivi, vietati negli Usa, sono attualmente usati in Europa
Non è bastato lo scandalo dei respiratori Philips che sono stati oggetto del più grande richiamo della storia di dispositivi medici. Tra ventilatori, Cpap e BiPap sono 15 milioni gli apparecchi richiamati in tutto il mondo dal 2021, dopo che è stato reso pubblico l’elevato rischio alla salute legato all’utilizzo di questi dispositivi che rilasciavano diverse sostanze dannose, per via di un difetto di progettazione.
Lo scandalo, per il quale è stata lanciata la prima class action europea a livello sanitario, potrebbe essere già un lontano ricordo per Philips che, nel frattempo, ha messo in commercio nuovi respiratori con filtro in silicone, al posto di quello in poliuretano responsabili del rilascio delle sostanze tossiche.
Negli Stati Uniti questi dispositivi sono stati vietati dalla Fda, che durante un’ispezione negli stabilimenti dell’azienda ha raccolto alcune informazioni concludendo che la nuova schiuma a base di silicone non aveva superato un test di sicurezza per il rilascio di sostanze chimiche dannose, tra cui la formaldeide. La Fda ha chiesto a Philips di effettuare nuovi test ma i risultati ancora non sono stati resi pubblici e nel frattempo milioni di pazienti stanno utilizzando questi dispositivi.
Come ha raccontato la trasmissione televisiva Report, nella puntata del 15 dicembre scorso, la vendita di questi respiratori è stata vietata negli Stati Uniti, ma poiché l’esportazione è libera, in Europa sono attualmente in uso. Per verificarne la sicurezza, i giornalisti di Report hanno effettuato delle analisi presso il Centro polimeri di Reggio Emilia su due respiratori, prodotti rispettivamente negli Usa e in Thailandia. Purtroppo, dai test è emerso un rilascio di ben 37 sostanze tossiche, tre delle quali bioaccumulative, come lo stirene e il benzene. Come hanno spiegato dal laboratorio, le analisi hanno rilevato una continua cessione di queste sostanze, probabilmente a causa dei materiali di scarsa qualità che sono stati utilizzati per produrre questi respiratori.
Report ha contattato sia Philips che il nostro ministero della Salute. L’azienda ha risposto che i dispositivi sono stati testati da diversi laboratori indipendenti e non hanno sollevato alcun problema di sicurezza per i pazienti, mentre il ministero ha sollecitato medici e clinici sul territorio a monitorare costantemente lo stato di salute dei pazienti e invita a notificare eventuali problemi riscontrati a seguito dell’utilizzo di questi dispositivi.
Intanto noi ci chiediamo: non sarebbe meglio, soprattutto alla luce del precedente scandalo, verificare meglio la sicurezza di questi dispositivi medici e, nel dubbio, interromperne l’utilizzo?