Carragenina, l’additivo con troppi sospetti che troviamo in molti alimenti

CARRAGENINA

Un nuovo studio lega il consumo dell’additivo carragenina (E407) ai danni alla barriere intestinale e al diabete di tipo 2. E non è la prima ricerca a destare allarme. Eppure l’E407 figura tra gli ingredienti di molti alimenti industriali. Ecco dove lo abbiamo trovato

Un nuovo studio pubblicato il 26 novembre 2024 su BMC Medicine rilancia un allarme sui potenziali effetti negativi della carragenina, un additivo alimentare comunemente utilizzato negli alimenti ultra-processati. La ricerca, condotta dal German Diabetes Center (DDZ), suggerisce che la carragenina potrebbe danneggiare la barriera intestinale, promuovere l’infiammazione e aumentare il rischio di diabete di tipo 2 e altre malattie croniche, in particolare in persone con un indice di massa corporea (BMI) elevato.

Una sostanza ampiamente utilizzata

La carragenina, nota anche come E407, è un additivo derivato dalle alghe rosse, approvato in Europa. Viene utilizzata per migliorare la consistenza, stabilizzare e prolungare la durata di alimenti come latticini, bevande vegetali, dessert e altri prodotti ultra-processati. In alcuni casi, funge anche da sostituto del grasso in prodotti a basso contenuto calorico.

Che sia facile da trovare anche negli alimenti più impensati lo aveva dimostrato il Salvagente con un rapido giro tra gli scaffali che avevamo realizzato nell’aprile 2024. Ecco cosa avevamo trovato.

Un giro, seppur veloce, tra i banchi dei supermercato fatto dal Salvagente nell’aprile 2024 aveva dimostrato quanto è facile fare un pieno di carragenina durante la giornata. Gli esempi citati, ovviamente, non vogliono esserre esaustivi dei prodotti alimentari con questo additivo.

Nonostante il suo utilizzo diffuso, la carragenina è sempre più oggetto di studi che mettono in dubbio la sua sicurezza. Il precedente, realizzato a febbraio 2024 su 92mila adulti da un team di ricercatori dell’Università La Sorbonne, a Parigi, aveva sollevato interrogativi sull’uso diffuso di emulsionanti alimentari e il loro possibile contributo al rischio di cancro. Pubblicato sulla rinomata rivista scientifica PLOS Medicine, questo studio ha esaminato i dati di una vasta coorte di adulti francesi per comprendere meglio il legame tra l’assunzione di emulsionanti alimentari e il rischio di sviluppare il cancro.

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Gli autori dello studio pubblicato su BMC Medicine però si sono spinti oltre: “I nostri risultati suggeriscono che già un consumo moderato e a breve termine di carragenina può avere effetti negativi sulla salute intestinale e metabolica,” ha affermato il dottor Robert Wagner, autore principale dello studio.

Lo studio: breve esposizione, grandi effetti

La ricerca ha coinvolto 20 uomini giovani e sani, senza problemi di obesità o malattie croniche. I partecipanti sono stati suddivisi in due gruppi: uno ha ricevuto una dose moderata di carragenina (equivalente a due o tre volte la dose giornaliera media consumata negli Stati Uniti), l’altro un placebo. Entrambi i gruppi hanno seguito le loro diete abituali per un periodo di due settimane.

I risultati hanno mostrato che nei partecipanti con BMI più alto, l’assunzione di carragenina ha portato a:

  • indebolimento della mucosa intestinale, riducendo la barriera protettiva contro tossine e batteri;
  • aumento dell’infiammazione nell’intestino e nel sangue;
  • riduzione dell’efficacia dell’insulina, l’ormone che regola i livelli di glucosio nel sangue.

L’indebolimento della barriera intestinale, noto come “leaky gut” (permeabilità intestinale), è un fenomeno preoccupante associato a malattie croniche come il morbo di Crohn, la colite ulcerosa e altre patologie infiammatorie.

Un rischio per la salute metabolica

Gli effetti metabolici osservati sono particolarmente rilevanti. La resistenza all’insulina, un problema comune nei partecipanti con BMI elevato, è stata accentuata dall’assunzione di carragenina. Questo stato prediabetico, se non trattato, può evolvere in diabete di tipo 2, aumentando anche il rischio di malattie cardiovascolari.

L’infiammazione indotta dalla carragenina non si limita al sistema digestivo. I ricercatori hanno rilevato marcatori di infiammazione nell’ipotalamo, una regione del cervello che regola il metabolismo degli zuccheri e l’appetito. Questo potrebbe spiegare il legame tra alimentazione ricca di additivi e obesità.

Prove crescenti contro gli additivi alimentari

La carragenina non è l’unico additivo alimentare sotto accusa. Studi precedenti hanno evidenziato correlazioni tra il consumo di additivi comuni negli alimenti ultra-processati e malattie come diabete, obesità, malattie cardiovascolari e persino alcuni tipi di cancro.

“La nostra indagine si aggiunge a un corpus crescente di prove che dimostrano come alcuni additivi alimentari possano compromettere la salute a lungo termine,” ha sottolineato Wagner. Ricerche parallele hanno mostrato che la rimozione della carragenina può migliorare la tolleranza al glucosio e la sensibilità all’insulina, un segnale positivo per chi vuole adottare un’alimentazione più sana.

Limiti dello studio e prospettive future

Sebbene i risultati siano significativi, i ricercatori sottolineano alcuni limiti dello studio. La breve durata (due settimane) e il coinvolgimento di soli uomini giovani e sani potrebbero non rappresentare tutti i gruppi demografici. Gli effetti della carragenina potrebbero essere più pronunciati in persone con obesità, una dieta ricca di grassi o livelli di zucchero nel sangue già alterati.

Nonostante ciò, Wagner avverte: “I nostri risultati giustificano cautela nell’uso di alimenti contenenti carragenina, in particolare per individui predisposti a sviluppare il diabete di tipo 2.”

Come ridurre il rischio

Per i consumatori preoccupati, scegliere alimenti minimamente processati e leggere attentamente le etichette è fondamentale. L’eliminazione di alimenti contenenti carragenina potrebbe essere un passo preventivo verso una salute migliore.

“Il nostro studio supporta l’importanza di limitare l’assunzione di carragenina,” conclude Wagner, aggiungendo che ulteriori ricerche sono necessarie per comprendere appieno i rischi a lungo termine.