Meglio il salmone selvaggio: questi i risultati di un test su 15 confezioni di salmone affumicato in Svizzera che hanno misurato la qualità delle fette convenzionali, bio e selvagge
Il consumo di salmone affumicato in fette è sempre più diffuso, ma la scelta tra salmone selvaggio e quello allevato può essere complicata. Un test condotto dalla rivista svizzera Saldo su 15 confezioni di salmone ha rivelato che la scelta più sicura e salutare ricade sul salmone selvaggio proveniente dall’Alaska.
Salmone eccellente a prezzi accessibili
Tra i migliori prodotti testati, due confezioni di salmone selvaggio dell’Alaska, acquistate da Globus e Denner, hanno ottenuto il punteggio più alto. Entrambi i prodotti si sono distinti per la freschezza alla data di scadenza e per l’elevato contenuto di acidi grassi sani. Tuttavia, il salmone di Denner conteneva una quantità di pesce inferiore a quanto dichiarato sulla confezione, provocando una leggera penalizzazione del punteggio.
Il salmone di Globus, privo di difetti, si è rivelato il più costoso, con un prezzo di 19,33 CHF (circa 21 euro) per 100 grammi.
Differenze nutrizionali tra salmone selvaggio e allevato
In natura, i salmoni percorrono migliaia di chilometri e si nutrono di larve di insetti, piccoli pesci e crostacei, una dieta che favorisce un equilibrio ottimale tra Omega-3 e Omega-6, fondamentale per la salute. Al contrario, il salmone allevato viene nutrito con proteine vegetali e oli, portando a un aumento degli Omega-6 a scapito degli Omega-3.
Il test ha evidenziato un rapporto sfavorevole di acidi grassi nei salmoni allevati provenienti da Aldi, Coop (quella svizzera, che nulla ha a che fare con la catena italiana) e Migros, che contenevano più Omega-6 che Omega-3. Questo squilibrio, sebbene non dannoso per la salute, riduce la qualità del pesce.
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Uno studio inglese del 2023 ha confermato risultati simili, rilevando che il salmone allevato norvegese contiene meno Omega-3 e nutrienti come calcio, iodio e vitamina B12 rispetto al salmone selvaggio.
Problemi di igiene in alcuni prodotti
La qualità igienica dei salmoni confezionati è migliorata rispetto a test precedenti, spiegano i colleghi elvetici, ma persistono problemi. Su 15 prodotti, 11 sono risultati igienicamente adeguati alla data di scadenza. Il salmone di Lidl, uno dei più economici (2,48 CHF, circa 3 euro per 100 grammi), è stato tra questi.
Al contrario, il salmone “Almare Seafood” di Aldi presentava un’alta concentrazione di batteri, con oltre tre milioni di microrganismi per grammo e 6.800 unità di stafilococchi. Questo livello di contaminazione rende il pesce non fresco e potenzialmente pericoloso per la salute, con rischi di intossicazioni alimentari. Aldi ha dichiarato di voler migliorare la qualità igienica dei propri prodotti.
Anche alcune confezioni di Coop e Migros hanno evidenziato alti livelli di batteri, portando Coop a promettere verifiche con i propri fornitori.
Quantità di prodotto inferiore al dichiarato
Solo due prodotti, tra cui il salmone di Globus e quello “Almare Seafood” di Aldi, contenevano una quantità di pesce pari o superiore a quanto dichiarato. In sei confezioni, invece, la quantità media di salmone risultava inferiore al netto dichiarato, con una riduzione che andava oltre il margine di tolleranza legale.
Problemi anche per i salmoni bio
Neppure il salmone biologico offre garanzie superiori. Un’indagine britannica ha rilevato che un quarto dei salmoni biologici muore prematuramente negli allevamenti. Inoltre, l’impatto ambientale delle gabbie marine è significativo: la dispersione di agenti inquinanti e salmoni degenerati può danneggiare gli ecosistemi marini e le popolazioni di pesci selvatici.