Torna l’arsenico nell’acqua, divieto potabilità a Viterbo

acqua pfas

Il comune di Viterbo ha diramato (in ritardo) un’ordinanza di non potabilità dell’acqua per le zone alimentate dall’acquedotto del monte Jugo

A Viterbo dal 30 agosto non si può bere l’acqua del rubinetto perché contiene un livello troppo elevato di arsenico. Giorni fa il comune di Viterbo ha diramato l’ordinanza di non potabilità dell’acqua per le zone alimentate dall’acquedotto del monte Jugo. L’atto è stato emesso dopo il risultato dei test effettuati dall’Arpa su un campione prelevato nella fontana pubblica di piazza Re Gustavo. Le analisi hanno evidenziato la presenza di arsenico oltre il limite consentito dalla legge. Nell’ordinanza, datata 30 agosto, viene specificato che “l’utilizzo dell’acqua deve essere limitato ad usi in impianti tecnologici e per igiene domestica” e si invita il gestore del servizio idrico Talete a risolvere il problema nel più breve tempo possibile.

Le zone del comune di Viterbo in cui l’acqua non è potabile sono:

  • Poggino, Riello, Tuscanese, Bagni, Pilastro, Strada Freddano, strada Teverina, strada Santissimo Salvatore, zona artigiana strada Teverina, strada Pozzo Ranieri
  • Centro storico: Pianoscarano, Paradosso, via Valle Cupa, via San Pellegrino, via Cardinal La Fontaine, via Chigi, via Orologio Vecchio, via Mazzini, viale Raniero Capocci, via della Caserma
  • I quartieri interi: Pilastro, Ellera e Villanova

Sui giornali locali è montata una polemica contro la sindaca di Viterbo, Chiara Frontini, accusata di non aver ritenuto opportuno informare i cittadini anche tramite i suoi canali social, oltre che per via ufficiale, per avere un effetto più immediato nella comunicazione con la popolazione. Inoltre, nella ricostruzione dei fatti, si sottolinea il ritardo anche nella comunicazione ufficiale. Sembra, infatti, che già il 26 agosto la Asl abbia inviato al comune una nota in cui segnalava i valori dell’arsenico oltre i limiti. La nota è stata protocollata dal comune il giorno dopo, mentre l’ordinanza di non potabilità dell’acqua è arrivata il 30 agosto, ed è stata pubblicata soltanto il 5 settembre, quando probabilmente un’ampia parte della popolazione ne aveva fatto uso, inconsapevole dei rischi. In una successiva comunicazione ufficiale, pubblicata il 6 settembre sul sito del comune, si precisa che nei giorni successivi alla firma dell’ordinanza è pervenuta all’amministrazione la notifica di nuove analisi che certificavano il rientro nella norma dei valori di potabilità già dal giorno 30 agosto stesso. Il comune fa sapere che è in corso di pubblicazione la revoca dell’ordinanza di non potabilità dell’acqua.

Un problema “storico”

Il contenuto di arsenico nella zona di Viterbo c’è da molti anni e il problema si era fatto urgente dalla fine del 2003 quando entrò in vigore il decreto legislativo n. 31 del 2001, che ha recepito una direttiva e ha ridotto i parametri da 50 microgrammi per litro a 10. Da quel momento le Regioni dovettero fare ricorso a una serie di deroghe, che il ministero della Salute, di concerto con quello dell’Ambiente, solitamente concesse. Solo nel Lazio, nel 2009, erano 92 i comuni “non a norma”, distribuiti tra Viterbo (62, una provincia infestata), Roma e Latina. E nonostante ciò nel marzo 2010, un decreto del ministero della Salute concedeva deroghe sulla tolleranza per vanadio, clorito e trialometani, altre sostanze nocive, compreso ovviamente l’arsenico. E mentre si attendevano gli interventi del “piano di rientro”, i Comuni dell’hinterland e la Asl inviavano messaggi chiari alla cittadinanza: niente dentifrici al fluoro per bambini, niente integratori e alimenti con elevato contenuto di fluoro e, soprattutto, niente acqua del rubinetto fino ai 14 anni. Addirittura, sempre nel 2010,  “In base alle prescrizioni di Regione e ministero”, spiegava Fernando Maurizi, l’allora segretario dell’Ordine nazionale dei chimici e a capo di una società di consulenza nel settore ambientale e alimentare, “queste aziende non possono commercializzare fuori dal territorio alimenti prodotti con l’acqua ‘potabile’ della zona”. Le imprese avevano dovuto di corsa dotarsi di un impianto proprio di potabilizzazione, ma questo, certo, non tranquillizza chi quell’acqua la beve tutti i giorni.

La situazione con difficoltà era rientrata nei limiti di sicurezza tranne oggi tornare drammaticamente attuale.

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