Uno studio ancora in fase di pubblicazione ma anticipato dal the Guardian e New Lede, mette in luce la presenza preoccupante di microplastiche nel cervello umano e il loro rapido aumento in pochi anni.
Un’inchiesta pubblicata dal Guardian in co-pubblicazione con New Lede, il giornale dall’associazione ambientalista Environmental Working Group, ha rivelato come uno studio, un documento in pre-print ancora in fase di revisione tra pari, pubblicato online dal National Institutes of Health, abbia trovato un accumulo particolarmente preoccupante di microplastiche nei campioni di cervello.
Matthew Campen, dell’Università del New Mexico, ha dichiarato: “C’è molto più plastica nei nostri cervelli di quanto avrei mai immaginato o di quanto mi senta a mio agio”.
Microplastiche ovunque
I pericoli per la salute delle microplastiche all’interno del corpo umano non sono ancora ben noti. Studi recenti stanno solo iniziando a suggerire che potrebbero aumentare il rischio di varie condizioni, come lo stress ossidativo, che può portare a danni cellulari e infiammazioni, oltre che a malattie cardiovascolari. In compenso un crescente corpo di evidenze scientifiche sta dimostrando come le microplastiche si stiano accumulando in organi umani critici. Questa scoperta sta portando i ricercatori a chiedere azioni urgenti per frenare l’inquinamento da plastica.
Gli studi hanno rilevato frammenti minuscoli di plastica nei polmoni umani, nelle placente, negli organi riproduttivi, nel fegato, nei reni, nelle articolazioni di ginocchia e gomiti, nei vasi sanguigni e nel midollo osseo.
Alla luce di questi risultati, “è ora imperativo dichiarare un’emergenza globale” per affrontare l’inquinamento da plastica, ha affermato Sedat Gündoğdu, che studia le microplastiche presso la Cukurova University in Turchia.
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Cosa sono e che pericolo comportano
Gli esseri umani sono esposti alle microplastiche – definite come frammenti di diametro inferiore a 5 mm – e alle sostanze chimiche utilizzate per produrre plastica a causa dell’inquinamento diffuso della plastica nell’aria, nell’acqua e persino nel cibo.
Gli studi sugli animali hanno anche collegato le microplastiche a problemi di fertilità, vari tipi di cancro, un sistema endocrino e immunitario alterato e difficoltà di apprendimento e memoria.
Secondo Bethanie Carney Almroth, ecotossicologa dell’Università di Göteborg in Svezia, trovare microplastiche in un numero sempre maggiore di organi umani “solleva molte preoccupazioni”, dati gli effetti sulla salute negli animali, gli studi sulle cellule umane in laboratorio e i primi studi epidemiologici emergenti. “È spaventoso, direi” ha dichiarato al Guardian.
Il nuovo studio
Nello studio pubblicato dal National Institutes of Health, i ricercatori hanno trovato un accumulo particolarmente preoccupante di microplastiche nei campioni di cervello.
Un esame di fegati, reni e cervelli di corpi sottoposti ad autopsia ha rivelato che tutti contenevano microplastiche, ma i 91 campioni di cervello ne contenevano in media da 10 a 20 volte più degli altri organi. I risultati sono stati uno shock, secondo il principale autore dello studio, Matthew Campen.
I ricercatori hanno scoperto che 24 dei campioni di cervello, raccolti all’inizio del 2024, contenevano in media circa lo 0,5% di plastica in peso.
Lo studio descrive il cervello come “uno dei tessuti più inquinati dalla plastica mai campionati”. I ricercatori hanno anche esaminato 12 campioni di cervello di persone decedute con demenza, inclusa la malattia di Alzheimer. Questi cervelli contenevano fino a 10 volte più plastica in peso rispetto ai campioni sani.
“Non so quanto più plastica il nostro cervello possa accumulare senza che ciò causi qualche problema”, ha detto Campen.
Nel cervello stanno aumentando
Il documento ha anche rilevato che la quantità di microplastiche nei campioni di cervello del 2024 era circa il 50% più alta rispetto ai campioni datati al 2016, suggerendo che la concentrazione di microplastiche trovate nei cervelli umani è in aumento a un ritmo simile a quello riscontrato nell’ambiente.
Numerosi altri studi hanno trovato microplastiche nei cervelli di altre specie animali, quindi non è del tutto sorprendente che lo stesso possa essere vero per gli esseri umani, ha affermato Almroth.
Quando si tratta di queste particelle insidiose, la barriera emato-encefalica non è così protettiva come ci piacerebbe pensare, ha affermato Almroth, riferendosi alla serie di membrane che impediscono a molte sostanze chimiche e patogeni di raggiungere il sistema nervoso centrale.
La presenza negli alimenti (specie se ultraprocessati)
Una ricerca condotta da Madeleine H. Milne e colleghi, pubblicata su Environmental Pollution, ha esaminato la presenza di microplastiche in 16 prodotti proteici comunemente consumati negli Stati Uniti, tra cui prodotti a base di pesce, carne terrestre e proteine vegetali. Lo studio si proponeva di quantificare la contaminazione da microplastiche in questi alimenti e di stimare l’esposizione annuale degli adulti statunitensi a queste particelle. I risultati mettono in guardia i consumatori dal consumare prodotti altamente processati, come i gamberetti impanati e i nugget vegetali, risultati significativamente con più microplastiche rispetto ai prodotti minimamente processati