La procura di Cosenza ha disposto il sequestro di una trentina di autovelox illegali, denominati T-exspeed v.2.0, presenti sulle strade di diverse città italiane, che risultano autorizzati ma non omologati
Lunedì scorso la procura di Cosenza ha disposto il sequestro di una trentina di autovelox illegali, denominati T-exspeed v.2.0, presenti sulle strade di diverse città italiane, da Venezia a Cerignola, passando per comuni più piccoli come Pomarico, in provincia di Matera, e Pianezza in provincia di Torino.
Secondo la polizia stradale di Cosenza, che ha portato avanti le indagini, il modello dei dispositivi sequestrati non risulta omologato, ma soltanto autorizzato dal ministero dei Trasporti. Gli amministratori delle aziende che forniscono questo modello di autovelox ai comuni sono accusati di “frode nella pubblica fornitura” per “la mancata omologazione del rilevatore e l’assenza del prototipo” elementi indispensabili per accertare la legittimità delle violazioni rilevate.
Non è la prima volta che succede che un modello di autovelox venga considerato illegale, perché non è mai stata risolta la confusione su chi debba effettuare la procedura di omologazione tra il ministero dello Sviluppo economico (oggi ministero del Made in Italy) e quello dei Trasporti.
Esattamente un anno fa, sempre la procura di Cosenza aveva disposto il sequestro dello stesso modello di autovelox, con le stesse motivazioni, finché a settembre il tribunale del Riesame non ne ha ordinato il dissequestro, motivando la decisione con una circolare del ministero dei Trasporti del 2020 in cui si spiegava che le procedure di approvazione e di omologazione dei dispositivi di rilevamento automatico erano equivalenti e che, di conseguenza, gli autovelox approvati ma non omologati potessero essere utilizzati per accertare violazioni di velocità.
Cosa è cambiato rispetto a un anno fa? Ad aprile la Cassazione ha accolto il ricorso di un cittadino contro il comune di Treviso per una multa per eccesso di velocità rilevata da un autovelox approvato ma non omologato.
Nel decreto autovelox, approvato a maggio, il ministero dei Trasporti avrebbe potuto risolvere definitivamente la questione, ma non lo ha fatto rimandando al rispetto delle prescrizioni “contenute nei decreti di approvazione o di omologazione dei medesimi dispositivi”, senza fare distinzione tra omologazione e approvazione.
In questo momento quindi c’è da un lato la Cassazione che ritiene che le due procedure siano diverse e dall’altro il ministero, secondo cui i due procedimenti sono la stessa cosa. E questo, evidentemente, apre la strada a possibili migliaia di ricorsi in tutta Italia.
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