Il comando provinciale di Latina della Gdf durante i controlli di contrasto al lavoro nero ha scoperto e sequestrato oltre 600 litri di pesticidi illegali in Europa usati però nelle coltivazioni di pomodori e zucchine
Pesticidi illegali utilizzati nelle campagne di Fondi per diserbare e stimolare la crescita di ortaggi, pomodori e zucchine in primis. È questo l’aspetto più sorprendente emerso dai controlli avviati dal comando provinciale di Latina della Guardia di Finanza per il “contrasto dello sfruttamento nel settore agricolo e finalizzate alla tutela dei lavoratori e dei diritti delle fasce più deboli della società, a volte esposti a gravi rischi per la salute”.
Due settimane fa i finanzieri avevano scoperto “diverse irregolarità in numerose posizioni lavorative” all’interno di 8 aziende agricole tra Sabaudia e Terracina, mentre nei giorni precendenti la compagnia di Fondi della Gdf ha Compagnia di Fondi ha scoperto “ulteriori illeciti nei confronti di 2 aziende operanti nel settore ortofrutticolo della piana di Fondi”.
In particolare, si legge in una nota delle Fiamme gialle “da un controllo svolto presso una cooperativa agricola gestita da imprenditori locali, sono stati individuati 3 lavoratori completamente in nero, mentre all’interno di un’azienda di ortaggi, gestita da cittadini indiani, sono stati rinvenuti dei fitofarmaci illeciti, indebitamente detenuti, alcuni dei quali particolarmente pericolosi, per i quali era stata revocata l’autorizzazione dal ministero della Salute a causa delle loro proprietà altamente nocive”.
Stimolatori della crescita e pesticidi vietati
I finanzieri di Fondi hanno rinvenuto e sequestrato oltre 600 litri di
fitofarmaci illegali non autorizzati dal servizio Sian dell’Asl, stoccati in luoghi non idonei. I finanzieri hanno rinvenuto circa una cinquantina di prodotti non autorizzati che, venivano miscelati tra loro, per poi essere usati nelle colture orticole dell’azienda agricole. Alcuni di questi negli anni passati sono stati autorizzati in deroga ma solo per alcune colture e in determinati periodi. Tra questi sono stati sequestrati fitofarmaci a base di tebufenpyrad, un’acaricida bandito dalla Ue, il flonicamid, un insetticida accusato di causare la moria delle api, o il cymoxanil, usato in passato per contrastare la peronospora.
Una pratica quella dell’impiego di pesticidi vietati che sembra diffusa e radicata nelle campagne dell’agro-pontino come testimonia la nostra inchiesta del dicembre 2019.
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Al momento dell’arrivo dei finanzieri “il titolare dell’azienda agricola, sprovvisto delle autorizzazioni necessarie all’acquisto, alla detenzione e all’uso dei fitofarmaci, nonché privo dell’obbligatorio registro di trattamenti per le colture in essere e quelle degli anni precedenti, veniva colto in flagranza nella preparazione di una miscela di circa di 20 mila litri (tra acqua e vari fitofarmaci) verosimilmente da utilizzare sulle colture prima della loro raccolta e confezionamento”. Il prodotto preparato, come accertato anche dall’intervento dei tecnici dell’Asl di Fondi, oltre ad eliminare le erbe infestanti, avrebbe inciso sui processi fisiologici dei vegetali aumentando la nutrizione prima della raccolta, così da conferire all’ortaggio maggior volume/peso e lucentezza renderlo in tal modo più appetibile sul mercato.
Parliamo dei cosiddetti stimolatori della crescita che consentono di alterare l’aspetto commerciale e l’appeal nei confronti del consumatore finale. “L’utilizzo della miscela di fitofarmaci illegali – prosegue la nota della Finanza – può comportare la diffusione di sostanze dannose nell’ambiente con il rischio concreto di introdurre i residui tossici di prodotti fitosanitari nella catena alimentare degli altri organismi viventi, con conseguenze gravi soprattutto per il consumatore finale. Allo stesso modo, l’utilizzo incontrollato di tali prodotti espone i lavoratori a rischi di intossicazioni soprattutto nella fase dello spargimento del prodotto allorquando, non avendo le necessarie competenze, abilitazioni e protezioni, non vengono adottate le necessarie precauzioni, così esponendo l’operatore al rischio di assorbire per via cutanea o per inalazione le sostanze”.
Le sostanze incriminate