Secondo un rapporto, appena pubblicato, queste quattro industrie causano 2,7 milioni di morti all’anno in Europa e utilizzano tattiche ingannevoli, che minacciano i progressi della salute pubblica dell’ultimo secolo
Tabacco, alcol, cibi ultraprocessati e combustibili fossili causano 2,7 milioni di decessi ogni anno in Europa, circa un quarto (24,5%) di tutta la mortalità. È il dato che emerge da un rapporto “pioneristico” pubblicato oggi dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, che ha affermato come queste quattro industrie stiano causando problemi di salute e morte prematura di persone attraverso un marketing “ingannevole” e interferendo negli sforzi dei governi per prevenire malattie mortali come il cancro, le patologie cardiache e diabete. L’Oms invita i governi a imporre una regolamentazione più severa sui prodotti dannosi per la salute, introducendo limiti alle pratiche monopolistiche e alle attività di lobbying e salvaguardando la salute pubblica.
I dati di questo rapporto seguono una ricerca del 2023 che ha rilevato che alcol, tabacco, alimenti e bevande trasformati e combustibili fossili hanno causato 19 milioni di morti all’anno a livello globale, ovvero il 34% di tutti i decessi. L’Oms stima che il tabacco sia responsabile di oltre 1 milione di decessi all’anno, il 10% di tutti i decessi in Europa; quasi 600.000 decessi sono causati ogni anno dai combustibili fossili (5% del totale), l’alcol causa più di 400.000 decessi all’anno, e più di 350.000 persone muoiono ogni anno a causa del consumo eccessivo di carne lavorata, bevande zuccherate e cibi grassi e salati.
Tattiche ingannevoli da parte delle industrie che minacciano la salute pubblica
“Quattro industrie uccidono almeno 7000 persone nella nostra Regione ogni giorno – ha denunciato Hans Kluge, direttore regionale dell’Oms per l’Europa – Le tattiche dell’industria includono lo sfruttamento delle persone vulnerabili attraverso strategie di marketing mirate, ingannando i consumatori e diffondendo false affermazioni sui benefici dei loro prodotti o sulle loro credenziali ambientali. Queste tattiche minacciano i progressi della salute pubblica dell’ultimo secolo e impediscono ai paesi di raggiungere i loro obiettivi di salute”.
Durante un evento a Bruxelles, il vice primo ministro belga, Frank Vandenbroucke, ha fatto riferimento al rapporto, sottolineando che “per troppo tempo abbiamo considerato i fattori di rischio come legati per lo più alle scelte individuali”. “Dobbiamo riformulare il problema come un problema sistemico, in cui la politica deve contrastare gli ‘ambienti di iperconsumo’, limitare il marketing e fermare le interferenze nel processo decisionale”.
Sul rapporto si legge che “nonostante i rischi per la salute, solo una minoranza di paesi europei ha vietato il fumo nei luoghi pubblici, mentre gli sforzi per rendere i prodotti nocivi meno attraenti attraverso imballaggi semplici, tassazione sull’alcol ed etichettatura degli alimenti non sono stati ampiamente attuati”. Tra i paesi virtuosi in Europa c’è l’Estonia, dove una coalizione di partner sanitari, tra cui dentisti, infermieri e medici, ha aiutato ad avanzare la legislazione per la tassazione delle bevande zuccherate. Mentre la mobilitazione nazionale e internazionale delle organizzazioni della società civile ha contribuito a garantire il passaggio della legislazione sul tabacco in Slovenia.
Ma negli altri paesi europei siamo ben lontani dal raggiungere gli obiettivi di sviluppo sostenibile delle Nazioni Unite di arrestare l’aumento dell’obesità o ridurre del 30% il fumo tra le persone di età pari o superiore a 15 anni.