A fine maggio, per alcuni giorni, i produttori e i distributori di bio italiani non sono stati i grado di accreditare i propri prodotti presso la piattaforma nazionale ed europea a causa di una gestione deficitaria da parte del Masaf del “sigillo elettronico” necessario. La scoperta del Fatto quotidiano
A fine maggio, per alcuni giorni, i produttori e i distributori di bio italiani non sono stati i grado di accreditare i propri prodotti presso la piattaforma nazionale ed europea a causa di una gestione deficitaria del “sigillo elettronico” necessario.
La scoperta del Fatto
A scoprirlo il Fatto quotidiano, che lo racconta in un articolo a firma Nicola Borzi: “Un intoppo burocratico degno di Kafka ha bloccato le certificazioni dei prodotti agroalimentari italiani, sia sulla piattaforma nazionale dell’ispettorato centrale della tutela della qualità e della repressione frodi dei prodotti agroalimentari (Icqrf ) sia su quella dell’unione europea, cosiddetta Traces, (Trade Control and Export System), un sistema informatico veterinario per la segnalazione, la certificazione e il controllo delle importazioni, delle esportazioni e degli scambi di animali e prodotti di origine animale e vegetale, sia per l’alimentazione umana che per quella animale”.
I problemi di gestione del sigillo elettronico
Secondo il Fatto, i problemi sono esplosi nella gestione del “sigillo elettronico”, noto come eseal, una firma elettronica associata al ministero che può essere utilizzata da più di un funzionario del Masaf per firmare le certificazioni, ma solo dopo verifica e autenticazione di una terza parte o tramite un processo di verifica dell’identità da remoto. I sigilli elettronici, a loro volta, autenticano l’identità e l’integrità delle certificazioni “bio”.
Un blocco di alcuni giorni
Il blocco di questo iter ha impedito per giorni ai produttori di immettere e vendere sul mercato prodotti con la certificazione bio. e questo in un momento storico in cui il bio è in crescita, ha avuto ripercussioni economiche. Secondo alcune fonti del Fatto tra gli organismi di controllo, “il problema è stato un banale disguido di carattere informatico / organizzativo interno al Masaf. Semplicemente, il funzionario ministeriale designato come manager del sigillo elettronico è stato trasferito ad altro incarico. Nel frattempo il sigillo digitale è stato usato da altri, ma poi è scaduto. Nel frattempo però il Masaf non ha nominato e “certificato” un nuovo eseal manager”. Risultato: il blocco dell’iter.
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La risposta del Masaf
Rispondendo al quotidiano, dal Masaf hanno fatto sapere, il 31 maggio: “In merito al blocco dei certificati bio nella procedura Traces, l’icqrf ha sollecitato più volte la Commissione Europea che si è attivata per risolvere il problema in tempi brevi. Pochi minuti fa, la Commissione Ue ha comunicato di aver provveduto ad aggiornare il sistema che, dunque, al momento attuale, risulta operativo”.
Ma gli operatori guardano all’estero
Ma gli operatori, dopo questa battuta d’arresto, non sembrano affatto rassicurati. Visti i ritardi del Masaf, – conclude il Fatto – alcuni organismi di certificazione vogliono attivare “soluzioni manuali” e “si stanno organizzando per tamponare i danni fino al rientro del problema anche bussando, se necessario, a strutture europee diverse dal Masaf, grazie agli accordi di reciprocità”.