Un report pubblicato da associazioni ambientaliste francesi denuncia come i mobili e gli elementi di decorazione comprati velocemente e altrettanto velocemente gettati via costituiscano una piaga per l’ambiente, al pari del fast fashion
A chi non è capitato di comprare, soprattutto negli ultimi anni, qualche componente d’arredo o addirittura qualche mobile dalle grandi catene di fast fashion come Zara o H&M che, non a caso, hanno aperto diversi punti vendita dedicati alla casa? Eppure dietro il fast deco si nascondono le stesse insidie del fast fashion. La denuncia arriva da un report pubblicato qualche giorno fa dalle associazioni Zero Waste France, Les Amis de la Terre e il Réseau National des Ressourceries et Recycleries in cui si evidenzia come i mobili e gli elementi di decorazione comprati velocemente e altrettanto velocemente gettati via costituiscano una piaga per l’ambiente, al pari della moda usa e getta. Dietro la produzione veloce e incessante di questi oggetti c’è uno sfruttamento eccessivo delle risorse, una produzione considerevole di rifiuti, manodopera sfruttata e tutti i disastri ormai noti del fast fashion.
Boom di acquisti durante il Covid
Durante il periodo del Covid, essendo costretti a vivere di più le nostre case, c’è stato un boom di acquisti in componenti d’arredo. Secondo uno studio pubblicato sul quotidiano economico Les Échos tra il 2017 e il 2022 il numero di elementi di arredo immessi sul mercato in Francia è aumentato dell’88%, passando da 269 a 505 milioni di unità. Da solo, il fatturato delle vendite online ha registrato un incremento del 53% tra il 2019 e il 2021. Tra gli elementi più spesso acquistati figurano le candele profumate che, oltretutto, sono sconsigliate.
Nuove collezioni continue e accumulo di rifiuti
Gli autori del rapporto sottolineano come il fast fashion e la fast déco si basino sugli stessi meccanismi, ovvero enormi quantità di oggetti immessi sul mercato a basso prezzo e il rapido rinnovo delle collezioni. Le feste commerciali, da San Valentino alla festa della mamma, sono le occasioni migliori per proporre nuove idee e incoraggiare i consumatori all’acquisto. Ogni anno Maisons du Monde mette in vendita 3.000 nuovi oggetti tra i 15.000 proposti. Nuovi attori come Shein e Action hanno fatto irruzione nel mercato della decorazione low-cost, contando su una comunità di appassionati molto attiva sui social media. Risultato? Il 46% degli acquirenti di prodotti di decorazione rinnova almeno una volta all’anno gli elementi del proprio soggiorno.
Prima un mobile o un elemento decorativo durava decine di anni, oggi non ci si fa problemi a sostituirlo nell’arco di un paio d’anni.
E infatti, tra il 2014 e il 2020, il numero di rifiuti di elementi d’arredamento raccolti è raddoppiato e solo una piccola parte di questi viene riciclato. Oggi, gli organismi dedicati raccolgono 1,3 milioni di tonnellate di rifiuti di arredamento, ovvero solo il 42% in peso degli elementi immessi sul mercato, e più della metà di questi rifiuti non sono riutilizzabili né riparabili, ma vengono semplicemente smaltiti in discarica.
Eppure il riciclo sarebbe una soluzione importante: secondo una stima di RREUSE, rete europea delle imprese sociali del riutilizzo, le attività dei suoi membri hanno permesso nel 2022 di deviare circa 1 milione di tonnellate di merci e materiali dalle discariche, estendendo la durata di vita di circa 214.500 tonnellate di oggetti grazie al riutilizzo. Questa attività compensa ogni anno le emissioni annuali di CO2 di oltre 108.000 cittadini europei. Ma, nonostante l’evidenza, queste attività restano marginali e non vengono sostenute anzi il riutilizzo di questi oggetti è ostacolato dal fatto che le associazioni non hanno sempre i mezzi di raccolta né le superfici di stoccaggio necessarie e dall’insufficienza delle risorse finanziarie che vengono loro assegnate.
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Sfruttamento eccessivo del legno
Come per i vestiti, tutti questi oggetti sono per lo più fabbricati in paesi dove la manodopera è sfruttata. Per quanto riguarda l’impatto ambientale, lo sfruttamento eccessivo del legno è la conseguenza più drammatica attribuibile al settore, come mostra il documentario Ikea, il signore delle foreste, disponibile su arte.tv. Senza dimenticare che articoli come cuscini, plaid o tende comportano gli stessi danni ambientali dell’abbigliamento: uso di pesticidi e grande consumo di acqua per il cotone, estrazione di risorse petrolifere e inquinamento degli oceani per le materie sintetiche.
“Di fronte a una saturazione di beni, il settore della decorazione sceglie di accelerare il ritmo di produzione verso livelli insostenibili per il pianeta. Con sempre lo stesso obiettivo: creare il desiderio inventando un bisogno superficiale – osserva Pierre Condamine, responsabile della campagna sulla sovrapproduzione di Les Amis de la Terre France – Nell’era del superamento dei limiti planetari, è urgente regolamentare il settore per limitare il suo consumo eccessivo di risorse.”