Il farmaco “miracoloso” per la perdita di peso, sembrerebbe avere un effetto anche sulle dipendenze, mettendo in crisi l’industria di tabacco e alcol. Anticipiamo alcuni passaggi dell’approfondimento realizzato su Ozempic nel numero del Salvagente di maggio
Ozempic, il farmaco miracoloso di cui tutti parlano per l’effetto sorprendente che riesce ad ottenere sulla perdita di peso, potrebbe arrivare a mettere in crisi l’industria del tabacco e dell’alcol perché, oltre a ridurre l’appetito, sembrerebbe avere un effetto positivo anche sulle dipendenze. La preoccupazione è così forte che di recente se n’è occupata anche la banca di investimenti americana Morgan Stanley che ha rilevato una riduzione nel consumo di tabacco e alcol nelle persone che utilizzano farmaci GLP-1, di cui Ozempic è il principale.
Senza entrare nel merito dei dati di Morgan Stanley che, lo precisiamo, non è scevra dai conflitti di interesse verso l’industria farmaceutica, cogliamo l’occasione per anticipare alcuni passaggi dell’approfondimento che abbiamo realizzato proprio su Ozempic nel numero del Salvagente di maggio.
Boom di vendite e ripercussioni sull’industria alimentare
Nel 2023 Ozempic ha registrato 120 milioni di vendite, con una crescita del 174%, trainata soprattutto dal mercato degli Stati Uniti dove sta spopolando da un paio d’anni, non solo tra il jet set. Il farmaco, prodotto dalla casa farmaceutica danese Novo Nordisk, ha fatto la fortuna di tutta la Danimarca, il cui Pil oggi dipende fortemente dal fatturato dell’azienda che ha superato i 30 miliardi di euro.
Si stima che il mercato di questi farmaci potrebbe superare i 100 miliardi di dollari l’anno entro il 2030 e, chiaramente, questo fenomeno sta avendo ripercussioni in primis sull’industria alimentare che deve, per forza di cose, rincorrere le nuove abitudini di chi è sempre sazio perché assume Ozempic. Tanto è vero che negli Stati Uniti è già in atto una sorta di rivoluzione tra ristoranti e negozi alimentari che hanno iniziato ad introdurre menù ridotti e prodotti sempre più light. Anche perché tutti prevedono che nei prossimi anni la corsa all’uso di questi farmaci acceleri ancora di più con numeri che fanno girare la testa: c’è chi stima che entro il 2035 verranno usati da 31,5 milioni di persone negli Stati Uniti (circa il 9% della popolazione totale).
Nel numero del Salvagente, oltre ad analizzare i mercati dei vari Paesi, a cominciare dall’Europa dove il farmaco non è autorizzato ovunque per il trattamento dell’obesità, ma resta nel suo ambito originario, che è quello della cura del diabete, abbiamo chiesto un parere agli esperti.
Tra gli esperti c’è chi è pro e chi è contro
Da un lato il presidente della Società italiana di diabetologia, Angelo Avogaro, si è detto favorevole all’uso del farmaco anche per il trattamento dell’obesità visto che “spesso diabete e obesità vanno a braccetto perché l’obesità è il più importante fattore di rischio per diventare diabetici e la perdita di peso che si ottiene con questi farmaci ritarda la possibile conversione in diabete”.
Dall’altro lato il professore di fisiologia della nutrizione dell’Università di Bologna, Enzo Spisni, si è detto preoccupato per gli usi impropri del farmaco che si stanno diffondendo perché “si rischia di far passare un messaggio sbagliato, ovvero che per dimagrire basta prendere un farmaco senza pensare minimamente a cambiare i propri comportamenti scorretti a tavola o nello stile di vita.” Anche perché la perdita di peso si ottiene soltanto continuando a prendere il farmaco e appena si interrompe il trattamento “si riprendono gli stessi chili di prima, molto rapidamente”. E questo utilizzo prolungato del farmaco “ci espone ad effetti ancora sconosciuti perché non è stata ancora testata un’assunzione che va oltre i due anni”.
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Riduce le dipendenze?
Rispetto all’effetto che il farmaco potrebbe avere anche sulle dipendenze, Spisni ha affermato che “c’è un’indicazione sull’uso di questi farmaci per alcuni disordini alimentari, nello specifico nei casi di Binge Eating Disorder, che portano ad abbuffate compulsive in cui manca un freno e si mangia una grande quantità di cibo in pochissimo tempo. Questi disturbi si possono curare anche con questi farmaci che intervengono sui meccanismi che regolano la dipendenza da cibo, ma entriamo in un mondo ancora più complesso perché si tratta di disturbi che richiedono un team di specialisti variegato, che va dallo psichiatra al nutrizionista. Queste problematiche non vanno mai affrontate soltanto farmacologicamente perché sono legate a disturbi di natura psichica”.
Dunque, così come hanno osservato anche gli analisti, è meglio essere cauti nel trarre conclusioni sull’impatto dei farmaci GLP-1 sui comportamenti dipendenti perché la ricerca non ha ancora dimostrato un legame causale tra i due e per ora si parla solo di testimonianze empiriche da parte di pazienti e operatori sanitari che osservano questo fenomeno. Attualmente sono in corso studi clinici per comprendere meglio questo legame.