Pesca a strascico, il report delle Ong: nonostante gli impegni Ue, ancora usata nel 90% delle aree marine protette

pesca a strascico

Secondo un piano d’azione dell’Ue, gli Stati membri avrebbero dovuto pubblicare entro il 31 marzo una tabella di marcia per il raggiungimento delle aree marine protette, compresa l’eliminazione graduale della pesca a strascico, ma un report di Ong a difesa del mare afferma che la pratica è ancora ampiamente utilizzata

Secondo un piano d’azione dell’Ue, gli Stati membri avrebbero dovuto pubblicare entro il 31 marzo una tabella di marcia per il raggiungimento delle aree marine protette, compresa l’eliminazione graduale della pesca a strascico, ma un report di Ong a difesa del mare afferma che la pratica è ancora ampiamente utilizzata.

La denuncia delle Ong

Seconda Nicolas Fournier, direttore della campagna di Oceana per protezione marina in Europa: “L’analisi di oggi rivela una tragedia silenziosa decennale che colpisce i mari e i pescatori dell’Ue: la maggior parte dei paesi sta ignorando impunemente le leggi sulla natura dell’Ue, consentendo le pratiche di pesca più distruttive nelle acque più sensibili e protette”. Come spiega Euractiv, che riporta la notizia, la pesca di fondo mobile, in particolare la pesca a strascico, che prevede il trascinamento di pesanti reti da traino lungo il fondo dell’oceano, è accusata di distruggere gli ecosistemi, di rilasciare carbonio intrappolato nei fondali marini e di catturare indiscriminatamente enormi quantità di pesci.

Secondo le Ong, circa il 92% di tutti i rigetti di pesce nell’Ue provengono da catture con reti a strascico. Da diversi anni gli ambientalisti chiedono la fine di queste attività nelle aree marine protette, che attualmente il 12% delle acque europee.

Le aree marine protette

Nelle aree Natura 2000, di cui le aree marine protette fanno parte, gli Stati dovrebbero adottare misure adeguate per prevenire il deterioramento degli habitat naturali e delle specie, ma non sono vietate attività umane come la pesca. Secondo il rapporto delle Ong, “Pochissimi siti dispongono effettivamente dei piani di gestione o delle misure necessarie per offrire una protezione reale agli habitat e alle specie che ne hanno un disperato bisogno, e che gli Stati membri hanno la responsabilità legale di garantire”.

Gli impegni

Secondo il Piano d’azione per l’ambiente marino dell’Ue, presentato dalla Commissione Ue alla fine di febbraio 2023, l’obbiettivo per i paesi europei è quello di eliminare gradualmente la pesca a fondo mobile nelle aree marine protette entro il 2030, a partire dalle aree Natura 2000. E secondo il piano, entro il 31 marzo 2024, i paesi dovevano presentare tabelle di marcia nazionali che stabilissero come intendono eliminare gradualmente la pesca a strascico in queste aree.

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Pesca a strascico ancora praticata nel 90% delle aree marine protette

Sebbene queste tabelle di marcia non siano state rese pubbliche, secondo le Ong, la pesca a strascico è ancora praticata nel 90% delle aree marine protette Natura 2000 al largo delle coste dell’Ue.

Cattive pratiche verificate con monitoraggio satellitare

Utilizzando i dati di Global Fishing Watch (GFW) e il monitoraggio satellitare delle navi, le Ong hanno analizzato la situazione in sette Stati membri (Danimarca, Germania, Irlanda, Paesi Bassi, Portogallo, Spagna e Svezia) e hanno riscontrato una mancanza di azione nella maggior parte dei casi. Secondo le organizzazioni, i paesi considerati hanno effettuato l’equivalente di 4,4 milioni di ore di pesca a strascico tra il 2015 e il 2023, o l’equivalente di 500 anni di pesca a strascico.

Maglia nera agli olandesi (ma non ci sono i dati sull’Italia)

Le imbarcazioni olandesi hanno trascinato le loro reti su quasi 9.400 chilometri quadrati di aree protette (il 71% delle aree Natura 2000) e hanno effettuato la metà della pesca di fondo in Europa (2,1 milioni di ore), seguite da navi tedesche, danesi e spagnole.

“Non basta incoraggiare, bisogna vietare”

Le Ong hanno chiesto all’Ue di fare di più che semplicemente “incoraggiare” gli Stati membri a vietare la pesca a fondo mobile entro il 2030: vietarla in tutte le aree marine protette e a tutte le profondità.

I divieti in vigore

“Dal 2016 l’Unione Europea ha vietato la pesca a strascico al di sotto degli 800 metri di profondità. Dal 2022, tutta la pesca di fondo è stata vietata al di sotto dei 400 metri nelle aree più sensibili (1,6% delle acque dell’Ue) e per tutta la pesca di fondo – ‘mobile’ come la pesca a strascico e ‘statica’ come palangari o trappole” riepiloga Euractiv.  Il Consiglio internazionale per l’esplorazione del mare (Ciem), che coordina e promuove la ricerca marina sull’oceanografia, ha pubblicato un parere in cui dimostra che è possibile ridurre l’impronta della pesca a strascico con un costo economico minimo. “Secondo l’organizzazione, chiudere il 30% delle acque europee alla pesca di fondo comporterebbe una riduzione minima degli sbarchi, dallo 0,1% al 6,6% all’anno, a causa della concentrazione delle zone di pesca” scrive Euractiv.