Caccia con piombini e pesca accidentale di specie protette: l’Ue apre infrazione contro l’Italia

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Trai nuovi 40 procedimento aperti contro i paesi Ue da parte della Commissione europea, l’Italia viene messa sotto inchiesta nel mirino la mancata protezione dalla pesca accidentale di specie marine e per l’uso di munizioni al piombo nella caccia. Sono 69 le procedure aperte contro il nostro paese

Trai nuovi 40 procedimento aperti contro i paesi Ue da parte della Commissione europea, l’Italia viene messa sotto inchiesta nel mirino la mancata protezione dalla pesca accidentale di specie marine e per l’uso di munizioni al piombo nella caccia Nel suo pacchetto regolare di decisioni di infrazione, la Commissione europea persegue azioni legali contro gli Stati membri per non aver rispettato i loro obblighi previsti dal diritto comunitario.

L’Italia non rispetta la direttiva Habitat per prevenire le catture involontarie di specie marine e di uccelli marini

La Commissione europea ha deciso di avviare una procedura di infrazione inviando una lettera di costituzione in mora all’Italia per non aver attuato le misure richieste dalla Direttiva Habitat (Direttiva 92/43/CEE) per monitorare e prevenire le catture accessorie (involontarie) di cetacei, tartarughe e uccelli marini da parte dei pescherecci. “Il Green Deal europeo e la strategia sulla biodiversità per il 2030 indicano che è fondamentale per l’Ue arrestare la perdita di biodiversità proteggendola e ripristinandola” spiega la Commissione Ue, 2L’Italia non ha istituito un sistema per monitorare la cattura accidentale e l’uccisione di specie protette, come il delfino tursiope e la tartaruga caretta caretta, entrambi rigorosamente protetti dalla Direttiva Habitat”. Inoltre, l’Italia non ha condotto ulteriori ricerche e adottato misure di conservazione per garantire che le catture e le uccisioni accidentali non abbiano un impatto negativo significativo sulla popolazione delle specie protette. Inoltre, continua Bruxelles, “l’Italia non ha adottato misure adeguate per evitare il disturbo significativo di diverse specie marine e di uccelli marini come la berta maggiore, la berta maggiore Yelkouan, l’uccello delle tempeste e il marangone dal ciuffo mediterraneo nei siti Natura 2000 designati per la loro conservazione”. Inoltre, l’Italia non è riuscita a monitorare lo stato di conservazione di diverse specie protette. La Commissione sta pertanto inviando una lettera di costituzione in mora all’Italia, che ora ha due mesi per rispondere e colmare le carenze sollevate dalla Commissione. In assenza di una risposta soddisfacente, la Commissione può decidere di emettere un parere motivato.

La Commissione invita l’Italia a rispettare le norme sulla caccia, in particolare sull’uso del piombo nelle munizioni

La Commissione Europea ha deciso di avviare una procedura di infrazione inviando una lettera di costituzione in mora all’Italia  anche per non aver rispettato la Direttiva Uccelli (Direttiva 2009/147/CE) e il Regolamento Reach a causa delle modifiche introdotte nella disciplina venatoria italiana. La Direttiva Uccelli mira a proteggere tutte le specie di uccelli selvatici presenti in natura nell’UE e i loro habitat. Il regolamento Reach, come modificato dal regolamento 2021/57/UE, limita l’uso di pallini contenenti piombo all’interno o in prossimità delle zone umide per proteggere gli uccelli acquatici, l’ambiente e la salute umana. La Commissione ha riscontrato che diversi atti legislativi italiani non sono conformi alla legislazione dell’Ue. In violazione della Direttiva Uccelli, la legislazione italiana attribuisce alle regioni il potere di autorizzare l’uccisione o la cattura di specie di fauna selvatica, anche in aree in cui è vietata la caccia, come le aree protette, e durante il periodo dell’anno in cui la caccia è vietata. Inoltre, la legislazione italiana non è conforme a quanto previsto dal Regolamento Reach e successive modifiche sull’uso del piombo negli spari. La Commissione sta pertanto inviando una lettera di costituzione in mora all’Italia, che ora ha due mesi per rispondere e colmare le carenze sollevate dalla Commissione. In assenza di una risposta soddisfacente, la Commissione può decidere di emettere un parere motivato.

69 procedure d’infrazione contro l’Italia

A dicembre 2023 contro l’Italia risultavano 69 procedure d’infrazione aperta, tante ma meno rispetto a un anno prima, quando erano 83.  Tra i settori maggiormente interessati dalle infrazioni aperte: ambiente (15), affari economici e finanziari (8), trasporti (7), lavoro e politiche sociali (7). Relativamente all’ambiente, quasi tutte, tranne una che riguarda un mancato recepimento, sono per violazione del diritto dell’Unione.
Secondo un’analisi condotta dall’Arpa Toscana Arpat, il settore ambientale è l’ambito nel quale si registra il maggior numero di condanne al pagamento di sanzioni pecuniarie; solo le 3 condanne che riguardano la gestione delle acque reflue, la messa in sicurezza di discariche e lo smaltimento e recupero dei rifiuti hanno comportato, tra febbraio 2015 e luglio 2022, un esborso complessivo di 697.313.586 euro a titolo di sanzioni fisse e di mora a carico del bilancio dello Stato. Si tratta di risorse che vengono sottratte dal bilancio pubblico e che potrebbero essere impiegate in altro modo nell’interesse della collettività.

Le procedure d’infrazione aperte sulla qualità dell’aria

Tra le procedure pendenti, particolare rilevanza assumono quelle in materia di aria: la direttiva 2008/50 relativa alla qualità dell’aria ambiente e per un’aria più pulita in Europa è infatti oggetto di ben tre infrazioni, per i tre inquinanti Pm10, Pm2,5 e biossido di azoto.
La prima infrazione, 2014/2147, si concretizza nel 2020 nella sentenza di condanna da parte della Corte europea di giustizia (causa 644/18); secondo la Commissione, dal 2008 al 2017 incluso, l’Italia ha superato, in maniera sistematica e continuata, nelle zone interessate, i valori limite giornaliero e annuale applicabili alle concentrazioni di particelle Pm10 e non ha adottato misure appropriate per garantire il rispetto di tali valori nell’insieme delle zone interessate, in particolare i piani per la qualità dell’aria che prevedano misure appropriate affinché il superamento dei valori limite fosse il più breve possibile.
Le Regioni coinvolte in questa sentenza sono: Campania, Emilia-Romagna, Lazio, Lombardia, Piemonte, Puglia, Sicilia, Toscana, Umbria, Veneto.
La seconda infrazione, 2015/2043, si concretizza nel 2022 nella sentenza di condanna da parte della Corte europea di giustizia (causa 573/19) per il superamento sistematico e continuato dei valori limite del biossido di azoto e per non aver adottato misure appropriate per garantirne il rispetto dei valori limite. La Sentenza fa riferimento al limite previsto dalla normativa per la media annua del biossido di azoto pari a 40 microgrammi per metro cubo; il periodo interessato dalla sentenza è quello che va continuativamente dal 2010 al 2018 per le aree urbane di Torino, Milano, Bergamo, Brescia, Genova, Firenze e Roma e, per periodi più ridotti, per Catania e zone industriali della provincia di Reggio Emilia.
Nel 2020 la Commissione dà avvio all’ultima procedura di infrazione (2020/2299) relativamente al Pm2,5. Fin dal 2015, infatti, il valore limite per il Pm2,5 non è stato rispettato in diverse città della valle del Po, tra cui Venezia, Padova e alcune zone nei pressi di Milano. Inoltre, le misure previste dall’Italia non sono sufficienti a mantenere il periodo di superamento il più breve possibile.

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