Astici e granchi, anche se vivi, al ristorante non hanno diritti

ASTICI

Il Tribunale di Roma assolve un ristoratore che teneva astici e granchi sul ghiaccio con le chele legate. In quelle condizioni, sono da considerare come alimenti, anche se vivi, non animali. Critiche dall’associazione animalista Ali

 

Se pur vivi, sono  alimenti, dunque non hanno diritti.

È quantomeno fonte di sconcerto la sentenza con la quale, lo scorso ottobre, il Tribunale di Roma ha emesso una sentenza di assoluzione con formula piena per un ristoratore imputato per il reato di maltrattamento di animali. Tanto da provocare la dura presa di posizione dell’Associazione Animal Law Italia (Ali), un pool di avvocati impegnati nella tutela degli animali. Avvocati che hanno presentato immediatamente istanza motivata di impugnazione della sentenza di primo grado al Procuratore Generale presso la Corte di Appello di Roma, richiesta che è stata rigettata facendo proprie le argomentazioni del tribunale.

Il caso

Il caso riguardava l’esposizione su ghiaccio, con le chele legate, di otto granchi e due astici destinati al consumo all’interno del ristorante. Secondo il Tribunale, tali animali andrebbero considerati come alimenti, escludendoli da qualsiasi tutela. Secondo Ali, però,  il regolamento CE 178/2002 esclude dalla definizione di alimento gli animali vivi, a meno che non siano preparati per l’immissione sul mercato ai fini del consumo umano.

L’associazione animalista sostiene che il Tribunale avrebbe dovuto sollevare una questione pregiudiziale alla Corte di Giustizia dell’Unione Europea per chiarire la corretta interpretazione delle norme in questione, anziché negare la natura di “animale” in base alla fase della catena di distribuzione nella quale si trovano gli animali.

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Le motivazioni del tribunale

Il Tribunale ha giustificato il comportamento del ristoratore sostenendo che l’esposizione su ghiaccio abbasserebbe la carica batterica e anestetizzerebbe gli animali prima della soppressione. Un’argomentazione contestata dagli avvocati di Ali: l’uso del ghiaccio per mantenere bassa la carica batterica, sottolinenano, è utile solo per gli animali non più in vita e che la detenzione su ghiaccio dei crostacei vivi costituisce una pratica altamente innaturale, causando sofferenza e dolore agli animali.

Infine, il Tribunale ha considerato la legatura delle chele dei crostacei come una misura preventiva contro l’aggressività. Tuttavia, Ali sostiene che questa pratica non tiene conto delle esigenze etologiche degli animali e che dovrebbero essere esplorate misure alternative per bilanciare gli interessi del mercato con il benessere degli animali.