Pubblicati quattro decreti sulle farine di insetti voluti dal ministro dell’Agricoltura: ribadiscono in sostanza un’obbligo già in vigore su presenza e allergeni ma nei supermercati i prodotti che contengono questo novel food dovranno essere esposti in scaffali dedicati. Restano dubbi sulla discriminazione nella vendita
Dopo il via libera della Ue, il 29 dicembre 2023 sono stati pubblicati in Gazzetta Ufficiale quattro decreti che discipliano la vendita dei prodotti che contengono farine di insetti.
I provvedimenti voluti dal ministro del Masaf Francesco Lollobrigida riguardano le condizioni di utilizzo e l’etichettatura degli alimenti a base di farine di insetti, nello specifico, di grillo domestico, larva gialla, locusta migratoria e verme della farina minore, autorizzati al consumo umano dal 2021 nella Ue.
Nello specifico le disposizioni nazionali stabiliscono sulle confezioni dovranno essere riportate la tipologia di insetto presente, le quantità utilizzate, il paese di origine della farina e informazioni relative a rischi legati a reazioni allergiche. Fin qui nulla di nuovo infatti si tratta di rendere obbligatorio un obbligo di fatto già in vigore per gli alimenti che contengono (ricordiamo fino a un massimo del 10%) farine di insetti.
Obblighi già “obbligatori”
I regolamenti europei già impongono infatti l‘indicazione dell’ingrediente caratterizzante: quando viene associato alla denominazione di vendita (biscotti con farina di grillo piuttosto che biscotti con farina di farro), tra la lista degli ingredienti deve essere riportata il nome specifico dell’ingrediente e la sua percentuale. Di più. La presenza è segnalata di insetti è segnalata obbligatoriamente perchè questo ingrediente è un alergene come i crostacei e i molluschi. E quindi già è riportato in confezione la dicitura: “Le persone allergiche ai crostacei, ai molluschi o agli acari della polvere potrebbero essere allergiche anche agli insetti”.
Sull’indicazione di origine è presto detto: ad oggi in Europa sono autorizzate solo tre farine prodotte da altrettante aziende francese, olandese e vietnamita. Due allevatori italiani sono ancora in attesa di autorizzazione da parte della Commissione europea.
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Vendita separata: infrazione Ue?
I decreti stabiliscono però che i “prodotti in questione devono essere posti in vendita in comparti separati, segnalati attraverso apposita cartellonistica“. Una discriminazione nella vendita o una spinta marketing per questi prodotti? Fatto sta che non si capisce perché essendo autorizzate come le altre farine vegetali al consumo umano debbano nei supermercati avere uno spazio (e un’evidenza pubblicitaria) riservato. Dubbi sulla discriminazione nella vendita: può la Ue autorizzare questa diversità commerciale? La sensazione, come spiegano i legali che hanno seguito l’iter dei decreti italiani sulle farine, è che la Ue li abbia autorizzati non con una pronuncia ma con il “silenzio assenso” essendo passati 90 giorni dalla notifica del governo italiano a Bruxelles. E dopo averli fatti passare nel “silenzio” la possibilità che la Ue si ridesti non è da scartare.