La nuova gabella: 40 cent per macchiare due caffè

Prosegue in questa estate rovente, anche sul lato dei prezzi, l’elenco dei sovrapprezzi assurdi richiesti ai consumatori. Ora ci siamo sentiti chiedere 40 centesimi per macchiare due caffè in un bar di Sora

 

10 cent, 20 cent, 30 cente, 1 euro a taglio. Ridicoli.
Semplicemente ridicoli, verrebbe da pensare rispetto a quei commercianti che hanno dato avvio alle microspeculazioni che abbiamo denunciato un po’ a tutte le latitudini del bel Paese, supplementi di prezzo per la macchiatura del caffè, per avere un piatto o una posata per condividere un alimento, per dare dell’acqua ad un amico peloso che fosse con noi, per tagliare un tramezzino e così via, la fantasia di chi vuole cimentarsi nell’antitesi dell’etica del commercio è infinita. Chi ci rimette sembra sia solo il consumatore che davanti a una richiesta di pochi centesimi, essendo in vacanza, è poco incline a controbattere chiedendone l’origine. In realtà non è proprio così, non è solo il consumatore a rimetterci ma intere categorie di lavoratori della ristorazione che del servizio reso ne fanno un vanto.

È accaduto anche a me in un bar di Sora, la bella cittadina ciociara attraversata dal fiume Liri. Non sono un avventore casuale, come tanti ho i miei riferimenti che si consolidano nel tempo proprio grazie a quel servizio che differenzia un esercizio da un altro. Il popolo ciociaro si è sempre distinto per l’accoglienza, per far sentire il anche il passante casuale a casa propria, è nel suo Dna mettere a proprio agio il visitatore forte dell’orgoglio di un territorio di rara bellezza; per cui entrando in uno dei bar che normalmente sono meta della consumazione mattutina, ma dopo essere stato anche nei giorni precedenti in altri, ho chiesto di avere 2 caffè ed un cornetto, che ho pagato regolarmente, atteso che il bancone si svuotasse dai resti delle consumazioni precedenti, ho chiesto che i caffè fossero macchiati, ed ecco che scatta la richiesta di 40 centesimi.

Da quando? chiedo, e dove sta scritto? È solo una settimana che li chiediamo, mi rispondono. Pago e mi faccio fare lo scontrino, cerco con attenzione un listino ma del sovraprezzo nessun avviso. Così non va, se il servizio e/o l’aggiunta di un elemento di una consumazione prevede una variazione del prezzo o comunque la corresponsione di un corrispettivo economico deve essere obbligatoriamente indicata in listino, non è un regalo che ci viene fatto ma un vero e proprio diritto del consumatore sapere il costo per essere consapevole dell’acquisto. Qui non stiamo a contestare il prezzo che viene liberamente attribuito dal commerciante ai propri prodotti o al servizio, contestiamo una carenza grave negli obblighi di informazione che ha il commerciante. Non stiamo ipotizzando che un minimo sovrapprezzo chiesto dopo il pagamento sia raramente tracciato da uno scontrino, siamo certi che tutti i sovraprezzi siano scontrinati, non contestiamo che il tempo e la fatica di aggiungere del latte oltre al costo della materia prima debbano essere gratis, ognuno ha il sacrosanto diritto di rendersi ridicolo come meglio gli aggrada applicando l’antitesi dell’etica del proprio lavoro, rivendichiamo il diritto a essere informati per scegliere. Io ho un bar di riferimento in meno ma l’ospitalità Ciociara saprà ben rimpiazzarlo, di quel diritto non voglio farne a meno e per questo espongo il caso all’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato. A tutti i consumatori dico che davanti a comportamenti simili espongano i casi alle associazioni consumatori, parafrasando Bud Spencer in una nota pubblicità, non è necessario che lo facciate con Konsumer Italia, ma fatelo affinchè il libero mercato non diventi giorno dopo giorno un libero massacro, non ce lo meritiamo. Al governo dico che i controlli siano rafforzati e che certi comportamenti siano sanzionati in modo esemplare, lo meritano i commercianti onesti, che sono la maggior parte, e hanno una funzione sociale insostituibile nelle nostre strade. Cari politici non bocciate le legittime richieste di innalzamento delle sanzioni per pratiche commerciali scorrette; poi una sana concorrenza basata non solo sul prezzo ma anche e soprattutto sul servizio farà il resto.