La ricerca condotta da un pool di scienziati inglesi e cinesi e pubblicata su Lancet mostra come “le polveri sottili 2.5 possono contenere batteri resistenti agli antibiotici e diventano pericolosi perché inalati dall’uomo”
Il legame tra polveri sottili e diffusione del Covid era stata studiato nel 2020 da ricercatori italiani ora è uno studio osservazionale pubblicato Lancet Planetary Health journal ha portare nuove evidenze scientifiche sulla funzione-veicolo svolto dal particolato Pm 2,5. I ricercatori inglesi e cinesi analizzando i dati dell’inquinamento atmosferico di molti paesi hanno osservato che le polveri sottili PM 2,5 (costituite da particelle 30 volte più piccole della larghezza di un capello umano) possono contenere batteri resistenti agli antibiotici e geni di resistenza, che possono essere trasportati facilmente da un ambiente all’altro e inalati direttamente dall’uomo.
La resistenza agli antibiotici è una delle minacce in più rapida crescita per la salute globale, tanto che l’Oms ha dichiarato che nel 2050 potrebbe diventare la prima causa di morte al mondo. I batteri resistenti alle cure antibiotiche colpiscono persone di qualsiasi età in qualsiasi paese e sono già la causa di 1,3 milioni di morti all’anno, secondo le ultime stime.
L’autore principale dello studio, il professor Hong Chen della Zhejiang University in Cina, ha dichiarato: “La resistenza agli antibiotici e l’inquinamento atmosferico sono ciascuno a pieno titolo tra le maggiori minacce alla salute globale. “Fino ad ora non avevamo un quadro chiaro dei possibili collegamenti tra i due fenomeni, ma questo lavoro suggerisce che i vantaggi del controllo dell’inquinamento atmosferico potrebbero essere duplici: non solo ridurrà gli effetti dannosi della cattiva qualità dell’aria, ma potrebbe anche svolgere un ruolo importante nella lotta contro l’aumento e la diffusione di batteri resistenti agli antibiotici”.
Gli autori hanno creato un ampio set di dati per valutare se il PM 2.5 fosse un fattore chiave alla base della resistenza globale agli antibiotici, utilizzando i dati di 116 paesi dal 2000 al 2018. Le fonti di dati includevano l’Organizzazione mondiale della sanità, l’Agenzia europea dell’ambiente e la Banca mondiale.
Le fonti delle PM 2,5 sono il traffico stradale, le emissioni industriali e la combustione domestica di carbone e legna. I dati indicano che 7,3 miliardi di persone in tutto il mondo sono direttamente esposte a livelli medi annuali non sicuri di PM 2,5.
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I risultati indicano che la resistenza agli antibiotici aumenta con le PM 2,5 e ogni aumento del 10% dell’inquinamento atmosferico è associato a un aumento della resistenza agli antibiotici dell’1,1%. Lo studio indica che la resistenza agli antibiotici derivante dall’inquinamento atmosferico è stata collegata a circa 480.000 morti premature nel 2018.
Lo studio è di tipo osservazionale e, anche per il fatto che molti paesi non hanno fornito dati sull’inquinamento atmosferico, non si è arrivati a stabilire un nesso di causa-effetto tra particolato e diffusione dell’antibiotico resistenza ma è emerso il fatto che le PM 2,5 sono un “driver” dei geni resistenti.