L’inflazione di Tim: se sale la pagano gli utenti, se scende nessun ribasso

INFLAZIONE TIM

La denuncia delle associazioni dei consumatori: “Tim ha annunciato l’aumento per l’inflazione. Il meccanismo prevede un incremento fisso del 3,5% e funziona solo al rialzo, ignorando gli indici negativi”

Se l’inflazione sale, la pagano gli utenti, se scende le tariffe non subiscono riduzioni. Contro la decisione di Tim comunicata il 20 luglio scorso di indicizzare le tariffe al tasso di inflazione, prevedendo il bizzarro meccanismo del doppio corso sfavorevole ai consumatori, Adiconsum, Adoc, Cittadinanzattiva, Federconsumatori e Udicon fanno “appello ad Agcom, Antitrust, ministero delle Imprese e del made in Italy e Tim stessa affinché questa operazione sia annullata o sospesa urgentemente“.

Le modifiche unilaterali annunciate dal principale operatore italiano – e per le quale si può recedere senza penale entro il 30 settembre prossimo – prevedono l’indicizzazione all’inflazione dei prezzi dei servizi di telefonia, con un meccanismo che adotta un mark-up fisso del 3,5% e funziona – come denuncuiano le 5 associazioni – solo al rialzo, ignorando gli indici negativi: “Secondo il meccanismo comunicato dall’azienda – si legge in una nota dei consumatori – se l’inflazione continuerà a salire, come in questo periodo, i prezzi delle bollette saliranno di pari passo oltre il coefficiente del 3,5%. Al contrario, se l’inflazione scenderà, i prezzi delle bollette non scenderanno“.

Inoltre, non viene richiesto un consenso esplicito da parte del consumatore. L’unica possibilità per i clienti coinvolti di sottrarsi alla modifica è recedere entro il 30 settembre prossimo.

Le cinque associazioni  sottolineano che tali “modifiche si profilano in potenziale contrasto con le riflessioni esposte dall’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (AGCOM) e nella Delibera 89/23/CONS“. Nella delibera dell’Authority, ad avviso delle associazioni, si profila la necessità di evitare indicizzazioni al solo rialzo o maggiorate di un mark-up fisso, oltre che prevedere un consenso esplicito da parte del consumatore e la possibilità per gli utenti di cambiare offerta in caso di aumenti oltre una ragionevole soglia. Tuttavia, la modifica comunicata da Tim sembra “andare in direzione opposta, generando preoccupazioni riguardo a potenziali futuri contenziosi e asimmetrie di tutela tra i contratti.

“La condotta di Tim – concludono – ci preoccupa profondamente e ci appare contraria agli sforzi delle Istituzioni e delle Autorità per regolamentare la materia, frenare l’inflazione e tutelare i diritti dei consumatori. Facciamo appello ad Agcom, Agcm, Mimit e Tim stessa affinché questa operazione sia annullata o sospesa urgentemente. Ci auguriamo una risposta celere e che si stabilisca un nuovo clima di collaborazione istituzionale, che metta al primo posto un principio cardine: il conto non deve essere sostenuto dai soli consumatori tartassati, è giusto che i loro diritti siano sempre rispettati e continuamente rafforzati”.

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