Secondo il leader mondiale dell’olio, proprietario anche dei marchi italiani Bertolli e Carapelli, ha bloccato la registrazione del marchio “Fratelli Carbone”, di un’azienda a conduzione familiare perché “troppo simile” al loro prodotto “Carbonell”.
Secondo il leader mondiale dell’olio, proprietario anche dei marchi italiani Bertolli e Carapelli, ha bloccato la registrazione del marchio “Fratelli Carbone”, di un’azienda a conduzione familiare perché “troppo simile” al loro prodotto “Carbonell”. Per quanto possa sembrare assurdo, la notizia è vera, come ci spiega lo stesso titolare dell’azienda italiana, Antonio Carbone: “Sono un produttore di olio extravergine, e insieme ai miei due fratelli porto avanti questa azienda dal 2009. Al momento vendiamo olio in tutta italia spedendolo direttamente ai consumatori, non siamo a scaffale”. L’azienda di Antonio Carbone ha sede a Tricarico, in provincia di Matera, e utilizza solo olive proprie o conferite da agricoltori della zona. “Il nostro fatturato è di 1 milione d’euro, e all’azienda lavoriamo in 4, con picchi di 10-12 persone durante la stagione della raccolta”.
1 milione contro oltre 800 di fatturato
Insomma, una realtà familiare o poco più, che dall’agosto del 2022 si è trovata confrontarsi con Deoleo, leader mondiale di settore, con un fatturato di 827 milioni di euro nel 2022, e soprattutto un parco marchi, ottenuto facendo acquisti in tutto il mondo, impressionante: Sasso, Friol, Maya, Giglio Oro, Friggi Bene, solo per citarne alcuni oltre a Carapelli e Bertolli.
L’opposizione di Deoleo
Dopo circa 8 mesi dalla richiesta di registrazione del marchio “Fratelli Carbone”, la cui dicitura va posta al centro di un disegno che rappresenta un albero di ulivo, l’Ufficio italiano brevetti e marchi del ministero dello Sviluppo economico gela Antonio e i fratelli. Con una comunicazione scritta, infatti, avverte che la registrazione è sospesa a causa dell’opposizione di Deoleo.
La multinazionale spagnola scrive nella sua richiesta al ministero che il marchio proposto e il loro marchio “Carbonell” “debbono essere considerati rispettivamente simili tra loro, da un punto di vista visivo, fonetico e concettuale: infatti, l’elemento maggiormente distintivo del marchio opposto, ossia il termine ‘Carbone’ è simile alla parte verbale dei marchi anteriori ‘Carbonell’. I prodotti ed i servizi per i quali si richiede protezione del marchio opposto sono da considerarsi identici – e, in ogni caso, affini ad un grado elevato – ai prodotti protetti dai marchi anteriori dell’opponente. In considerazione di quanto sopra, vi è un grave rischio di confusione per i consumatori, nonché un rischio di associazione delle rispettive fonti imprenditoriali”. Secondo gli spagnoli, essendo il loro marchio già rinomato nell’Unione europea, i fratelli Carbone, potrebbero trarre “indebito vantaggio” dalla somiglianza.
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Il paragone con l’italian sounding
“Ma Fratelli Carbone è il cognome della nostra famiglia insieme alla parola Fratelli che siamo noi tre giovani fratelli che stiamo portando avanti questo progetto” spiega esterrefatto Antonio, “oltretutto, questo olio Carbonel, nel mercato italiano, dove agiamo noi, non mi risulta nemmeno in vendita”. Effettivamente, a una nostra verifica, l’olio extravergine Carbonell risulta in vendita su Amazon, e in pochi altri shop online, con etichette in lingua spagnola, in cui troneggia una bella ragazza vestita di rosso nell’atto di raccogliere le olive. Insomma, per i pochi che lo trovassero nello stesso mercato l’olio dei Fratelli Carbone, sarebbe davvero improbabile confonderlo con un olio prodotto in Basilicata, il cui logo è un semplice ulivo. L’impressione è quella di essere molto lontani da casi come quelli di italian sounding in passato raccontati: il parmesan statunitense, al posto del parmigiano, o le varie imitazioni della mozzarella di bufala campana, prodotte all’estero con nomi quasi uguali (vedi “mozarella”). Niente a che vedere con un’azienda che produce olio con il nome di famiglia.
Davide contro Golia
“Eppure, nonostante ciò, ci troviamo bloccati – continua Antonio – a fine giugno scade la proroga dell’ufficio brevetti per trovare un accordo tra le parti, dopo di che toccherà a loro mandare una memoria entro 60 giorni e successivamente a noi, e sarà un giudice interno allo stesso organismo a darci torto o ragione”. Antonio Carbone non si spiega perché Deoleo abbia agito contro di loro, e pur confidando in una vittoria, ha deciso di raccontare la sua storia anche al Salvagente, perché “È un po’ come Davide contro Golia, loro sono potenti e noi siamo piccoli, per questo è importante divulgare certi atteggiamenti”.