Alla scoperta della rodiola: la medicina naturale dei montanari

RODIOLA

Se si è alla ricerca di una pianta utile per curare particolari stati di stress, affaticamento e problemi di umore vari ed eventuali, la rodiola è senza ombra di dubbio una soluzione interessante da valutare. Ecco tutte le sue caratteristiche.

Il suo nome scientifico preciso è Rhodiola rosea (appartiene alla famiglia delle Crassulaceae) ma tutti la conoscono semplicemente come rodiola: si tratta di una pianta spontanea perenne che alcuni chiamano radice artica o radice d’oro, in funzione delle sue origini e delle sue importanti proprietà, considerate per l’appunto tanto preziose quanto il metallo apprezzato in gioielleria.

Il vegetale vanta un fusto eretto e legnoso alla base e foglie particolarmente succulente, in grado cioè di immagazzinare importanti quantità di acqua. Si tratta di una specie che in termine tecnico viene definita diotica, ciò significa che presenta sia fiori maschili sia fiori femminili: la differenza tra i fiori è da ritrovarsi nelle estremità: i primi hanno stami con un filamento giallo e antere (la sezione dove nascono i granuli di polline) di colore scuro, mentre i secondi hanno quattro o cinque carpelli (foglie con funzione riproduttiva) con punte rosse.

Dopo la fioritura, la pianta sviluppa un follicolo (che è il suo frutto) molto piccolo e a forma di capsula: al suo interno saranno presenti i semi utili alla successiva riproduzione. La caratteristica che contraddistingue la rodiola, ad ogni modo, è la sua radice, di cui si tratterà in maniera più approfondita a breve: si tratta di una parte rizomatosa, ricca di sostanze importanti per l’organismo, in grado di immagazzinare un notevole quantitativo di nutrienti resistendo così alle stagioni più rigide.

La pianta si può reperire facilmente in gran parte delle regioni del Nord, insediandosi soprattutto ad altitudini elevate: solitamente si può trovare dai 1500 ai 3000 metri, nelle aree prealpine e alpine (è diffusa sulle Alpi e sui Pirenei). In Italia si trova soprattutto nelle regioni del Nord, dai 1.500 ai 3.000 metri di altezza.

Le proprietà

In tempi passati, chi viveva in zone montuose dove questo tipo di vegetale cresce rigoglioso lo utilizzava per lenire diversi tipi di condizioni: tra questi si possono segnalare a titolo esemplificativo la stanchezza, lo stress, l’ansia, ma anche l’anemia, i problemi di impotenza negli uomini e in generale tutte le problematiche legate “alla testa”. Un tempo, in aggiunta, in molti erano convinti che il consumo della pianta potesse contribuire ad aumentare la longevità e persino a lottare contro il cosiddetto mal di montagna, quella serie di antipatici disturbi che alcuni sperimentano quando la quota è particolarmente elevata.

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Alcune delle caratteristiche qui sopra citate sono più che altro legate alle credenze popolari di un tempo: la comunità scientifica non infatti, almeno per il momento, sviluppato degli studi che confermino o smentiscano alcune delle proprietà (reali o presunte) della radice.

Ad oggi, la pianta è comunque utilizzata molto in fitoterapia ed erboristeria, soprattutto per curare i disturbi della depressione e per la sua azione adattogena: sembra infatti che il suo consumo aumenti le difese immunitarie dell’organismo, contribuendo di conseguenza a diminuire i livelli di stress percepito.

Sembra, oltretutto, che il consumo di rodiola sia stimolante, a livello del sistema nervoso centrale; di solito la pianta è legata a proprietà cardioprotettive, neuroprotettive e antiossidante (combattendo i radicali liberi, dunque, potrebbe aiutarci a rimanere più giovani).

Ad ogni molto, è molto importante ricordare che almeno per il momento l’Efsa (ovvero l’Autorità europea per la sicurezza alimentare) non ha approvato nessun claim riguardo alle proprietà dei prodotti a base di rodiola attualmente disponibili sul mercato: non esistono, infatti, prove scientifiche che dimostrino gli effetti benefici legati al consumo della radice.

Perché la radice è così ricca di proprietà?

Quando si parla di questo vegetale si fa riferimento a un prodotto naturale che, come molti altri, può vantare quello che in termine tecnico si chiama fitocomplesso: si tratta, in buona sostanza, dell’insieme dei componenti chimici di una pianta, combinazione del principio attivo con altre sostanze, terapeuticamente inattive (ne è un esempio la cellulosa), ma che nel complesso conferiscono alla pianta le proprietà terapeutiche per cui è nota.

Il fitocomplesso qui presente, nel caso specifico, è un mix di fenilpropanoidi e feniletanoidi (come la rosarina, la rosavina, il salidroside e la salina), di flavonoidi, di oli essenziali, di vitamine e minerali.

Sarebbe però limitante parlare solo degli elementi precedentemente citati. Pare in effetti che all’interno di questa radice siano stati identificati più di cento componenti diversi. Per essere più precisi, comunque, i principali effetti benefici vengono collegati soprattutto ai fenilpropanoidi, una famiglia di composti organici che le piante sintetizzano a partire da due aminoacidi, la fenilalanina e la tirosina.

I benefici legati al consumo della radice

Grazie alla presenza di alcune delle sostanze sopracitate, è dunque possibile prevedere che un consumo adeguato di questo prodotto vegetale possa apportare diversi benefici all’organismo, in particolare legati alla sfera emotiva e più in generale mentale.

Pur trattandosi di ipotesi ancora oggetto di studio, sembra proprio che un’integrazione di rodiola in un piano alimentare equilibrato possa migliorare il proprio umore (questo grazie all’azione di serotonina e dopamina, che verranno stimolate); l’effetto sul sistema immunitario aiuterà inoltre i pazienti a percepire minori livelli di stanchezza, sia da un punto di vista mentale sia dal punto di vista fisico. C’è inoltre un altro aspetto da considerare rispetto a quest’ultima qualità: un organismo meno stanco sarà anche in grado di migliori performance fisiche, ecco dunque il motivo per cui il consumo della radice può essere consigliato anche nel caso di sportivi che praticano attività a livello agonistico.

Può inoltre accadere che gli integratori di questa radice vengano consigliati per curare l’acufene, quel fastidioso fischio all’orecchio che tormenta alcuni pazienti. Altri utilizzi sono anche legati agli attacchi improvvisi di fame nervosa e al mal di testa.

Secondo la tradizione (anche in questo caso si tratta di credenze popolari) si pensa che l’utilizzo della pianta possa in qualche modo rinvigorire la passione sessuale, allungando in parallelo la vita del paziente che la consuma.

La rhodiola rosea è anche un utile rimedio per tutte le persone in sovrappeso: essa infatti velocizza le funzioni del metabolismo ed è anche in grado di sciogliere i grassi grazie al suo notevole potere idrosolubile. Sempre a proposito, è capace di attenuare gli attacchi di fame nervosa e il relativo bisogno eccessivo di carboidrati che sovente si può presentare nel caso di scompensi emotivi: ciò è dovuto alla presenza di dopamina, sostanza in grado di attivare nell’organismo il senso di sazietà che impedisce manifestazioni bulimiche.

A livello sessuale sembra proprio che abbia benefici anche da un punto di vista afrodisiaco. Contribuendo ad abbassare i livelli di ansia, riesce in questo modo a bilanciare la libido incentivando il desiderio, irrorando di sangue le zone più delicate dei genitali. Risulta in questo modo un rimedio naturale per i problemi legati all’ansia da prestazione negli uomini, mentre nelle donne stimola i livelli ormonali e la fertilità.

Per quanto tempo consumare la radice?

Se si è alla ricerca di effetti concreti legati al consumo del vegetale si potrebbe pensare di integrarlo all’interno del proprio stile di vita per al massimo due settimane: si pensa che una decina di giorni, in realtà, possano bastare. Non è detto, comunque, che gli effetti siano immediati e che si manifestino per tutti i soggetti con la medesima intensità. Non è noto, inoltre, per quanto tempo si possano percepire i suoi benefici.

Dove si trova

Solitamente il prodotto è disponibile in tutte le erboristerie, in diversi formati: i più diffusi sono senza ombra di dubbio il suo estratto secco e il suo estratto fluido, da consumarsi ovviamente secondo le indicazioni del produttore precisate sull’etichetta. Vale la pena sottolineare che il dosaggio preciso da assumere può variare in base alla quantità di principio attivo presente nell’integratore preso in esame.

La titolazione si riferisce alla presenza dei già citati principi attivi rosavina e salidroside, che devono essere presenti rispettivamente al 3% e all’11%. Non è comunque da escludere che il punto vendita dove ci si rifornisce abbia anche prodotti con una percentuale maggiore di entrambi i principi attivi: in questo caso, chiaramente, le dosi da assumere diminuiranno di conseguenza.

Se si dovesse preferire l’opzione nel formato tintura madre, l’estratto liquido andrebbe preso diluendo in acqua circa 30-50 gocce di prodotto al dì. Si consiglia, per il resto, di assumere la sostanza prima dei pasti, quindi prima della colazione e/o del pranzo.

Ovviamente non è da escludere che prodotti a base di questa radice possano essere acquistati nei supermercati nel relativo reparto dedicato ai prodotti da erboristeria. Nulla vieta, infine, di affidarsi ad internet ed effettuare un ordine di capsule/estratto in gocce online: in questo modo, gli integratori saranno consegnati nel giro di qualche giorno comodamente a casa.

Esiste qualche controindicazione?

In generale, è possibile che un uso sconsiderato della radice possa avere dei fastidiosi effetti collaterali. Vale la pena di segnalare da questo punto di vista il mal di testa, le vertigini e la secchezza delle fauci.

Trattandosi di un prodotto ricco di principi attivi, è necessario che i soggetti ad essi allergici prestino particolare attenzione a riguardo (senza contare che, essendo anche uno stimolante, potrebbe interferire con il sonno). Premesso che l’uso di integratori a base di questa radice è sempre consigliato previa visita medica, è molto importante ricordare che se si dovessero manifestare particolari reazioni avverse al prodotto bisognerà rivolgersi al più presto al proprio dottore di fiducia. Meglio non esagerare, inoltre, se si fosse bipolari, se in dolce attesa o se al di sotto dei 18 anni.

In ogni caso, come rimedio della fitoterapia il vegetale è generalmente considerato sicuro.

Le possibili interazioni con altri farmaci

Sempre a proposito delle accortezze che sarebbe necessario avere quando si assumono integratori a base di questa radice, può essere utile ricordare che gli esperti sconsigliano il suo consumo in parallelo all’utilizzo di farmaci ACE inibitori (che inibiscono l’enzima di conversione dell’angiotensina) e con tutte le preparazioni e i farmaci che di per sé vantano un effetto stimolante. Meglio evitare anche nel caso in cui si stessero assumendo altri farmaci per combattere gli effetti della depressione.

Come sempre (anche in considerazione del fatto che gli integratori potrebbero interagire con farmaci usati per curare malattie cardiache) bisognerebbe affidarsi a un medico esperto prima di assumere questo tipo di prodotti a base di rodiola.

Storie e leggende legate alla radice

Come anticipato, le prime popolazioni montane che hanno iniziato a fare ampio uso del vegetale chiamavano questo prodotto naturale con il nome di rhosenrot, ovvero radice d’oro, proprio alla luce delle sue importanti proprietà.

Sono numerose, a proposito, le leggende ad essa legate. Pare ad esempio che nelle steppe della Siberia si credesse che un utilizzo regolare della radice avrebbe allungato la vita di chi l’avesse consumata.

Si racconta, inoltre, che la rodiola fosse stata a lungo utilizzata a mo’ di regalo per le coppie sposate in attesa di un figlio: il suo lieve profumo dolciastro, che può ricordare quello della rosa, era un buon motivo per regalare dei bouquet composti dalle radici della pianta come gesto benaugurante per il nascituro.

L’Asia in modo particolare è il continente dove l’utilizzo della piante è stato diffusissimo in passato. Si pensi ad esempio alla Cina, dove gli imperatori locali le utilizzavano per curare un’ampia serie di malattie e disturbi, quasi come fossero una vera e propria panacea per ogni male. Le popolazioni siberiane, inoltre, ne facevano un ampio utilizzo come strumento per affrontare le rigidissime e spesso insopportabili temperature esterne.