Aglio orsino: quali sono le caratteristiche e le controindicazioni

aglio orsino

Anche l’aglio orsino, alla pari di quello tradizionale, può dare benefici alla salute. Tuttavia è importante riconoscerlo tra i campi per non confonderlo con il velenoso colchico, potenzialmente letale. Ecco cosa sapere e dove cercarlo.

 

È considerato un antibiotico naturale. L’ “allium ursinum”, termine botanico di “aglio orsino” ha un peso consistente nelle credenze e nelle simbologie popolari. Si tratta di una pianta bulbosa dalle virtù rigeneranti e purificanti. Le antiche popolazioni germaniche lo elevarono a simbolo di potere, di forza, di rinnovamento e di fecondità. Da qui l’appellativo “orsino” (ursinum), ossia, aglio forte e vigoroso come gli orsi. Peculiarità che non hanno perso smalto e vigore anche nelle cucine contemporanee, tanto da conferire a molte pietanze un odore pungente, forte e deciso.

Vale la pena conoscerlo e riconoscerlo, perché questa sostanza aromatica selvatica si pensa sia velenosa, in realtà viene spesso confusa con il colchico potenzialmente letale se ingerito. È importante riuscire a distinguerli quando si va per campi.

Che cos’è l’aglio orsino

Allium è un genere di pianta dalle origini incerte. Si ipotizza che il suo utilizzo e la potenziale coltivazione risalgano addirittura al 3mila avanti Cristo. Il prefisso “All” suggerisce origini celtiche, che significa “caldo”, quindi “acre”, “bruciante”. Proprio come lo è l’aglio, dal forte odore solfureo. Sicuramente l’allium veniva impiegato per uso medicamentoso e culinario già dalle popolazioni romane. “Ursinum” deriva da “orso”, l’animale del quale si ciba dopo il letargo invernale. Dopo l’epoca romana sono state individuate 250 specie di aglio orsino.

Quali sono le caratteristiche dell’aglio orsino

È importante cogliere le caratteristiche per poter riconoscere le specie spontanee nelle aree boschive. Ecco come è fatto.

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·       Come riconoscerlo

Richiama la forma geofita bulbosa, un bulbo che sprigiona fiori e foglie. bulbo da cui, ogni anno, nascono fiori e foglie. Il fogliame è consistente e carnoso. Generalmente non più di 2 foglie della lunghezza massima di 30 centimetri, larghe fino a 6 centimetri, di forma lanceolata e alata, di colore verde lucente.

Genera un’ombrella con una ventina di fiorellini peduncoli, a forma di stellina, larghi fino a 8 centimetri, di colore bianco candido. Sono fiori ermafroditi del cui polline ne vanno ghiotti api e insetti, grazie ai quali si diffonde con l’impollinazione.

La pianta è priva di un fusto vero e proprio, infatti il bulbo è quasi al livello del suolo, da 25 a 40 centimetri di altezza totale.

Il frutto viene utilizzato in cucina, nelle cure omeopatiche e nell’industria (anche farmaceutica). È da questa capsula di 3 vani che si ricavano dei semi quasi rotondi e commestibili. In realtà, l’intera pianta, foglie comprese, può essere utilizzata in cucina.

 

Dove si trova l’aglio orsino in Italia?

È distribuito in tutta Europa e nell’Asia settentrionale. È facile trovarlo anche in Italia, dalla pianura alle montagne, fino a 1500 metri sul livello del mare, in particolare nei boschi umidi di latifoglie, al riparo dal sole, ma anche lungo i ruscelli e fiumiciattoli in ombra.

 

A cosa serve aglio orsino?

Il forte odore lo renderebbe inappetibile alle specie animali che regnano nei boschi e nelle zone umide dove è più facile individuarlo. L’uomo, invece, lo ha adottato in cucina fin dall’antichità.

È ottimo da mangiare come:

·       Verdura aromatica;

·       Alternativo alla comune cipolla e all’aglio classico;

·       Come sostituto del porro;

·       Per condire piatti a base di pesce, carne;

·       Come soffritto di base;

·       Per le preparazioni di salse di base (In molte zone d’Italia è ingrediente per il pesto e per la preparazione di pietanze tradizionali);

·       Da mescolare nelle insalate (soprattutto le foglie, che sono più tenere, delicate e meno impattanti come odore);

·       Come infuso per le tisane.

 

L’aglio orsino fa bene?

L’industria lo utilizza ancora oggi come disinfettante e repellente. È noto come “antibiotico naturale” e vanta le seguenti proprietà:

·       Depurative;

·       Antisettiche;

·       Antiasmatiche;

·       Ipotensive;

·       Diuretiche;

·       Vaso-dilatatrici;

·       Febbrifughe.

Nella tradizione popolare si utilizzano le parti aeree fresche della pianta per depurare e medicare le eruzioni cutanee passeggere.

Nella rubrica Miti Alimentari de il Salvagente ripercorriamo le proprietà salutistiche, che non sono meno utili dell’aglio comune. In sintesi:

·       Riduce il colesterolo cattivo LDL e aumenta quello buono HDL nel sangue;

·       Agiste come un “disinfettante” naturale;

·       Il suo effetto diuretico aiuta a ridurre la pressione sanguigna e a liberarsi dalle sostanze tossiche accumulate nell’organismo;

·       Come i funghi e l’aloe, è tra i pochi alimenti a contenere buoni livelli di germanio, il quale agisce nel rafforzare il nostro sistema immunitario;

·       Possiede poche calorie, con molti micronutrienti. Infatti, il suo bulbo contiene poco sodio (3 mg per etto), ma anche zinco, potassio (600 mg per etto quanto presente nel timo o nella quinoa), rame (0,3 mg per etto quanto nel grano o nei ceci), vitamine del gruppo B, vitamina C e vitamina D.

 

Ci sono controindicazioni?

Alla pari del comune aglio, ne mangiamo in piccole quantità. Eppure si può sfruttare al massimo. Possiamo:

·       Mangiarlo intero tagliando il bulbo;

·       Masticarlo;

·       Sfruttare l’intero aglio rivestito.

Queste piante in generale non devono essere consumate a dosi elevate, ma è molto difficile che ciò avvenga, considerato il forte odore. Troppo aglio può comunque provocare problemi quali gastriti, nausea, vomito e diarrea, a causa dell’acido cloridrico.

Sono sostanze da evitare in caso di ulcera peptica e gastriti, e da non utilizzare in caso di gravidanza e allattamento.

L’aglio fa bene contro i tumori?

Gli esperti della Fondazione Umberto Veronesi citano studi scientifici dai quali sembrerebbe che il consumo di aglio, e più in generale di composti solforati contribuisca a prevenire il tumore dello stomaco. E non sono gli unici. Ci sono altri alimenti, come il porro e la cipolla, che contengono composti solforati. “L’ipotesi – ricordano dalla Fondazione – è che queste piante sollecitino un meccanismo di rallentamento nella crescita dell’Helicobacter Pylori, il batterio che causa ulcera e gastrite”.

Altri studi indicano nell’aglio un fattore protettivo rispetto all’insorgenza del tumore al colon.

Questi presunti benefici sembrano attribuibili a una delle molecole più attive di queste piante. Si tratta dell’allicina, che però è presente nell’aglio fresco come allina, che può essere trasformata in allicina tritando e schiacciando gli spicchi di aglio, proprio come avviene sui taglieri delle cucine. Per questo, osservano gli esperti della Fondazione, “farsi una bruschetta strofinando l’aglio sul pane prima di metterci il pomodoro è dunque un buon metodo per ottenere l’allicina e per farsi un buon piatto tipicamente estivo”.

Altri studi epidemiologici hanno evidenziato quanto sia più bassa l’incidenza delle malattie cardiovascolari nelle popolazioni che fanno un grande consumo di aglio. Si ipotizza che questo effetto sia dato dalle capacità antiossidanti e antipertensive dell’allicina e di suoi derivati. Tutte ipotesi, in ogni caso, poiché gli studi sugli effetti di questa sostanza sull’uomo sono ancora in corso.

 

Attenzione al finto aglio orsino, che è velenoso!

Andar per campi, a caccia di spezie naturali, può essere un’esperienza unica, entusiasmante, ma il rischio di intossicazioni è dietro l’angolo, per questo abbiamo ripercorso le peculiarità di questa, e altre piante, per riconoscerle. Questo aglio selvatico può essere confuso con il colchico, che contiene un veleno detto “colchicina”, potenzialmente letale.

L’aglio orsino commestibile, a differenza del colchico, ha dei tratti caratteristici ben precisi che possono aiutarci. Eccoli:

·       Le foglie dell’orsino crescono individualmente dal suolo mentre quelle del colchico si levano direttamente dal tubero;

·       L’odore ricorda quello dell’aglio, mentre le foglie del colchico è inodore;

·       L’aglio orsino andrebbe raccolto in mezzo ai campi, meglio evitare le piante ai margini dei boschi, dove si concentrano di più le piante di colchico;

·       I fiori del colchico tendono più al colore violaceo, mentre quelli dell’aglio orsino sono a forma di stellina bianca.

L’Agenzia francese per la salute (Anses) ha stilato una serie di consigli utili per evitare di cogliere piante o erbe intossicanti. Ecco come comportarsi:

·       Meglio non improvvisarsi. È bene informarsi ed essere sicuri di conoscere la pianta che s’intende raccogliere;

·       Utilizzare l’olfatto (Nel caso specifico, l’aglio orsino sprigiona un forte odore);

·       Evitare di raccogliere foglie a manciate, rischiando di contaminare il raccolto con specie differenti, potenzialmente tossiche e non commestibili;

·       In caso di dubbi evitare non raccogliere erbe per il consumo alimentare, medicamentoso o ornamentale;

·       Smettere di mangiare immediatamente nel caso si avverta un sapore amaro o sgradevole;

·       Fotografare sempre il raccolto per facilitarne l’identificazione in caso di avvelenamento;

·       Contattare subito il Centro antiveleni in caso di strani sintomi. I contatti dei Cav più vicini sono facilmente reperibili su internet.