Lana Merino? Ah, saperlo… Il nostro test sul gomitolo Merino Baby

LANA MERINO MONDIAL

Una lettrice ci scrive per farsi chiarire i dubbi sul prodotto Merino Baby, della Lana Mondial Spa. E scopriamo che non esiste una legge che definisca le caratteristiche di questo tessuto pregiato. Ma dalle nostre analisi sul gomitolo qualcosa non torna sulla composizione

 

Molto fine e morbida. La lana Merino (o Merinos, come viene definita internazionalmente) non “graffia” o “pizzica” e può essere indossata piacevolmente a contatto con la pelle. Un filato prezioso (e caro) che viene dal vello della pecora Merinos un animale dai peli molto fini, morbidi e fortemente arricciati. Una razza di cui da secoli è orgogliosa la Spagna, tanto che dal XVI al XVIII secolo il suo allevamento fu sottoposto a rigido monopolio da parte della nobiltà e del clero. Era perfino prevista la pena di morte per coloro che esportavano ovini Merinos al di fuori della penisola iberica. Poi rapidamente questa pecora pregiata e la sua lana si sono diffuse nel resto del mondo e oggi vanno fieri di questi allevamenti Australia e Nuova Zelanda.
Inutile dire che ricercati sono anche i gomitoli che permettono di realizzare lavori a maglia con questa preziosa lana.

Merino Baby vediamoci chiaro

Proprio a uno di questi si è rivolta la nostra attenzione questo mese. Spinti dalla curiosità di una lettrice del Salvagente che ci ha chiesto informazioni e chiarimenti sui prodotti di una delle aziende storiche del nostro paese, abbiamo deciso di approfondire. Il produttore è la Lane Mondial Spa, azienda tessile italiana che dal 1946 produce e commercializza filati per l’aguglieria e spiega dalle sue pagine di selezionare personalmente “le migliori fattorie di razza Merinos in Australia e Nuova Zelanda, dove la lana viene prodotta tutto l’anno da milioni di pecore che si nutrono di acqua, aria, sole ed erba”.
Abbiamo acquistato uno dei suoi prodotti la Merino baby, un filato misto che in etichetta dichiara il 60% di lana Merino e il 40% di acrilico. I risultati che abbiamo ottenuto dalle analisi chimiche condotte in un importante laboratorio accreditato Accredia, come vedete, sembrano non confermare quanto assicurato dall’etichetta.

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La risposta dell’azienda

Come sempre facciamo, abbiamo sottoposto all’azienda i dati ottenuti dal laboratorio chiedendo un commento. Che è arrivato puntuale, anche se laconico. “Lane Mondial s.p.a. precisa che il proprio filato ‘Merino Baby’ è certificato con il marchio ‘Woolmark Blend’, rilasciato esclusivamente a prodotti testati presso laboratori autorizzati indipendenti approvati da “The Woolmark Company” – autorità mondiale nel settore della lana – e che offre ai consumatori un contenuto di fibra garantito, oltre che assicurazione di qualità. Si disconoscono, quindi, risultati di un laboratorio non meglio identificato, eseguiti senza il contraddittorio tra le parti e su filati di cui si ignora la provenienza”.

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LA NOSTRA PROVA

MERINO BABY MONDIAL LANA

Quanta lana?

Partiamo dalla prima delle nostre analisi, effettuata in due prove diverse sullo stesso gomitolo. Come è evidente, emerge una composizione diversa da quella dichiarata. La lana, infatti, sembrerebbe essere meno dell’acrilico, con una differenza del 24% rispetto a quanto promesso in etichetta. Non poco, dato che il Regolamento 1007 del 2011 indica una tolleranza massima del 3% rispetto al dichiarato.

Merino o no?

Passiamo all’altra analisi sul gomitolo della Mondial, quella della finezza della lana. Il dato medio – come potete leggere nella tabella della pagina accanto – indica una finezza media di 28,35 micron (un micron è un millesimo di millimetro).
Per capire se si tratta di una finezza corrispondente a quella di questa razza pregiata di pecore abbiamo chiesto lumi ad un esperto del settore.
“La pecora merinos – ci spiega l’esperto – dà lane fini pregiate, adatte per esempio a tessuti tipo fresco di lana che utilizzano titoli molto fini. Generalmente si hanno spessori che vanno dai 17 ai 23 micron, anche se le più pregiate sono quelle di 17-18 micron”.
Abbastanza lontane, insomma da quelle trovate. Possiamo comunque concludere che si tratti di Merinos?
“Purtroppo non esiste una caratterizzazione di legge – ci informa l’esperto – e dunque è impossibile definire i dati che avete ottenuto, anche perché esistono greggi di pecore di razza Merinos i cui velli possono essere di finezze ‘importanti’, tra i 26 e i 30 micron”.
Possibile che non esista alcuna norma che definisca un termine come il “Merinos” venduto al consumatore come una qualità pregiata e venduta a prezzi superiori a quelli della lana ordinaria?
“Purtroppo è così – ribadisce l’esperto – e di fatto si lascia il consumatore in balia di chi può legittimamente indicare una razza universalmente nota per un filato pregiato e fine pur utilizzando una lana di finezza ‘ordinaria’”.

Poche certezze

Una confusione, spiega l’esperto, da cui si esce solo nei casi in cui le aziende decidano di dare informazioni più di dettaglio.
“Su alcuni tessuti pregiati si trovano etichette che indicano in maniera indiretta la finezza della lana utilizzata per realizzare i filati che costituiscono il tessuto. In questi tessuti viene dichiarato il titolo (finezza) dei filati mediante una classificazione anglosassone: esempio 100 – 110’S. Il termine “S” è l’abbreviazione di “hanks” (matasse).
Il sistema di classificazione “Super S” è un metodo di classificazione della lana, e definisce la finezza del filato per ogni categoria di tessuto di lana superfine che voglia fregiarsi di una apposita etichettatura sulla scala “Super S” (il range di finezza va da 80’S a 250’S), e quindi maggiore è il numero e più leggero e morbido sarà il tessuto ottenuto. Si tratta di dichiarazioni volontarie che però impegnano legalmente l’azienda. Se leggo solo Merinos in etichetta non ho alcuna arma per essere certo della qualità del prodotto, solo un esperto sarebbe in grado di riconoscerla”.

I dubbi sull’etichetta

Tornando all’etichetta del gomitolo della Mondial Lane, l’esperto ha un’altra osservazione: “I qualificativi, come Merino, non possono essere inseriti accanto alla descrizione ufficiale della fibra impiegata (es. lana); devono andare su un’etichetta separata o ben distinti dalla descrizione di composizione fibrosa. Scrivere 60% di lana Merino è già di per se un errore. Qui in Europa è tollerato ma dove si fanno controlli più rigidi come avviene in Cina sulle importazioni, sarebbe considerata una scorrettezza grave”.

Il coefficiente di variazione

In tabella trovate la voce “Coefficiente di variazione”. Di cosa si tratta?
Ci aiuta ancora l’esperto: “Le fibre naturali sono soggette a naturali variazioni della distribuzione delle finezze. Per questo si misurano al microscopio numerose fibre dello stesso campione (migliaia)e questo permette di determinare con una buona accuratezza sia il diametro medio che la dispersione delle varie finezze trovate; questa dispersione si misura con il Coefficiente di variazione percentuale (Cv%); più basso è questo valore e maggiore è il pregio del campione. Il Cv% che avete ottenuto è un valore consueto per questo tipo di fibra”.