Le principali associazioni di pediatri italiani lanciano l’allarme per la carenza di amoxicillina un farmaco molto usato per i bambini, per esempio nella formulazione di Augmentin e Clavulin
Le principali associazioni di pediatri italiani lanciano l’allarme per la carenza din amoxicillina un farmaco molto usato per i bambini, per esempio nella formulazione di Augmentin e Clavulin. L’Associazione culturale pediatri (Acp), con il sostegno della Società italiana di pediatria (Sip) e della Federazione italiana medici pediatri (Fimp), infatti, ha scritto una lettera a Giorgio Palù, presidente di Aifa, e ad Anna Maria Marra, sostituta direttrice generale Aifa, per chiedere “con forza e urgenza” una soluzione a questo problema. “Da novembre 2022 – scrivono – persiste, e si è aggravata, la carenza di amoxicillina, farmaco di primo intervento in età pediatrica. Se a partire dal 2021 la carenza riguardava alcune formulazioni d’uso ospedaliero, come riconosciuto anche da Aifa, da alcuni mesi la carenza a livello territoriale riguarda tutte le formulazioni di amoxicillina, come un fenomeno ciclico in alcune realtà , cronico in altre. Si tratta di un grave e serio problema, e non solo per l’attività pediatrica delle cure primarie”.
Antibiotico di uso comune
“Questo antibiotico- scrivono i pediatri- è la prima scelta per tutte le più comuni patologie infettive, come indicato anche dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e da tutte le linee guida internazionali pertinenti. Questo perché è a basso costo, è efficace e ben tollerato, ha bassi rischi di effetti avversi e soprattutto contribuisce al controllo dell’antibiotico resistenza, di cui l’Italia ha il triste primato in Europa, insieme alla Spagna. La resistenza agli antibiotici, lo ricordiamo, è ambientale e non individuale: il rischio non è solo per il singolo individuo, ma per tutta la comunità . Perché l’amoxicillina è introvabile? Probabilmente proprio per il suo basso prezzo, che non invoglia l’industria farmaceutica alla produzione”.
Le cause
Ma tra le cause della carenze sono legate alla recente ondata di infezioni respiratorie – Spiegava a gennaio l’Agenzia europea del farmaco in una nota – che ha portato a un aumento della domanda di antibiotici come l’amoxicillina, da sola e in combinazione con acido clavulanico, soprattutto nelle formulazioni pediatriche. Inoltre, i ritardi di fabbricazione e i problemi di capacità produttiva hanno generato difficoltà di approvvigionamento che interessano la maggior parte degli Stati membri, ma anche Paesi al di fuori dell’Ue.
Alternative con rischi di reazioni avverse
La carenza di amoxicillina, sottolineano ancora i pediatri, sta inducendo sempre più la prescrizione di inappropriate alternative terapeutiche, con l’aumentato rischio di effetti e reazioni avverse- sottolineano i pediatri – Succede ad esempio per il trattamento di faringotonsillite da Sbea, otite e polmonite batterica, infezioni target per l’uso di amoxicillina e dove ogni alternativa terapeutica rappresenta una scelta non appropriata. Ancora, in termini di antibiotico resistenza, pensiamo ai ceppi di E. Coli, sempre più resistenti all’amoxicillina-acido clavulanico, maggiormente e impropriamente utilizzato oggi nel contesto pediatrico italiano”. L’appello che dunque i pediatri fanno al governo italiano e all’AIFA è che vengano “prontamente attivate iniziative efficienti, affinché si sopperisca alla carenza di farmaci essenziali, che oggi limita la qualità delle cure di infezioni frequenti nella popolazione tutta. Una situazione che sta cronicizzando e deve essere prevenuta, sopperendo allo scarso interesse mostrato dall’industria verso una produzione troppo poco costosa per risultare economicamente interessante”.
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La proposta dei pediatri
In mancanza di aziende disposte a continuare a produrre l’amoxicillina, i pediatri infine propongono: “Dovremmo considerare le possibili alternative che può fornire un sistema sanitario universalistico: per esempio il nostro Paese dispone di uno stabilimento chimico farmacologico militare con una rinomata tradizione nella realizzazione di prodotti farmacologici di primo soccorso. Sembra invece che non ci sia troppo interesse a occuparsi di questo problema: i bambini sono forse troppo pochi e poco importanti da questo punto di vista, anche se il problema, come detto, non è solo pediatrico”.