La biotina, chiamata anche vitamina B8 o vitamina H, è una sostanza appartenente al più ampio gruppo delle vitamine B idrosolubili che, non potendo essere accumulate in maniera automatica dall’organismo, devono per forza di cose essere assunte tramite l’alimentazione.
La biotina, chiamata anche vitamina B8 o vitamina H, è una sostanza appartenente al più ampio gruppo delle vitamine b idrosolubili che, non potendo essere accumulate in maniera automatica dall’organismo, devono per forza di cose essere assunte tramite l’alimentazione.
Ecco dunque quali sono tutte le sue proprietà benefiche sul corpo umano e quali sono le fonti alimentari attraverso le quali è possibile assumerla.
Biotina: le caratteristiche chimiche
La formula chimica di tale sostanza è C10H16N2O3S e rappresenta i due anelli condensati che la compongono, di cui uno tiofenico e o uno imidazolidinonico. Legato al secondo anello è inoltre presente una catena laterale costituita da acido valerico.
Tali caratteristiche prettamente chimiche la rendono solubile in acqua e, una volta in questo stato, resistente agli acidi e alle basi, ma anche al calore. In ogni caso è possibile che si decomponga se viene a contatto con raggi ultravioletti o potenti ossidanti.
Per il resto, la comunità scientifica è ancora oggi al lavoro per cercare di comprendere in che modo questo tipo di vitamina viene assorbita dall’organismo da un punto di vista chimico. Comunque sia, si pensa che la scissione della biotina dalle proteine a cui è legata dipenda dalla biotinidasi secreta dai succhi pancreatici. Una volta liberata, la vitamina viene assorbita dall’ileo e dal digiuno attraverso due distinti meccanismi: uno attivo (contro gradiente di concentrazione), l’altro passivo (per diffusione semplice).
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A cosa serve la vitamina H
Si tratta di una sostanza molto preziosa per i processi di trasformazione (o metabolismo) delle proteine, dei grassi e dei carboidrati che vengono assunti quotidianamente con i cibi ingeriti. Inoltre, è molto importante per il corretto funzionamento delle cellule e per la crescita e lo sviluppo di determinate aree cutanee, soprattutto quelle a crescita rapida e a rapido ricambio cellulare come ad esempio i capelli o ancora le unghie. Da quest’ultimo punto di vista in modo particolare la sua assunzione è consigliata insieme all’acido folico (anche chiamato vitamina b9)
Essa svolge in aggiunta il ruolo di coenzima: i coenzimi sono sostanze organiche con una composizione chimica semplice che facilitano l’azione degli enzimi, cioè le proteine in grado di accelerare le reazioni biologiche.
Per quanto riguarda la vitamina H nel caso specifico, essa risulta molto importante per il funzionamento di enzimi come i carbossilasi ATP-dipendenti, gli stessi addetti al metabolismo di carboidrati e grassi e di molte altre reazioni che avvengono nell’organismo.
Quali sono le dosi consigliate
Il fabbisogno quotidiano di biotina è in realtà molto ridotto e non esiste, proprio per questo motivo, un vero e proprio livello minimo di assunzione raccomandato.
Ad ogni modo nel 2014 la Società italiana di nutrizione umana (Simu) ha pubblicato una revisione aggiornata relativa ai Larn, ovvero i Livelli di assunzione di riferimento di nutrienti ed energia per la popolazione italiana riferiti proprio alle dosi quotidiane di biotina da assumere per ogni fascia d’età. Ecco il dettaglio.
- Lattanti dai 6 ai 12 mesi: 7 µg
- Bambini da 1 a 3 anni: 10 µg
- Bambini dai 4 ai 6 anni: 15 µg
- Bambini dai 7 ai 10 anni: 20 µg
- Adolescenti maschi dagli 11 ai 14 anni: 25 µg
- Adolescenti maschi dai 15 ai 17 anni: 30 µg
- Adolescenti femmine dagli 11 ai 14 anni: 25 µg
- Adolescenti femmine dai 15 ai 17 anni: 30 µg
- Adulti maschi sopra ai 18 anni: 30 µg
- Adulti femmine sopra ai 18 anni: 30 µg
Ci sono in ogni caso anche diversi altri fattori che influenzano la necessità di assunzione di questa o di altre vitamine: tra gli altri vale la pena segnalare lo stato di salute generale del soggetto e/o la presenza di determinate patologie o condizioni particolari.
I Larn inoltre sottolineano che le dosi possono essere modificate per quanto riguarda le donne in dolce attesa: in questo caso i livelli di assunzione di vitamina H possono aumentare fino a 35 µg al dì.
Un altro tipo di soggetti che può facilmente avere bisogno di un’ulteriore integrazione sono le persone che praticano molto spesso sport, a livello agonistico o semi-professionale: per questi individui il fabbisogno quotidiano potrebbe persino raddoppiare, visto che le loro attività richiedono un enorme dispendio di energie e, di conseguenza, un’elevata sintesi delle proteine. Per il resto, gli scienziati non hanno ancora dimostrato che l’assunzione di tale vitamina possa migliorare nello specifico le performance negli sport.
Quando è consigliabile assumere la vitamina H
Come anticipato, si tratta di una sostanza che può rivelarsi molto preziosa per il rinnovamento cellulare in determinate aree dell’organismo. La sua assunzione è dunque consigliata per combattere la perdita di capelli e la fragilità delle unghie. Questi sono in realtà soltanto un paio di esempi che è possibile citare.
Sembra infatti che assumere determinate dosi di vitamina H contribuisca a lottare contro l’insorgere di forme lievi di depressione e di dermatite seborroica, una patologia che colpisce soprattutto i bambini e che comporta una fastidiosa infiammazione a livello cutaneo. Pare sia inoltre utile nei soggetti che soffrono di diabete. Va ricordato che per quanto riguarda queste ultime due condizioni gli studi sono ancora in corso e non esistono solide evidenze scientifiche.
Quando si può presentare una carenza di vitamina H?
Trattandosi di una sostanza presente in numerosi alimenti, la carenza di biotina nell’organismo è uno scenario di fatto piuttosto raro (senza considerare che questa sostanza è presente in quantità rilevanti all’interno della nostra flora intestinale).
Uno fra i principali nemici della vitamina H, in ogni caso, è l’albume d’uovo crudo, che se consumato in quantità eccessive può portare ad una carenza di tale sostanza. All’interno di questa parte dell’uovo è infatti presente l’avidina, un elemento di disturbo che tende a bloccare l’assorbimento della vitamina H all’interno dell’intestino.
In una situazione simile, o in presenza di altre condizioni scatenanti, può essere consigliabile assumere degli integratori di questa vitamina, ovviamente non prima di essersi rivolti al proprio medico di base e/o ad uno specialista nutrizionista.
Nonostante la carenza di vitamina H possa essere legata ad un difetto dell’enzima biotinidasi congenito, più spesso la sua mancanza viene associata a:
- La gravidanza e l’allattamento
- L’abuso di sostanze alcoliche
- L’abuso di antibiotici e di anticonvulsivanti (ovvero i farmaci che bloccano le convulsioni)
- I disturbi gastrointestinali (come il morbo di Crohn)
Quelli presentati fino ad ora sono in realtà soltanto alcuni degli scenari possibili nei quali si potrebbe manifestare una mancanza di vitamina H nell’organismo.
C’è per esempio chi dimostra di essere carente di vitamina H dopo l’uso prolungato di un sondino nasogastrico, o dopo essersi sottoposto ad una dieta molto ferrea (o essere stato malnutrito). Anche il diabete, come anticipato in precedenza, potrebbe giocare un ruolo nell’alterazione dei livelli di vitamina H nell’organismo.
In realtà, per poter valutare i livelli di questa sostanza nel corpo, non è purtroppo possibile affidarsi a degli esami puntuali: la carenza della vitamina, dunque, potrà essere valutata solo in presenza di determinati sintomi sospetti, di cui si parlerà in maniera più approfondita nel capitolo successivo
I sintomi della mancanza di vitamina H
Si è visto che la pelle è una delle aree del corpo che più possono trarre beneficio, a vari livelli, dell’assunzione di questa vitamina.
Va da sé che una carenza possa portare a determinati problemi cutanei, come una pelle molto secca che tende alla desquamazione, senza contare il rischio di alopecia, cioè di perdita dei capelli vera e propria (si può presentare solo in alcune parti del cuoio capelluto o può portare a calvizie completa).
Senza il giusto quantitativo di biotina, inoltre, i capelli possono assottigliarsi nel corso del tempo oppure perdere il loro naturale colore. La carenza di questa vitamina può inoltre rendere le unghie più sottili, facendo sì che si possano rompere molto più facilmente. Un’altra possibilità è che si presentino delle vere e proprie irritazioni a livello cutaneo, con squame di colore rossastro intorno a bocca, occhi e naso.
Tra i principali sintomi legati a un basso apporto di vitamina H ci sono importanti manifestazioni a livello del sistema nervoso: chi è carente di questa vitamina tende a percepire uno spiccato senso di stanchezza generale e, nei casi più gravi, può sviluppare forme depressive.
I crampi notturni e il legame con la carenza di vitamina H
Uno dei sintomi più comuni legati alla scarsa assunzione della vitamina H sarebbero proprio i dolorosi crampi che spesso colpiscono alcuni soggetti nel corso della notte, quando la circolazione degli arti, a causa della posizione, è più rallentata.
La mancanza di vitamina H è certamente uno dei numerosi motivi dietro a questa fastidiosa condizione che può avere importanti conseguenze sui livelli di stress quotidiano (poiché disturba una fase importantissima come quella del riposo). In generale, i crampi possono essere anche legati alla mancanza di sostanze come il magnesio e il ferro, che possono essere assunti con l’alimentazione ma anche con integratori facilmente reperibili sul mercato.
Esistono rischi per quanto riguarda l’assunzione di vitamina H?
In realtà non sembra che esistano problemi di sorta legati ad un eccesso di assunzione di questa sostanza all’interno dell’organismo.
Per quanto riguarda gli integratori di vitamina B8 in quantità fino a 10 milligrammi non sono mai stati segnalati effetti collaterali particolari. In ogni caso, è sempre importante affidarsi a uno specialista prima di integrare nella propria alimentazione prodotti simili.
Le fonti alimentari: dove è possibile trovare questa vitamina
Entrare in contatto con alimenti che vantano discrete quantità di vitamina H, come si è visto in precedenza, è piuttosto semplice.
All’interno di un’alimentazione sana e bilanciata sono infatti numerosi i cibi che presentano al loro interno questa preziosa sostanza: essa è infatti presente nel lievito, nel fegato di vitello e nel tuorlo delle uova. Quantità importanti di vitamina H sono inoltre contenute nel latte e in tutti i suoi derivati (particolarmente nel latte di mucca, nello yogurt e nel formaggio), nei semi vari e nella frutta secca (si pensi ad esempio ai semi di girasole); ancora, nei cereali come il riso integrale o il grano, nei legumi (in modo particolare nelle lenticchie) e in certe verdure come le carote, i cavolfiori, la lattuga, oltre che nei funghi.
La vitamina H interferisce con gli esami di laboratorio? Una questione aperta
Di recente la comunità scientifica ha aperto uno scenario piuttosto interessante relativo al consumo di questa sostanza.
A esprimere dubbi nel merito della questione è stata la Fda, ovvero la Food and drug administration statunitense: la più alta autorità americana in materia di salute ha infatti pubblicato un documento che specifica alcune raccomandazioni sull’uso della biotina, visto che potrebbe “interferire in maniera significativa con alcuni esami di laboratorio, alterandone i risultati”. Ma in che modo?
Una volta assorbita nel sangue, sembra che questa sostanza interferisca in modo particolare con alcuni test immunometrici, che valutano la presenza di determinati anticorpi. Il motivo è legato al fatto che la biotina è un elemento essenziale dei reagenti di laboratorio utilizzati in molti metodi immunometrici.
Un’eccessiva quantità di questa vitamina nel sangue potrebbe dunque falsare i risultati, dando valori troppo alti o troppo bassi a seconda dei casi. Si tratta di una casistica da non sottovalutare, perché è proprio in base a questi risultati che il medico si orienta per fornire al paziente la cura più adatta. Una cura scorretta, legata ad un dosaggio sbagliato di alcuni farmaci, può ovviamente avere delle conseguenze anche piuttosto gravi.
In un simile contesto (è il caso delle diagnosi di attacco cardiaco o degli esami per la funzionalità tiroidea) il medico dovrebbe quindi sconsigliare al paziente l’assunzione di integratori a base di vitamina H per qualche giorno prima di sottoporsi al relativo esame.