I vaccini necessari per gli animali da compagnia

VACCINI ANIMALI DA COMPAGNIA

Per prendersi adeguatamente cura dei nostri animali da compagnia è necessario sapere quali sono tutti i vaccini a cui è necessario sottoporli per non rischiare che contraggano pericolose malattie

Secondo un recente studio condotto da Assalco Zoomark e Anmvi (l’Associazione nazionale dei medici veterinari italiani) le case degli italiani ospitano un totale di 1,8 milioni di piccoli animali domestici oltre ai classici cani e ai gatti. Proprio come gli esseri umani anch’essi possono incorrere in pericolose malattie che potrebbero seriamente comprometterne la salute (nei casi più gravi potrebbero persino mettere a repentaglio la loro stessa vita). Un’adeguata profilassi vaccinale è dunque lo strumento più prezioso che abbiamo per evitare ai nostri amati amici a quattro zampe l’incontro con patogeni potenzialmente letali.

Come sono composti i vaccini per animali

Proprio come nel caso degli esseri umani, un vaccino per i pet domestici è un particolare tipo di farmaco costituito da una serie di microrganismi (può trattarsi di virus, di batteri, o di parti di essi e/o di sostanze da essi prodotti) modificati in laboratorio per non essere più nocivi: una volta iniettati, essi sono in grado di replicarsi all’interno dell’organismo senza provocare una malattia ma stimolando, in parallelo, la produzione di anticorpi e rafforzando così il sistema immunitario.

In buona sostanza, una vaccinazione simula la malattia all’interno del corpo senza però provocarne gli stessi effetti. Non è un caso che dopo la prima somministrazione l’animale possa essere interessato da lievi effetti collaterali (come la febbre) destinati però a risolversi nel giro di poche ore.

Il vaccino non è, ad ogni modo, una soluzione una tantum. Nella maggior parte dei casi, infatti, il livello di anticorpi prodotto da una o più iniezioni di questo farmaco tende a calare con il passare del tempo. Ciò significa che dopo aver vaccinato il proprio animale da compagnia sarà necessario tornare dal veterinario per un’ulteriore dose di richiamo, con una tempistica che può variare da specie a specie e da farmaco a farmaco.

A chi affidarsi

La somministrazione di un vaccino ad un animale da compagnia non è certamente un’operazione che possa essere completata in autonomia e senza un’adeguata formazione.

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Poiché la profilassi vaccinale per determinati tipi patologie (secondo le disposizioni della legge) è assolutamente obbligatoria si dovrà fare riferimento a medici esperti che naturalmente siano iscritti all’Ordine dei medici veterinari. Solitamente la somministrazione di questo tipo di farmaco viene effettuata presso le Asl da medici veterinari liberi professionisti. Tale operazione in certi casi può però anche essere svolta dai dirigenti veterinari dell’Asl. Naturalmente poi ci si può rivolgere presso gli ambulatori veterinari privati.

Vale la pena ricordare, comunque sia, che ad oggi nella maggior parte dei casi la scelta per la vaccinazione di un animale è a completa discrezione del padrone. L’obbligatorietà potrebbe dunque essere imposta solo nel contesto di particolari situazioni epidemiologiche.

I vaccini disponibili per le varie specie

Si è detto che sono attualmente disponibili una serie di preparati specifici che hanno l’obiettivo di simulare certe malattie all’interno dell’organismo di vari animali. Chiaramente, ad ogni patologia corrisponde il relativo farmaco.

Qui di seguito sono riportate tutte le principali malattie animali per cui è attualmente disponibile un vaccino (nota bene: alcune di essere sono di origine virale, mentre altre sono di origine batterica mentre negli esseri umani il vaccino colpisce solo ed esclusivamente i virus).

  • Malattie bovine: infezione da virus della diarrea virale/malattia delle mucose (Bvdv-Mdv), rinotracheite infettiva (Ibr), infezione da virus respirazione sinciziale (Vrss), infezione da parainfluenza 3 (Pi3), Manhmeimia (pastorella) haemolytica, clostridiosi
  • Malattie degli equidi: rinopneumonite da herpes virus equino, tetano
  • Malattie dei conigli: myxomatosi, malattia emorragica del coniglio
  • Malattie dei cani: rabbia, cimurro, epatite infettiva (Cav 1), tracheobronchite infettiva (anche chiamata tosse dei cani), parvovirosi, leptospirosi
  • Malattie dei gatti: gastroenterite felina (panleucopenia felina), infezioni respiratorie causate da herpesvirus e calicivirus, leucemia felina (FelV)
  • Malattie dei suini: malattia vescicolare del suino, parvovirosi, mal rosso, clostridium perfringens

Per quanto riguarda i pet da compagnia, è evidente, le principali specie con le quali ci ritroviamo molto più spesso a convivere all’interno delle nostre case sono cani, gatti e conigli. Vediamo dunque insieme che tipo di profilassi vaccinale è necessario seguire per ognuna di queste tre tipologie di animali.

Vaccini per i cani

Appena nati, i cuccioli di cane possiedono già un discreto titolo anticorpale trasferito dalla madre tramite la gravidanza e l’allattamento. Con il passare del tempo, tuttavia, questi anticorpi iniziano a diminuire e diventa necessario proteggere queste creature con la vaccinazione.

Ogni cucciolo andrebbe vaccinato a partire dalla sesta/ottava settimana d’età, con la somministrazione di almeno 3 vaccini a intervalli di 3 o 4 settimane l’uno dall’altro. L’ultima dose andrà iniettata intorno alla 14°-16° settimana di vita. Per quanto riguarda il richiamo invece esso andrà svolto dopo un anno e periodicamente ogni 12 mesi, per tutta la vita. Nel caso in cui si prendesse un cane già adulto ma che non abbia mai ricevuto la vaccinazione sarà necessario somministrare due vaccini ad una distanza di 3-4 settimane, proseguendo poi una volta ogni anno.

Rispetto a certe malattie come per esempio l’epatite infettiva, la parainfluenza, il cimurro o la parvovirosi si può procedere ad un richiamo anticorpale ogni 3 anni, considerata la bassa probabilità che hanno i cani di contrarre queste malattie. Diverso invece è il discorso per la leptospirosi, la cui durata è di circa un anno: si tratta di un farmaco importante per tutti quegli esemplari che possono facilmente entrare a contatto con topi o acque inquinate da urine di topo (come quelli che vivono in zone di campagna, ma può accadere anche nelle grandi città).

Molto importante è anche il vaccino antirabbia, che pur non essendo obbligatorio di per sé è fondamentale per tutti quegli animali che dovessero essere trasportati all’estero: la vaccinazione in questo caso può essere effettuata dopo 3 mesi dalla nascita e a livello legale si considera valida dopo 21 giorni dalla prima somministrazione.

I vaccini per i conigli

Parlando dei conigli è necessario evidenziare il rischio per questi animali di incorrere in due patologie in modo particolare: da un lato la mixomatosi, dall’altro la malattia emorragica virale (o MEV).

La prima è una patologia virale causata da un leporipoxvirus a trasmissione diretta (si trasmette con le le secrezioni respiratorie, i liquidi organici, le feci o il sangue) oppure indiretta attraverso l’azione degli insetti ematofagi (ovvero: quelli che si nutrono del sangue degli animali, come le zecche). Per prevenire questa malattia la vaccinazione risulta essere cruciale perché impedisce la comparsa di lesioni impattanti sulla salute respiratoria del coniglio.

La seconda è una condizione legata alla presenza di un agente eziologico (il calicivirus, o Rhdv) del quale si riconoscono due sierotipi (Rhdv 1 e Rhdv 2) e che può arrivare, a seconda degli esemplari, a una mortalità del 100% a seconda della virulenza del ceppo.

In base al tipo di malattia del coniglio si può procedere alla somministrazione di diversi tipi di vaccino, che possono essere bivalenti o trivalenti. Cambierà inoltre, a seconda dei casi anche la frequenza con cui questi animali saranno sottoposti al vaccino.

Per esempio nel caso di mixomatosi o di MEV i conigli che come primo vaccino hanno ricevuto un trivalente (Nobivac Myxo-RHD Plus) non avranno bisogno in futuro di un piano vaccinale diverso ma continueranno a ricevere lo stesso farmaco a scadenza annuale.

I vaccini nei gatti

Solitamente, la prima dose di vaccino viene somministrata al gatto tra i primi 2 o 3 mesi di vita, alla quale si aggiungerà in secondo momento un richiamo dopo circa 2-4 settimane. Dopodiché sarà necessario vaccinare il proprio animale da compagnia con cadenza annuale.

Anche in questo scenario la situazione cambia molto a seconda del contesto in cui il gatto si trova a vivere. Se fosse un felino abituato ad un ambiente cittadino le indicazioni del veterinario saranno diverse rispetto ad un animale che vive in campagna, dove è molto più probabile che esso possa entrare in contatto con agenti patogeni trasmessi da insetti come pulci o zecche.

Dopo aver effettuato la prima vaccinazione sarà fornito all’animale un libretto che conterrà al suo interno oltre alle informazioni sui vaccini anche altri dettagli come per esempio i promemoria sui richiami, i trattamenti eseguiti ed eventuali operazioni (si pensi ad esempio alla sterilizzazione). Si tratta di un documento importante da custodire con cura soprattutto nel caso di viaggi all’estero, visto che le autorità potrebbero voler accertare le condizioni igienico-sanitarie del micio.

Sono tre i vaccini obbligatori per i gatti e sono legati alle tre patologie più diffuse per questo tipo di animali: il primo è contro l’herpesvirus (che causa la rinotracheite), il secondo contrasta il calici virus (contro la calicivirosi) e il terzo aiuta l’animale a combattere la gastroenterite virale (causata dalla panleucopenia). I veterinari sottolineano l’importanza che tutti i gatti possiedano il “trivalente”, anche allo scopo di sviluppare la cosiddetta “immunità di gregge”.

Anche i gatti, come i cani, possono correre il rischio di contrarre la pericolosissima rabbia: ecco perché il vaccino antirabbico è attualmente consigliato, seppure non obbligatorio tout court. Attenzione perché il vaccino contro la rabbia deve essere però obbligatoriamente iniettato nel caso in cui il felino dovesse essere trasportato in un altro paese dell’Unione europea o in un altro continente. Alcuni paesi, inoltre, chiedono ai viaggiatori di presentare anche la titolazione anticorpale (che si effettua mediante un campione di sangue dell’animale) oltre alla certificazione dell’avvenuta vaccinazione antirabbica.