Casa, come si valuta l’efficienza energetica e quanto influisce sul valore

CASA EFFICIENZA ENERGETICA

La classe di efficienza energetica di una casa oltre ad essere obbligatoria influisce nella compravendita e, alla luce della nuova direttiva Ue, diventerà sempre più importante

La crescente apprensione per le tematiche ambientali ha aperto ad un sempre più alta attenzione alle operazioni e alle tecniche in grado di ridurre l’impatto che i consumi quotidiani possono avere sulla natura. Si va dalla mobilità all’alimentazione, passando anche per una differente gestione e costruzione delle abitazioni. In tale ultimo aspetto assume una grande rilevanza il consumo energetico che ogni cittadino ha all’interno della propria abitazione e le classi energetiche delle stesse. Si tratta di un metodo condiviso che attribuisce dei valori tanto alle intere abitazioni quanto ai singoli apparecchi elettronici. Questi parametri consentono ai cittadini di fare delle valutazioni sui propri consumi e, in seguito, di valutare eventuali interventi che possano portare ad un efficientamento energetico. Non dimentichiamo che la nuova direttiva europea sulle case green imporrà da qui al 2033 una serie di step per rendere il patrimonio immobiliare meno dispendioso.

Cos’è l’efficienza energetica

Quando si parla di efficientamento energetico si fa riferimento alla serie di attività che vengono poste in essere per migliorare il valore energetico di un’abitazione con il fino ultimo di:

  • ridurre le emissioni inquinanti;
  • risparmiare energia;
  • spendere di meno, in quanto a minori consumi corrispondono generalmente dei costi inferiori.

Proprio l’importanza degli obiettivi indicati dell’efficientamento energetico e per il loro impatto positivo sulla società di oggi e del domani, i governi dei paesi europei hanno attivato negli ultimi anni molte misure che, sotto forma di incentivo, agevolano il passaggio a fonti di energia più sostenibili e rinnovabili. Dai discorsi fin qui affrontati, appare evidente che con una maggiore efficienza energetica si otterranno prestazioni uguali o migliori rispetto al passato e tale operazione produrrà un minore spreco di risorse. Da tale operazione derivano anche dei vantaggi economici per chi migliora la propria capacità energetica nella propria abitazione. Oltre all’ambiente, dunque, con l’efficientamento energetico si guarda anche al risparmio nelle bollette delle utenze domestiche o della propria attività.

Migliorare l’efficienza energetica della propria abitazione

L’efficientamento energetico degli edifici è, come detto, una pratica fortemente incentivata dai governi nazionali e dall’Unione europea nell’ottica degli obiettivi programmatici del Green Deal. Una tipica attività di efficientamento è quella che riguarda l’isolamento termico dell’involucro dell’edificio (tetto, infissi e pareti) che permette di ridurre il fabbisogno energetico. Con questo intervento si andrà nello specifico a migliorare la capacità dell’immobile di trattenere il calore in inverno, diminuendo anche la trasmissione in estate. Si tratta di una scelta che, al giorno d’oggi, non può essere trascurata da chi, per un motivo o per un altro, deve fare degli interventi al sistema di riscaldamento, agli impianti di calore o alle caldaie. A fronte di un maggiore investimento iniziale – spesso ridotto proprio grazie agli incentivi – si potrà beneficiare di maggiori risparmi in bolletta. Il consiglio è dunque quello di effettuare tutte le comparazioni di prezzo sia nel breve che nel lungo periodo ed affidarsi a personale specializzato nella riqualificazione energetica.

Le classi energetiche

Un passaggio fondamentale per la comprensione dell’efficientamento energetico è rappresentato dalle classi energetiche applicate alle abitazioni. Si tratta, come in parte già accennato, di un sistema scientifico che permette di valutare il fabbisogno di energia di case e appartamenti. Per calcolarlo vengono analizzati diversi parametri, sia a livello strutturale che di funzionamento. Più nello specifico, si tiene conto:

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  • dell’efficienza;
  • delle prestazioni;
  • degli sprechi;
  • il fabbisogno di energia stimato dell’edificio;
  • l’impatto dell’edificio sull’ambiente;
  • la tipologia di infissi montati;
  • le caratteristiche strutturali proprie di ogni edificio.

Le diverse classi energetiche – diventate obbligatorie in caso di rogiti, annunci immobiliari, sgravi, detrazioni, contratti di locazione con il d. lgs. 192/05 – sono indicate dalle lettere dell’alfabeto alle quali, in alcuni casi, vengono aggiunte anche dei numeri per creare ulteriori classificazioni. Attualmente la classe che offre le migliori performance è la A4, mentre quella più scarsa è la G e in totale le classi sono 10. Ad ognuna di queste viene associato un punteggio che va da 10 – classe energetica più efficiente – ad 1. Le classi energetiche sono:

  • A4, con punteggio pari a 10. Il consumo massimo è inferiore o uguale a 0,40 Ep (indica l’indice di prestazione energetica), mentre quello minimo non è specificato;
  • A3, con punteggio pari a 9. Il consumo massimo è inferiore o uguale a 0,60 Ep, quello minimo è inferiore o uguale a 0,40 Ep;
  • A2, con punteggio pari ad 8 ed un consumo massimo inferiore o uguale a 0,80 Ep, mentre il minimo è inferiore o uguale a 0,60 Ep;
  • A1, con punteggio pari a 7. Il consumo massimo è inferiore o uguale a 1,00 Ep, mentre il minimo è inferiore o uguale a 0,80 Ep;
  • B, con punteggio pari a 6. Il consumo massimo è inferiore o uguale a 1,20 Ep, mentre il minimo è inferiore o uguale a 1,00 Ep;
  • C, con un punteggio pari a 5. Il consumo massimo è inferiore o uguale a 1,50 Ep, il minimo è inferiore o uguale a 1,20 Ep;
  • D, con un punteggio pari a 4. Il consumo massimo in questo è inferiore o uguale a 2,00 Ep, quello minimo è inferiore o uguale a 1,50 Ep;
  • E, con un punteggio di 3. Il consumo massimo è inferiore o uguale a 2,60 Ep, quello minimo è inferiore o uguale a 2,00 Ep;
  • F, con un punteggio di 2. Il consumo massimo è inferiore o uguale a 3,50 Ep, quello minimo inferiore o uguale a 2,60 Ep;
  • G, con un punteggio pari ad 1. Il consumo massimo non è specificato, mentre quello minimo è inferiore o uguale a 3,50 Ep.

L’attribuzione delle classi energetiche deve essere certificata da personale specializzato e, per questo, è nata la figura professionale del classificatore energetico. Quest’ultimo ha il compito di effettuare una vera e propria diagnosi energetica dell’edificio o dell’appartamento cercando di accertare il consumo dell’abitazione in condizioni climatiche standard che variano a seconda della zona climatica. Per calcolare la classe energetica di un edificio il professionista si rifà ad una grande quantità di fattori che vanno dai materiali dei serramenti e delle pareti fino al tipo di impianto di riscaldamento che è installato nell’immobile oggetto d’esame. Altra elemento molto importante è il fabbisogno di energia primaria necessaria per il riscaldamento invernale. Tale parametro viene espresso in kWh/anno per metro cubo di volume, oppure in kWh/anno per metro quadro di superficie utile. Questo dato può essere molto utile anche ai non professionisti per poter comprendere a livello sommario quale possa essere la classe energetica dell’immobile. Nel momento in cui si è calcolata la classe energetica di una casa, un edificio o di un qualsiasi immobile, si potrà comprendere se la situazione relativa ai consumi e al fabbisogno di calore presentano dei margini di miglioramento. Se la risposta è sì vuol dire che è possibile eseguire un efficientamento energetico e, dunque, ridurre il fabbisogno di calore ed aumentare l’efficienza energetica.

Come migliorare l’efficienza energetica

Individuata la classe energetica di un edificio e accertata la presenza di margini di miglioramento, sono molte le pratiche che possono essere attivate per migliorare l’efficientamento energetico. Stando ai numeri, il primo passo che spesso viene compiuto è quello che prevede la sostituzione degli impianti datati (interventi costosi che però possono essere ancora supportati da alcuni bonus fiscali) con quelli più moderni e tecnologicamente avanzati. Si tratta, nello specifico di quelli:

  • per la produzione di acqua calda;
  • per il riscaldamento;
  • per il raffrescamento.

Discorso più approfondito merita la caldaia, per la quale è consigliabile scegliere un modello a condensazione e a biomassa o, in alternativa, scegliere un dispositivo a gas ad alta efficienza. Si sottolinea inoltre che sul mercato sono presenti degli impianti a bassa temperatura che possono essere utilizzati sia per il raffrescamento che per il riscaldamento. Hanno un costo iniziale decisamente più elevato rispetto ad altre soluzioni, circa il 30%, ma hanno il principale pregio di distribuire il caldo e il freddo in maniera decisamente più omogenea, garantendo così anche una diminuzione della dispersione e dei consumi. L’esempio classico di quest’ultima modalità di impianti è rappresentato dai pannelli radianti. Altre opzioni possibili sono poi quelle che prevedono l’utilizzo di fonti di energia rinnovabili: è il caso del fotovoltaico con cabine di accumulo e delle pompe di calore geotermiche.

Oltre che agli impianti di raffreddamento, riscaldamento e per la produzione di acqua calda, per migliorare l’efficientamento energetico è possibile intervenire anche sull’involucro edilizio. Si tratta del tetto, delle pareti e degli infissi, ovvero di tutte quelle aree che separano l’esterno dall’interno dell’edificio. In questo caso è necessario valutare la capacità degli stessi di trattenere il calore e, nel caso di riscontri poco performanti, provvedere a sostituirli con materiali più efficaci. Esempi tipici in tal senso sono rappresentati dai moderni infissi doppio e triplo vetro, così come il cappotto termico o gli impianti di meccanizzazione dell’area.

Si tratta soltanto di alcuni degli interventi che possono essere messi in atto da chi intende migliorare le prestazioni energetiche di un edificio e, come detto, rappresentano un investimento maggiore da valutare nel medio lungo periodo. In tal senso è bene precisare che i vantaggi economici si avranno sia da un punto di vista dei costi delle utenze (un edificio con buone prestazioni energetiche richiede un minore utilizzo di energia e, dunque, una minore spesa) che da quello che riguarda il valore della casa o dell’edificio. Il suo prezzo di mercato, infatti, aumenterà in parallelo con l’efficientamento energetico realizzato. Altri vantaggi sono poi rappresentati da una migliore qualità della vita di chi abita l’edificio o la casa e dal minore impatto ambientale.

La certificazione energetica della casa

Così come stabilito dal d. lgs. 192/05, nel momento in cui si vende un immobile è necessario che all’acquirente vengano comunicate tutte le certificazioni energetiche dello stesso. Quest’ultime, come evidente, possono incidere sul prezzo della vendita, motivo per il quale è necessario conoscerle bene e saperle comprendere. Le certificazioni energetiche vengono indicati attraverso vari acronimi:

  • Ape, ovvero l’Attestato di prestazione energetica. Introdotto dalla legge 90/2013, è da considerarsi obbligatorio nei casi in cui c’è l’affitto o la compravendita di un immobile, la pubblicazione di un annuncio, la ristrutturazione di più del 25% della superficie o nel caso di una nuova costruzione. L’Ape deve essere redatto da un soggetto che non è coinvolto nella proprietà dell’immobile e deve essere consegnato alla Regione;
  • Ace, cioè l’Attestato di certificazione energetica che rappresenta un certificato meno aggiornato rispetto all’Ape. È, infatti, il documento che era in vigore prima della normativa introdotta nel 2013 e, rispetto all’Ape, non indica elementi diventati negli ultimi anni fondamentali. Si tratta: della ventilazione, dell’illuminazione, della differenza fra climatizzazione estiva ed invernale, della presenza di impianti particolari per il settore terziario, del riscaldamento dell’acqua per servizi igienico-sanitari;
  • Aqe, Attestato di qualificazione energetica. È un importante strumento di controllo rilasciato quando si effettuano dei lavori di ristrutturazione o costruzione. L’Aqe viene redatto dal direttore dei lavori durante la costruzione o dal progettista dell’edificio, motivo questo che non gli permette di sostituire l’Ape. Il documento, inoltre, dovrà essere consegnato in Comune e non alla Regione.
    Il rilascio degli attestati comporta dei costi per i proprietari degli immobili che possono variare a seconda della concorrenza di mercato e di altre varie condizioni. In assenza di un prezzo fisso è possibile dire che un Attestato di prestazione energetica ha un costo che può variare da un minimo di 60 – 80 euro ad un massimo di circa 300 euro. Il consiglio è dunque quello di realizzare diversi preventivi per poter scegliere quale possa essere quello più vantaggioso per il rilascio del certificato obbligatorio.