La salvaguardia degli insetti impollinatori è un “obiettivo strategico”, ma va perseguito “senza mettere in discussione il nostro sistema produttivo” e la quantità di pesticidi usata. A dirlo è il ministro delle Politiche agricole, che con le sue dichiarazioni scatena la reazione degli ambientalisti
Secondo il ministro delle Politiche agricole, Francesco Lollobrigida, proteggere le api e gli altri insetti impollinatori va bene, ma a patto che non influisca sul sistema produttivo italiano. Intervenendo al Consiglio Ue Agricoltura, durante la presentazione della comunicazione della Commissione europea sulla tutela delle specie di insetti impollinatori, il ministro ha dichiarato: “Credo che la salvaguardia degli impollinatori sia un obiettivo strategico, condivido le priorità proposte dalla Commissione in merito al miglioramento delle conoscenze sul declino degli impollinatori e alla necessità di mettere in atto iniziative concrete per la loro salvaguardia”, ma – ha aggiunto – “credo di non condividere in assoluto l’affermazione secondo cui” queste iniziative “debbano andare di pari passo con la riduzione dei fitofarmaci e il ripristino della natura”. Il declino di questi insetti e i pesticidi “non possono essere messe per forza in connessione”, ha precisato il ministro, evidenziando la necessità di “interventi a sostegno del settore e degli impollinatori senza mettere in discussione il sistema produttivo”.
Wwf: Dichiarazioni preoccupanti
Al ministro risponde con una nota Wwf Italia, che definisce le sue dichiarazioni “sorprendenti e preoccupanti”. “L’interazione tra pesticidi e api preoccupa da tempo gli scienziati di tutto il mondo – spiega l’associazione ambientalista – e una azione per ridurre la minaccia di estinzione degli insetti impollinatori dovrebbe essere una priorità per i nostri decisori politici se si vogliono davvero salvare le nostre produzioni agroalimentari oltre che tutelare la salute delle persone”. Oggi il 40% degli insetti impollinatori nel mondo è a rischio estinzione ed entro il 2100 lo saranno i due terzi. In Europa, negli ultimi 30 anni, è andato perso il 70% della biomassa degli insetti volatori, “molti dei quali garantiscono il servizio ecosistemico dell’impollinazione” spiega Wwf, che ricorda: “Gli apicoltori lamentano ovunque, una elevata mortalità dei propri alveari, in particolare nei territori dove l’agricoltura usa quantità elevate di pesticidi”.
La scienza è chiara a riguardo
Un recente studio pubblicato sulla rivista Nature ha esaminato oltre 90 pubblicazioni scientifiche sui pesticidi e altri fattori di stress per le api. Sono evidenti le responsabilità dei pesticidi nella moria delle api, soprattutto quando nei pesticidi vengono usate due o più sostanze chimiche: il danno causato si amplifica con quello che gli scienziati chiamano l’effetto “cocktail” dei pesticidi, micidiale per tutti gli insetti impollinatori. “Gli altri fattori di minaccia sono senz’altro il cambiamento climatico, i parassiti, la carenza di nutrienti e la distruzione degli habitat che però non fanno altro che amplificare l’effetto dei pesticidi” scrive il Wwf.
La proposta di Bruxelles
La Commissione europea ha proposto agli Stati membri dell’Unione due importanti Regolamenti per l’attuazione delle Strategie Ue “Farm to Fork” e “Biodiversità 2030”, il primo dedicato alla riduzione dell’uso dei pesticidi – che fissa per l’Italia l’obiettivo della riduzione del 62% dell’uso delle sostanze chimiche di sintesi in agricoltura – il secondo dedicato al ripristino della Natura – che prevede proprio interventi di restauro degli ecosistemi per la tutela degli insetti impollinatori. Nel Consiglio europeo AgriFish, i ministri dell’agricoltura dei 27 Paesi UE hanno discusso proprio questo secondo Regolamento e la posizione contraria del Governo italiano è risultata evidente nelle parole del Ministro Lollobrigida.
“Il governo nega l’evidenza”
“È incredibile come il Governo italiano arrivi a negare l’evidenza della responsabilità dell’uso dei pesticidi in agricoltura rispetto alla moria delle api, ignorando di fatto, anche il loro ruolo fondamentale nella produzione agroalimentare” chiosa il Wwf, che ricorda come l’80% delle colture che producono frutta, verdure e sementi per il consumo umano dipende direttamente dagli insetti impollinatori.
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Conapi: Disponibili a contribuire a definire un uso adeguato dei fitofarmaci
Anche il presidente di Conapi, consorzio nazionale degli apicultori, Giorgio Baracani, esprime la propria opinione: “L’apicoltura Italiana è un’eccellenza a livello mondiale per il livello tecnico degli operatori e la varietà e qualità dei mieli raccolti e supporta ogni giorno, attraverso il servizio di impollinazione, le produzioni agricole che ci rendono unici al mondo. Vorremmo essere di supporto al Ministero, confermando il nostro contributo rispetto alla compatibilità di tecniche agricole e salvaguardia degli insetti impollinatori in primis le api. Sarà importante assicurarsi in particolare che i fitofarmaci e le loro modalità di utilizzo non impattino sulla salute delle api. Lo sforzo che chiediamo alla Politica è che, visto l’importanza che riveste l’apicoltura, venga definita un’attività indispensabile e in quanto tale tutelata.”
La garanzia con l'”apetta” che garantisce poco
Intanto, però, in Italia è possibile produrre fregiandosi di un marchio “amico delle api”, che però consente l’utilizzo di un nicotinoide, pesticida letale per le stesse api. L’acetamiprid, un principio attivo della famiglia dei neonicotinoidi, i pesticidi killer delle api stesse, è ammesso dalla certificazione volontaria “Sqnpi – Qualità sostenibile” voluta e gestita dal ministero delle Politiche agricole per valorizzare chi sceglie l’agricoltura a lotta integrata.
Il marchio con l’apetta ronzante dentro è ancora poco diffuso sulle confezioni anche se il numero delle aziende aderenti è decisamente in aumento: oltre 17mila a fine 2020, principalmente attive nel settore dei seminativi (cereali e ortaggi), della vite e dell’olivo.
Qualità sostenibile: per chi?
Concepito nel 2014 e diventato ufficialmente operativo nel gennaio 2016, il logo “Qualità sostenibile” può essere usato dopo l’accreditamento sul portale della Rete Rurale Nazionale del ministero delle Politiche agricole e dopo aver aderito ai disciplinari per la lotta integrata della regione di appartenenza, diretta emanazione delle Linee guida nazionali. È proprio qui che scopriamo che tra le sostanze ammesse, oltre al glifosato, c’è l’acetamiprid. Lo stesso ministero ci ha confermato che questo neonicotinoide è consentito all’interno della certificazione Sqpni.