Qual è differenza tra truffa ed estorsione?

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Crescono i casi di estorsione e di reati di truffa tramite frodi informatiche. Vediamo qual è la differenza e come difendersi

I reati di truffa ed estorsione sono in aumento in Italia. Questa tendenza è evidente nei dati ufficiali Istat e nei rapporti annuali dell’Anac (Autorità nazionale anticorruzione).

Gli atti estorsivi denunciati nel nostro paese nell’anno 2017 sono stati 8.496. Nel 2021 sono saliti a quota 10.051. Ma l’impennata più consistente si è registrata nelle truffe (da 164.157 del 2017 a 294.649 del 2021). Quest’ultimo dato risente dell’aumento notevoli di frodi informatiche che rientrano nel reato di truffa, sempre più sofisticate e spinte dalla diffusione delle reti sociali (social network).

Il report 2022 della polizia Postale e delle comunicazioni contiene dati significativi. Da un lato le autorità investigative hanno rafforzato l’attività di prevenzione e di contrasto alle truffe online, con 3.541 persone indagate (il 4% in più rispetto al 2021), in particolare nel settore dell’e-commerce. D’altro canto i raggiri sul web sono aumentati del 3% in un solo anno.

Le tensioni geopolitiche connesse alla guerra in Ucraina hanno messo in luce i “nervi scoperti” della rete internet. Nel profondo web, infatti, è sempre più a rischio la sicurezza cibernetica; un aspetto che fa comprendere quanto gli utenti e persino le istituzioni statali siano vulnerabili davanti a chi commette questi crimini per ottenere soldi o informazioni riservate.

È importante perciò sapersi muovere comprendendo la chiara distinzione tra i reati. Cerchiamo di capire di cosa si tratta e quali sono gli aspetti giuridici rilevanti al fine dei riconoscimenti dei propri diritti.

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Cos’è la truffa

Nell’ordinamento giuridico italiano è il reato previsto dall’articolo 640 del codice penale. A grandi linee consiste nel raggirare la vittima per farsi dare qualcosa, in genere denaro, beni di valore, informazioni riservate. Quindi prevede da parte del reo un’attività ingannatoria capace di indurre in errore la vittima, attraverso artifici e raggiri, inducendola anche a effettuare atti di disposizione patrimoniale che la danneggiano e favoriscono il truffatore o altri soggetti.

La truffa ai danni dei singoli, come quella che colpisce le società, consiste nell’individuare le vulnerabilità della vittima (ad esempio, stato di salute fisico, psicologico, economico, gusti e preferenze personali). Il truffatore opera solitamente in 3 modalità:

 

·       Raccoglie illegalmente delle informazioni personali (dati anagrafici, medici, abitudini quotidiane, età), con telefonate, pedinamento o interrogazione di vicini di casa, impersonando pubblici ufficiali, amici, tecnici riparatori;

·       Usa delle informazioni per scegliere la truffa che meglio si adatta alla vittima;

·       Sceglie il momento e il luogo ideale, in cui la vittima è sola in casa o in strada, simulando una situazione di emergenza (ad esempio, un incidente).

Le truffe più diffuse sono più spesso a danno di persone sole, come gli anziani, ma anche coloro che soffrono di una situazione di disagio, malattia o che non sono in grado di intendere e di volere (è la fattispecie detta “circonvenzione di incapace”), perciò meno attente ai pericoli esterni.

Quelle in crescita sono informatiche (come le cosiddette “truffe amorose” o “phishing” – qui una guida completa per tutelarsi).

Gli scopi possono essere vari:

·       Raccogliere dati sensibili senza il consenso dell’interessato (violazione della privacy) per vendere i dati ricavati a terzi;

·       Farsi dare soldi in cambio di beni o servizi inesistenti;

·       Far firmare un contratto-capestro con la scusa di raccogliere delle firme per una petizione;

·       Introdursi in casa altrui e portare via beni di valore distraendo la vittima con l’aiuto di un complice (esempio: truffare gli anziani fingendosi tecnico della corrente);

·       Richiedere un congruo anticipo su un’eredità (finte tasse o spese postali), un premio, un posto di lavoro fittizio;

·       Richiedere una partecipazione azionaria a una società fittizia dietro promessa di ingenti guadagni;

·       Assumere un rappresentante o un artigiano chiedendogli però di anticipare le spese per l’acquisto dei materiali di lavorazione;

·       Fare lavorare gratis una persona spacciando la propria società per ente senza scopo di lucro;

·       Usare illegalmente i diritti di autore di una persona per le proprie pubblicazioni;

·       Indurre con l’inganno un utente internet a stabilire una connessione particolarmente costosa (tramite email, dialer, malware, ecc.);

·       Indurre con l’inganno a contattare un numero telefonico a tariffa elevata;

·       Vendere un prodotto con pubblicità ingannevole, descrivendolo o ritraendolo come migliore (talvolta diverso) o meno costoso di quanto non sia in realtà;

·       Indurre con l’inganno a firmare un contratto di assunzione per un impiego/prestazione diverse da quelle specificate o diversamente retribuito rispetto a quanto specificato o con mansioni o orari extra rispetto al contratto;

·       Mettere in pericolo la vita della vittima inducendola all’alienazione dai propri beni, dalla propria famiglia e/o alla rinuncia delle cure mediche indispensabili alla guarigione (è il caso delle sette e dei presunti “maghi” e santoni che promettono guarigioni miracolose).

Il truffatore può sollecitare con l’inganno via telefono, tramite e-mail o con finte televendite inducendo la vittima a:

·       Acquistare beni inesistenti o di valore inferiore a quello dichiarato;

·       Fornire numeri di carte di credito o debito:

·       Attivare contratti per servizi non richiesti.

In tutti i casi però la sola telefonata o l’invio di e-mail (spam) senza previo consenso della persona costituisce da solo (anche in assenza di dolo) estremo di reato per violazione della privacy.

 

Le truffe a danno dei migranti

Frequenti sono anche le richieste di compensi elevati a immigrati dietro promessa di rilascio del permesso di soggiorno o della cittadinanza italiana. Molte sono oggi le donne straniere che lasciano il loro paese dietro promessa di un lavoro, ma che sono poi costrette con la forza a prostituirsi o esercitare delle attività illecite.

Cos’è l’estorsione

In questo caso è un reato commesso da chi, con violenza o minaccia, costringe uno o più soggetti a compiere o non compiere qualche atto, procurando a sé o ad altri un ingiusto profitto con altrui danno.

Può essere commesso anche con la cooperazione della vittima ed è una tipica attività utilizzata dalle organizzazioni criminali, soprattutto quelle di tipo mafioso, a cui si ricorre per acquisire capitali ingenti, per controllare il territorio o riciclare denaro sporco.

È previsto dall’articolo 629 del codice penale.

Alcuni esempi, tra i più denunciati sono:

·       Pagamento del “pizzo”

Volto ad ottenere da parte di un operatore economico o di un cittadino un pagamento periodico in cambio di una presunta offerta di protezione. Avviene soprattutto nell’ambito di un’attività criminale organizzata (è il caso del racket);

·       Minacce sul lavoro

Identifica il comportamento intimidatorio di un datore di lavoro nei confronti di un lavoratore cui corrisponde un salario non adeguati alle ore di lavoro prestate e/o alle attività svolte;

·       Pagamento concordato

Criminale e vittima pattuiscono un pagamento di solito rapportato al giro d’affari di un’attività illecita;

·       Contributo all’organizzazione

La vittima riceve periodicamente la visita di una o più persone per chiedere il contributo in occasione di varie ricorrenze;

·       Contributo in natura

Si offrono prestazioni gratuite alla cosca (come ad esempio cerimonie nuziali e battesimi gratis);

·       Cavallo di ritorno

Consiste nel furto di auto, attrezzi agricoli o altro che vengono restituiti al proprietario solo dopo il pagamento di una tangente.

Anche le minacce indirette (ad esempio, costringere una persona a pagare l’affitto con la promessa di un contratto che non viene mai stipulato) o minacciare la vittima di ricorrere alle vie legali possono configurarsi come azione estorsiva.

Differenza truffa estorsione

La sentenza della Corte di Cassazione numero 31433 del 2020, ha ribadito il confine tra i due reati. Ecco in sintesi quali sono le differenze.

La truffa:

·       Prevede la pena della reclusione fino a 5 anni e una multa fino a 1.549 euro;

·       L’arresto è facoltativo;

·       Non prevede un atto di violenza come mezzo di coercizione contro la vittima;

·       A parte le circostanze aggravanti, è procedibile a querela di parte, vale a dire che solo la vittima può sporgere denuncia, entro il termine di 3 mesi da quando ha avuto conoscenza del reato.

 

L’estorsione:

·       È più grave di una truffa perché prevede la violenza o la minaccia, tanto che il giudice può condannare l’estorsore con la pena della reclusione da 5 a 10 anni, e multa da 1.000 a 4.000 euro;

·       Se vengono accertate circostanze aggravanti (come l’uso di armi per la minaccia) la pena può salire da 7 a 20 anni di carcere con la multa da 5.000 a 15.000 euro (in tal caso si parla di estorsione aggravata);

·       In caso di estorsione mediante il sequestro di persona la pena è da 25  a 30 anni di reclusione. Ergastolo nel caso dal sequestro ne derivi l’uccisione volontaria del sequestrato (memorabile alle cronache italiane è la stagione dei sequestri per richiedere riscatti economici negli anni Settanta e Ottanta del secolo scorso);

·       L’arresto è obbligatorio;

·       La condotta consiste nella costrizione mediante violenza o minaccia a determinati comportamenti attivi o omissivi;

·       A differenza della truffa, il reato è sempre procedibile d’ufficio, nel senso che chiunque può sporgere denuncia, anche persone estranee al fatto o a conoscenza del caso.

 

Come difendersi o denunciare

Oltre ai canali istituzionali e uffici di polizia preposti, dal 2020 sono disponibili il numero verde 800582727 o l’indirizzo di posta elettronica [email protected], messi a disposizione dall’associazione antimafie Libera . Si chiama Linea Libera, ed è riservata a chi denuncia episodi estorsivi, condotte corruttive o di stampo mafioso, clientelismo e cattiva amministrazione, usura, tangenti, infiltrazioni criminali.

Il servizio è rivolto anche a whistleblower, coloro che denunciano opacità sul luogo di lavoro e si trovano in una situazione di dilemma etico, non sapendo come procedere, o che hanno già segnalato e in seguito subito ritorsioni.

In tutti i casi vengono garantiti protezione e assistenza.