Come aumentare la potenza del contatore elettrico

contatore

A tutti sarà capitato di avere interruzioni di energia elettrica a causa del blocco della corrente, motivo per il quale spesso si rende necessario aumentare la potenza del contatore per evitare intoppi

Cambiare la potenza del contatore può essere utile quando ci si rende conto che qualcosa non va nella fornitura elettrica. Per esempio, se l’impianto elettrico va frequentemente in sovraccarico e la fornitura di corrente è bloccata, questo potrebbe essere il segnale che si ha bisogno di un quantitativo di energia elettrica superiore rispetto a quello di cui si sta usufruendo. Di solito, di fronte a questa situazione, l’utente ha due possibilità:

  • optare per una migliore organizzazione dei propri consumi, per esempio evitando di utilizzare contemporaneamente due elettrodomestici ad alto consumo come forno e lavatrice;
  • contattare il proprio fornitore e richiedere di aumentare la potenza del contatore, in modo da poter garantire il funzionamento contestuale anche di elettrodomestici ad alto consumo.

Come valutare la potenza del proprio contatore

Per conoscere l’attuale potenza del proprio contatore bisogna in primo luogo far riferimento ai concetti di potenza impegnata, istantanea e disponibile. La potenza impegnata è la potenza massima contrattualmente definita con il fornitore, mentre l’istantanea è quella consumata in un dato momento in termini di kilowatt. La potenza disponibile, viceversa, è il numero di kW massimi raggiungibili dall’uso combinato di più elettrodomestici in un dato momento.
Il valore della potenza istantanea può essere facilmente letto dal contatore, che oltre a fornire informazioni utili sulla fornitura, indica anche il valore della potenza istantanea registrata al momento della consultazione. Per quel che riguarda la potenza impegnata, invece, la misura è stabilita al momento della stipula del contratto, e deve essere l’intestatario della fornitura ad indicare il valore massimo che desidera ricevere. La potenza disponibile sarà, infine, la somma tra la potenza impegnata e il limite di tolleranza. Questo valore, insieme a quello della potenza impegnata, può essere letto facilmente sulle bollette della fornitura di corrente elettrica.

Come aumentare la potenza

Aumentare la potenza è una procedura abbastanza semplice, dato che è sufficiente contattare il proprio fornitore di energia elettrica per richiedere un aumento della potenza impegnata contrattuale. Una volta che sia stata raccolta la volontà da parte del cliente, il fornitore avrà il dovere di comunicarla al distributore di energia elettrica entro e non oltre due giorni lavorativi. Nei casi in cui il distributore non ottemperi alla richiesta si ha diritto ad un indennizzo a titolo di compensazione. Le cifre sono così distribuite:

  • 35 euro se è trascorso almeno il doppio rispetto al tempo preventivato;
  • 70 euro se è trascorso il triplo del tempo;
  • 105 euro per ritardi superiori.

Rispetto alle tempistiche, in generale, se l’aumento di potenza non richiede la sostituzione del contatore il distributore ha l’obbligo di provvedere entro 5 giorni lavorativi. Viceversa, qualora si renda necessario il cambio del contatore con uno in grado di sostenere n maggior numero di kW, il distributore ha tempo fino a 20 giorni lavorativi per effettuare la sostituzione e di conseguenza aumentare la potenza.

Le informazioni che devono essere comunicate al fornitore per richiedere l’aumento sono essenzialmente due:

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  • i dati della fornitura, tra cui il nome dell’intestatario, il codice cliente e il numero di Pod. Questi dati permettono di indicare al distributore l’utenza per la quale viene richiesta la modifica contrattuale;
  • il valore della potenza impegnata che si desidera avere, scelta che dovrà essere operata sulla base del numero e della tipologia di elettrodomestici presenti nell’abitazione.

Come determinare la potenza necessaria

Ma come si fa a comprendere di quanta potenza si ha bisogno? Questo punto è utile per comunicarlo al proprio fornitore. Anche se non esiste alcuna specifica misura di riferimento, si può comunque aumentare o diminuire la potenza a scaglioni di 0.5 kW ciascuno, considerando che il valore minimo di potenza è 1.5 kW e il massimo è 6 kW.

La maggior parte delle forniture domestiche italiane ha una potenza massima impegnata pari a 3 kW, dato che tale quantità è sufficiente a garantire la simultanea accensione di più elettrodomestici senza che si verifichi un blackout per sovraccarico. Nei casi di case molto grandi o famiglie numerose può essere utile una potenza di 4.5 kW.

Di seguito una linea guida utile per identificare quale sia la potenza più adeguata al proprio tipo di abitazione:

-nel caso di piccole abitazioni, con elettrodomestici quali frigorifero e illuminazione generica, si consiglia una potenza compresa tra 1.5 e 2.5 kW;

-per abitazioni di circa 100 mq con 3-4 persone, che includano elettrodomestici di base, si consiglia una potenza compresa tra 3 e 4 kW;

-per case di circa 150 mq, 4 persone, con la presenza di elettrodomestici quali condizionatore e scaldabagno (oltre a quelli di base), la potenza ideale si aggira tra i 4.5 e i 5.5 kW;

-per una casa di 200 mq con un numero di persone uguale o superiore a 5 ed elettrodomestici come cucina elettrica, asciugatrice, condizionatore, scaldabagno e in generale molti macchinari energivori, si consiglia una potenza di almeno 6 kW (la potenza massima).

I costi

I costi possono variare di molto a seconda che il cliente aderisca al mercato di maggior tutela o al libero mercato dell’energia elettrica. A partire dal 1° aprile 2017 e fino al 31 dicembre 2023, comunque, aumentare la potenza del contatore risulterà più conveniente rispetto al solito. Di fatto, l’Arera, l’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente, ha per tale periodo:

  • eliminato il contributo fisso amministrativo al distributore di 27 euro, normalmente addebitato all’utente insieme agli altri costi;
  • ridotto la quota per la potenza aggiuntiva per l’aumento di 1 kW da 71,32 euro/kW a 56,38 euro/kW per le utenze domestiche di residenti e non residenti.

Una conseguenza dell’aumento di potenza è, chiaramente, una piccola differenza in bolletta. Infatti la quota potenza inserita nella spesa per il trasporto e la gestione del contatore è pari a circa 21 euro/kW nella bolletta annuale. L’aumento della potenza, tuttavia, apporta sicuramente importanti benefici. Da un lato si potrà infatti usufruire di un approvvigionamento consono alle proprie esigenze, senza rischiare di rimanere senza energia elettrica in casa; dall’altro, grazie alla riforma della tariffa elettrica del 2017, si potrà decidere di aumentare la potenza senza affrontare spese eccessivamente onerose.

Quota potenza

Per comprendere il funzionamento dei costi è importante fare riferimento al concetto di quota di potenza. Questa indica la possibilità di poter usufruire di una quantità di potenza massima maggiore che comporta un costo aggiuntivo su ciascuna bolletta della luce. La quota di potenza si può trovare nella sezione della bolletta dedicata alle spese per trasporto e gestione del contatore, in quanto l’aumento di potenza comporta una gestione più onerosa.

Come detto, a partire dal 2017 la quota è stata uniformata sia per i clienti residenziali che per i non residenziali. Il valore della quota è quindi un costo fisso, che non varia in base ai consumi effettuati ma solo sulla base della potenza impegnata stabilita dal contratto.

Mercato di maggior tutela

In un mercato tutelato, il cliente acquista energia elettrica dal fornitore unico statale. In questo caso, i costi da sostenere sono:

  • Una quota potenza fissa di 71,32 €/kW (adesso di 56,38 €/kW fino al 31 dicembre 2023), da pagare per ogni kW che si desidera aggiungere alla fornitura;
  • Un contributo fisso di 23 € da pagare al fornitore per la gestione della pratica
  • Un contributo fisso amministrativo richiesto dal distributore di 27 €, eliminato fino al 31 dicembre 2023.

Libero mercato dell’energia

Aumentare la potenza nel libero mercato, invece, prevede che le aziende che ne fanno parte siano libere di proporre ai propri clienti prezzi non vincolati rispetto a quanto stabilito dall’autorità per il mercato di maggior tutela. I costi sono così definiti:

  • Una quota potenza fissa che varia in base a quanto specificato nel contratto di fornitura stabilito con il cliente
  • Un contributo fisso di 23 € da pagare al fornitore per la gestione della pratica
  • Un contributo fisso amministrativo di 27 €, eliminato fino al 31 dicembre 2023.

Diminuzione della potenza

La situazione diametralmente opposta è quella in cui ci si rende conto che la potenza impegnata è troppo alta, motivo per il quale si rende necessario diminuire la potenza del contatore. In questo caso, l’utente, pagherebbe di fatto un costo fisso in bolletta per la quota potenza eccessivo rispetto a quelle che sono le sue reali esigenze. Per diminuire la potenza, pertanto, è necessario eseguire un’operazione analoga a quanto valido per gli aumenti. Si dovrà pagare comunque un contributo fisso di 23 euro al fornitore per le spese di gestione della pratica, denaro che comunque sarà risparmiato nelle successive bollette. Di fatto, il valore della quota potenza diminuirà in base alla nuova potenza impegnata richiesta.