In quali casi si può avere la riduzione della Tari

tari

La Tari è la tassa sui rifiuti, sulla quale i Comuni hanno ampi margini di libertà, anche rispetto alle esenzioni o alle agevolazioni. Dipende anche dalla virtuosità nella raccolta differenziata. Ecco quando sono previsti sconti o non si deve pagare e come consultare il cassetto fiscale in caso di errori.

 

La Tari è una delle tasse più odiate, secondo un recente sondaggio. È il termometro dell’atavico problema della gestione e smaltimento dei rifiuti che, per esempio a Roma, non trova pace da quando la discarica di Malagrotta è al collasso, motivo per il quale è in progetto la costruzione di un termovalorizzatore.

La tassa sui rifiuti (Tari) è dunque associata alla gestione dei rifiuti in Italia, destinata a finanziare i costi del servizio di raccolta e smaltimento dei rifiuti, a carico dell’utilizzatore. È gestita direttamente dai Comuni che dispongono degli appalti per l’affidamento dei servizi anche in consorzio tra più enti.

È stata introdotta con la legge di stabilità del 2014, in sostituzione delle precedenti imposte: tariffa di igiene ambientale (Tia); tassa per lo smaltimento dei rifiuti solidi urbani (Tarsu) e tributo comunale sui rifiuti e sui servizi (Tares). Tale tributo faceva parte dell’imposta unica comunale (Iuc) insieme con l’imposta municipale propria (Imu) e il tributo per i servizi indivisibili (Tasi).

Il costo della Tari dipende dal possesso o dalla detenzione a qualsiasi titolo di locali, immobili o di aree scoperte, adibiti a qualsiasi uso e suscettibili di produrre rifiuti urbani. Per legge, sono escluse dalla Tari le aree scoperte pertinenziali o accessorie a locali tassabili, non operative, e le aree comuni condominiali che non siano detenute o occupate in via esclusiva.

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La Tari dunque è a carico dei cittadini e di chiunque possieda o detenga a qualsiasi titolo locali, immobili o aree scoperte.

 

Quando si paga la Tari?

Salvo differenti disposizioni dei Comuni, nella maggior parte dei casi la scadenza della Tari è ripartita in tre tranche. Il primo acconto in genere si paga a fine aprile. Il secondo a fine luglio. Il saldo avviene entro la fine dell’anno.

 

Come si calcola la Tari

La tassa sui rifiuti è a carico di chi occupa l’immobile, indipendentemente se proprietario o inquilino in affitto. Se la casa è abitata per periodi minori o uguali a 6 mesi, il pagamento è interamente a carico del proprietario.

Questa tassa viene riscossa dall’ente comunale e territoriale in cui ricade l’edificio. Il Comune riscuote la tassa con l’iscrizione a ruolo del tributo dovuto, quindi con l’emissione di cartelle esattoriali che possono essere anticipate da un avviso di pagamento detto anche avviso bonario che permette al cittadino di pagare senza i costi di notifica della cartella e al comune di incassare prima le somme.

La quota si calcola attraverso i criteri adottati dal Comune di appartenenza. Generalmente la Tari si calcola tenendo conto la quota fissa e la quota variabile.

Nel computo della somma vanno considerate alcune variabili:

  • Superficie in metri quadri e dati catastali della casa;
  • Periodo di riferimento;
  • Nucleo familiare;
  • Quota fissa;
  • Quota variabile;
  • Quota provinciale 5%.

La quota fissa si calcola moltiplicando i metri quadrati dell’unità immobiliare per il numero di persone che la occupano.

Mentre, la quota variabile serve a coprire i costi di servizio per la raccolta, il trasporto e lo smaltimento dei rifiuti. Per questo sono importanti le ditte a cui le amministrazioni comunali (singole o in consorzio) affidano l’appalto, i capitolati d’appalto da far rispettare e sui quali un Comune deve vigilare per far rispettare l’efficienza e la qualità dei servizi. Ma è importante anche essere virtuosi: un vero gioco di squadra tra cittadini, amministrazione e la ditta dei rifiuti può determinare un aumento di raccolta differenziata e una migliore politica di economia circolare nella gestione dei rifiuti urbani. Tutto  questo si traduce in una riduzione del costo del servizio e di conseguenza della Tari.

 

In quali casi è prevista la riduzione della Tari?

Il comune può prevedere una riduzione o esenzione per utenze non domestiche. La legge indica le condizioni dello “sconto” o della “esenzione”, a patto che sia “proporzionale alla quantità, debitamente certificata, dei beni e dei prodotti ritirati dalla vendita e oggetto di donazione” o a “indigenti e persone in difficoltà”. Le agevolazioni sono previste anche per le “abitazioni con unico occupante”.

 

Le riduzioni obbligatorie previste dalla legge sono:

  • Riduzioni della quota variabile proporzionali alle quantità di rifiuti speciali assimilati agli urbani che il produttore dimostra di aver avviato al riciclo, disciplinate dal Comune con proprio regolamento;
  • Riduzione per mancato svolgimento del servizio di gestione dei rifiuti/effettuazione del servizio in grave violazione della disciplina di riferimento/interruzione del servizio per motivi sindacali o per imprevedibili impedimenti organizzativi che abbiano determinato una situazione riconosciuta dall’autorità sanitaria di danno o pericolo di danno alle persone o all’ambiente. In questi casi la Tari è dovuta nella misura massima del 20%;
  • Riduzione per le zone in cui non è effettuata la raccolta: la Tari è dovuta nella misura massima del 40%, secondo quanto stabilito dal Comune che può anche graduare la tariffa in relazione alla distanza dal più vicino punto di raccolta rientrante nella zona perimetrata o di fatto servita.

 

Inoltre, il Comune ha facoltà di introdurre con proprio regolamento altre esenzioni e riduzioni in favore delle specifiche fattispecie individuate dalla legge, che, in quanto connesse a una minore attitudine a produrre rifiuti danno luogo ad un minor gettito da inserire tra i costi del piano. I casi in cui i Comuni possono applicare tale sconto o esenzione sono:

  • Abitazioni con unico occupante;
  • Abitazioni e locali per uso stagionale;
  • Abitazioni occupate da soggetti che risiedano o abbiano la dimora, per più di sei mesi all’anno, all’estero;
  • Fabbricati rurali ad uso abitativo;
  • Attività di prevenzione nella produzione di rifiuti (in particolare: utenze domestiche che abbiano avviato il compostaggio domestico), commisurando le riduzioni tariffarie alla quantità di rifiuti non prodotti.

Altre esenzioni e riduzioni sono previste in favore delle ulteriori fattispecie ritenute dall’ente locale meritevoli di tutela, a prescindere da una minore produttività di rifiuti delle utenze. In tali ipotesi, il Comune deve finanziare la misura facendo ricorso a risorse derivanti dalla fiscalità generale comunale e diverse, quindi, dai proventi del tributo.

 

Come si paga la Tari?

Solitamente è il Comune di appartenenza a inviare i bollettini con il calcolo dell’importo dovuto, i dettagli e le scadenze per il versamento.

La rata o il saldo del tributo possono essere versati anche attraverso il sistema di pagamento online pagoPA. È sufficiente collegarsi al proprio Internet Banking attraverso computer, portatile o la app da scaricare su smartphone e tablet. Accedendo nella sezione relativa a bollettini e pagamenti, bisognerà poi cliccare sul logo o sulla voce relativa a CBILL/pagoPA.

Con il servizio Tributi F24 potrete pagare la Tari comodamente in tabaccheria e senza costi aggiuntivi. Basta presentarsi muniti di tessera sanitaria o codice fiscale dell’intestatario della bolletta.

 

Come pagare la Tari se non arriva il bollettino?

In questo caso il contribuente deve contattare il proprio Comune e chiedere spiegazioni circa il ritardo. Tuttavia, è possibile calcolare l’imposta collegandosi al seguente sito https://www.amministrazionicomunali.it/tari/calcolo_tari.php# e pagare tramite modello F24.

A causa della pandemia da covid19 i Comuni italiani hanno risentito dei mancati introiti per un totale di quasi 6 miliardi di euro, in molti casi a discapito della qualità dei servizi al cittadino. Gli enti locali, infatti, sopravvivono grazie a imposte e tributi come Tari, Imu, addizionale Irpef, Tosap-Cosap, a volte anche tassa di soggiorno e imposte sulla pubblicità. Quello dei rifiuti e delle energie è un tema che sta animando il dibattito sulla transizione ecologica e energetica. Molti Comuni, infatti, si stanno ingegnando per abbracciare sistemi economici e fiscali più virtuosi.

 

Come sapere se non devo pagare la Tari?

Spesso i Comuni emettono bollettini errati o sbagliano i calcoli. Oppure si ha diritto all’esenzione e allo sconto, ma arriva ugualmente la cartella errata. Per questi motivi occorre recarsi di persona allo sportello dell’Ufficio Tributi del proprio Comune e chiedere l’estratto dei pagamenti effettuati o di quelli da saldare. Bisogna esibire un documento di riconoscimento, fornire il proprio codice fiscale e i dati relativi agli immobili soggetti al pagamento della Tari.

Gli enti italiani sono ormai informatizzati nella gestione dei tributi locali. Grazie alla digitalizzazione gli sportelli dispongono di piattaforme web, consultabili dal sito istituzionale dell’ente al quale i cittadini possono collegarsi con le semplici modalità di accesso stabilite.

In caso di dubbi o esenzioni e sconti da rivendicare, una strategia consiste nella possibilità di consultare il sito internet dell’Agenzia delle Entrate. Ci si può collegare accedendo all’area riservata ai contribuenti (nella sezione “cittadini” per i privati non imprenditori, o nella sezione “imprese” per i soggetti Iva).

Bisogna autenticarsi:

  • O con le credenziali Spid (Sistema pubblico di identità digitale);
  • Oppure attraverso la Cns (Carta Nazionale dei Servizi) purché attivata dall’ente emettitore, come nel caso della tessera sanitaria;
  • O ancora mediante la Cie (Carta d’identità elettronica).

Grazie al sistema Fisconline si può accedere al proprio profilo con codice fiscale, password e Pin identificativo rilasciato dall’Agenzia all’atto della registrazione. In questo modo è possibile consultare il proprio cassetto fiscale personale. Qui sono contenuti tutti i versamenti eseguiti per la Tari o per altre imposte, con eventuali agevolazioni o esenzioni. Anche nel caso in cui la Tari sia stata correttamente pagata, una volta ottenute le informazioni sugli importi è possibile constatare se il proprio Comune ha calcolato o meno correttamente le cifre. Da questa piattaforma si può capire se il Comune ha applicato lo sconto o l’esenzione, se è stato applicato il bonus Tari per i nuclei familiari con Isee basso o per i percettori di Reddito di cittadinanza.