A cosa serve la clorofilla e quali sono le possibili controindicazioni

clorofilla

Sui social spopolano i superfood 2023 a base di clorofilla. Al “sangue delle piante” vengono attribuite proprietà mai dimostrate dalla scienza, ma anche veri e propri miracoli, soprattutto grazie agli integratori. In realtà questa sostanza si trova già nelle verdure

 

Il verde è un colore in forte tendenza sulle piattaforme social, soprattutto nelle vetrine dedicate ai super food in trend topic dall’inizio dell’anno. Sono tutti cibi che, oltre al colore “speranza”, sono accomunati da un elemento che li lega: la clorofilla. La sostanza che colora di verde tutti quei cibi ostentati anche dalle star di Hollywood ai quali sono dedicati una quantità infinita di post, reel e campagne promozionali. Erbe, alghe, germogli vari, peperoni e verdure, soprattutto a foglia larga. L’importante è che siano verdi e richiamino il benessere. Il problema è che spopolano anche gli integratori, come se il cibo non bastasse a garantirla. Questi prodotti vengono reclamizzati con promesse che non sono state dimostrate scientificamente.

La clorofilla in realtà è la pigmentazione vegetale per eccellenza; una delle principali colorazioni degli alimenti simbolo della dieta mediterranea, come l’olio extravergine d’oliva, il re dei condimenti in questo flusso di informazioni che scorre in rete.

Sono ingredienti sani, ma come accade in questi casi sarebbe meglio conoscere le funzioni di questa sostanza che serve soprattutto alle piante, e le eventuali controindicazioni dovute a rischi conseguenti da possibili abusi, soprattutto di integratori.

A cosa serve la clorofilla?

Vecchie reminiscenze scolastiche ci ricorderanno che nella biochimica la clorofilla è una molecola di origine vegetale indispensabile per la sopravvivenza delle piante. Serve per compiere quello che gli insegnanti di scienze naturali ci illustravano come processo di “fotosintesi clorofilliana”. Ossia convertire la luce solare in nutrienti per le piante.

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Una sorta di “enzima” che trasforma la luce solare in energia sottoforma di zucchero, più precisamente glucosio. Un procedimento molto simile a quello che accade nell’apparato digerente con gli enzimi che scompongono il bolo alimentare ingerito per estrarne i nutrienti più utili al nostro organismo.

Metaforicamente potremmo definirla il vero “sangue delle piante“, che porta nutrienti ai tessuti.

La clorofilla è davvero un antiossidante?

Sui social spopola quella che sembra una scoperta sensazionale. Oltre che fondamentale per la sopravvivenza delle stesse, potrebbe apportare benefici anche all’organismo umano. Ma su molte funzioni date per certe in rete il condizionale è d’obbligo, poiché mancano prove scientifiche certe.

Di questo particolare interessante ne parlano anche i nutrizionisti dell’Irccs Humanitas i quali preferiscono essere cauti. A questa molecola verde vengono attribuite diverse proprietà. In particolare la clorofilla sarebbe:

  • Antiossidante

Aiuterebbe a difendere l’organismo dagli effetti negativi dei radicali liberi;

  • Disintossicante

Fra gli usi che ne vengono proposti sono inclusi il trattamento dell’alito pesante e dei cattivi odori associati alle colostomie (aperture chirurgiche praticate a livello dell’addome per raccogliere il contenuto intestinale non altrimenti eliminabile dall’organismo).

Inoltre viene proposta nel trattamento della costipazione, come disintossicante, per favorire la guarigione delle ferite.

Se applicata sulla pelle, anche per trattare le vesciche associate alle infezioni da Herpes simplex e il fuoco di Sant’Antonio.

Ma è veramente così?

“Le prove a disposizione – osservano gli esperti – sembrano non confermare l’efficacia della clorofilla come rimedio al cattivo odore associato alla colostomia. Nemmeno la validità degli altri usi proposti è stata scientificamente dimostrata. Inoltre, l’Efsa (Autorità europea per la sicurezza alimentare) ha respinto i messaggi pubblicitari nutrizionali secondo cui la clorofilla fornirebbe una protezione antiossidante e favorirebbe la disintossicazione.

Nel frattempo gli entusiasmi online sugli alimenti con la clorofilla vengono spinti dai “miracolosi” prodotti integratori in pillole o liquidi reclamizzati e proposti ai consumatori, sull’assunzione dei quali bisognerebbe essere sempre cauti, consultandosi con medici e nutrizionisti.

Le controindicazioni della clorofilla

Oltre alla cautela, bisogna mettere in conto anche le possibili controindicazioni. Questa sostanza potrebbe infatti interferire con i farmaci che aumentano la sensibilità alla luce del sole.

La somma dei due effetti potrebbe portare all’aumento del rischio di ustioni, formazione di vesciche o eritemi a livello della pelle esposta al sole.

Per questo motivo la loro assunzione contemporanea è sconsigliata, e in caso di dubbi è bene chiedere consiglio al proprio medico.

I rischi da integratori di clorofilla

Anche quando assunta per via orale è considerata un rimedio sicuro, tuttavia, a causa della sua azione fotosensibilizzante è bene ricordare di proteggere la pelle in modo adeguato con l’abbigliamento e opportuni schermi solari, soprattutto se si è di carnagione chiara.

Inoltre, è bene ricordare che non sono state raccolte informazioni sufficienti a certificare la sicurezza dell’assunzione per via orale di clorofilla durante la gravidanza e l’allattamento. Anche in questo caso eventuali dubbi devono essere risolti chiedendo un consulto al proprio medico.

Quando assumere clorofilla

Per ottimizzare al massimo i benefici di questa molecola dovremmo considerare che una dieta sana, equilibrata e completa per un organismo in salute è già sufficiente a garantire l’apporto dei nutrienti utili. La dieta mediterranea possiede già una quantità sufficiente di alimenti vegetali contenenti clorofilla. Abusare di sostanze (integratori) o nutrienti (alimenti) comporta sempre dei rischi che disequilibrano la bilancia del fabbisogno. Soprattutto in questo caso, visto che la scienza non ha ancora confermato i benefici della sostanza in questione.

Se proprio ne abbiamo bisogno, sempre su raccomandazione medica, gli integratori di clorofilla andrebbero presi solo in casi specifici, in genere per affrontare carenze o malassorbimento di sostanze.

L’assunzione nei seguenti casi non ha certezze scientifiche, e sono:

  • Troppo stress psicofisico;
  • Anemia;
  • Artrite;
  • Artrite reumatoide;
  • Stanchezza o convalescenza; Artrite reumatoide;
  • Depurazione da sostanze tossiche quali medicinali, pesticidi, metalli pesanti;
  • Alitosi;
  • Ciclo mestruale irregolare;
  • Difese immunitarie basse;
  • Gastriti e ulcere;
  • Coliti;
  • Raffreddore con naso chiuso e muco;
  • Emorroidi;
  • Vene varicose

In tutte queste particolari condizioni gli integratori di clorofilla (sia in gocce che in capsule) non è detto che funzionino, anche se in rete e nei negozi sono spinti da un entusiasmo incontenibile.

Altri siti e piattaforme di vendita presentano i cibi e integratori a base di clorofilla con addirittura effetto anti-obesità e anti-cancro, ma non c’è alcuno studio o prova che lo dimostri.

Gli additivi di clorofilla e le controindicazioni

Le clorofille si trovano anche come additivo alimentare e colorante in prodotti da scaffale. In etichetta viene riportato con la sigla E 140. È presente senza limiti in quasi tutte le categorie di prodotti, in particolare formaggi sage derby, gelatine e marmellate, conserve di frutti rossi, verdure sottolio sottaceto o in salamoia, pasta di pesce e crostacei, crostacei precotti.

L’autorità Efsa ne ha valutati i possibili effetti e controindicazioni. Nessun comitato di valutazione ha stabilito una dose giornaliera numerica accettabile (Adi). “Le specifiche – scrivevano gli esperti – devono essere aggiornate”. Il 90% dell’estratto può essere ricavato da fonti che non possono essere considerate come normali materiali vegetali o alimenti commestibili per l’uomo (erba, lucerna, ortica).

Il gruppo di esperti ha inoltre concluso che l’impiego di pesticidi, micotossine e altri componenti con attività biologica (ad esempio fitoestrogeni, fitotossine e allergeni) dovrebbe essere mantenuto il più basso possibile per evitare potenziali effetti avversi con la clorofilla.

I pochi dati biologici disponibili indicano che le clorofille sono scarsamente assorbite dall’uomo e non sono metabolizzate. Tuttavia sono pochi gli studi tossicologici disponibili e non conformi alle linee guida dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) o ai requisiti normativi.

La banca dati disponibile per l’E 140 è inadeguata ai fini della valutazione del rischio.

Essendo componenti alimentari naturali presenti a concentrazioni relativamente elevate in una serie di alimenti, come le verdure, gli esperti consigliano di ridurre l’esposizione agli additivi o all’utilizzo di integratori di clorofilla. È sufficiente una “dieta regolare”, osserva l’Efsa.

 

Le controindicazioni della clorofilla sintetica

Possiamo ritrovarla anche come additivo derivante sintetico con la sigla E 141 (complessi rameici delle clorofille). È un ingrediente presente in numerose medicine assunte oralmente, destinate a ridurre odori associati a incontinenza, colostomie e simili procedure mediche, come anche generali odori del corpo. Si può inoltre trovare in tipici preparati, utili sia per le terapie che per ferite o scottature.

Questi complessi rameici vengono impiegati anche come coloranti di colore verde per gomme da masticare, gelati confezionati e dolciumi vari.

Le opinioni rispetto all’impiego dell’E 141 sono contrastanti. Non chiare sono le informazioni su possibili effetti collaterali per via della quantità di rame contenuta, e che potrebbe risultare nociva.

Di certo c’è che può provocare effetti in soggetti particolarmente predisposti, quali episodi di asma, reazioni cutanee ed allergie respiratorie.

Anche in questo caso il gruppo di esperti Efsa non ha potuto rilasciare informazioni precise circa gli effetti, per via della mancanza di dati sufficienti e affidabili sull’assorbimento, la distribuzione, il metabolismo e l’escrezione, la genotossicità, la tossicità (cronica), la cancerogenicità e la tossicità riproduttiva e dello sviluppo degli additivi E 141. “La loro sicurezza d’uso come additivi alimentari non può essere valutata – comunica Efsa, che aggiunge – l’attuale dose giornaliera accettabile (Dga) deve essere ritirata”.

 

La mania dell’acqua alla clorofilla

Qualche anno fa su TikTok spopolavano integratori o erbe a base di clorofilla da assumere con acqua, per risolvere problemi di acne o brufoli sul viso. Video virali gridavano al “miracolo” per presunte proprietà antiossidanti, depurative e antimicrobiche di questi integratori. Persino antietà e utile contro la caduta dei capelli.

Davanti a questo fiume di promesse gli esperti ribadivano che non esistono ricerche e prove scientifiche a riguardo. E che, al contrario, sarebbe stato meglio mangiare verdure vere con tutte le componenti necessarie (in particolare fibre, fitonutrienti e antiossidanti certi).

Il social cinese da oltre 1 miliardo di utenti, soprattutto giovani, non è certo nuovo nel veicolare o favorire la circolazione di questi contenuti ingannevoli con pubblicità personalizzata senza consenso di minori o persone più manipolabili. Questa mania si sta contenendo solo a cominciare dal luglio del 2022 quando il Garante per la protezione dei dati personali ha adottato un provvedimento d’urgenza, con richiamo e sanzioni contro la gestione del social, affinché non siano più utilizzati i dati personali archiviati nei dispositivi degli utenti per profilare e inviare loro pubblicità personalizzata in assenza di un esplicito consenso. Che è un illecito.

Le regole spietate dell’algoritmo sono state rimesse in guardia dalle regole giuste delle leggi. Il comportamento di Tik Tok è risultato incompatibile con la direttiva europea 2002/58, la cosiddetta direttiva “ePrivacy”, e con l’articolo 122 del Codice in materia di protezione dei dati personali (che ne dà attuazione). Queste norme prevedono espressamente il consenso degli utenti iscritti e interessati.

 

Le truffe a base di clorofilla

Questa sostanza è stata impiegata anche come additivo per mascherare alimenti spacciandoli per altri. Insomma, per compiere vere è proprie truffe. Le cronache sono piene di casi del genere. Ed esempio è accaduto qualche anno fa in Puglia, a Cerignola, dove i carabinieri hanno stanato un giro di olio di semi di soia addizionato con clorofilla spacciato in Italia e all’estero per olio extravergine di oliva.

L’Operazione “Oro Giallo” dei militari portò alla luce numerosi quantitativi di olio contraffatto rivenduto anche in rinomati ristoranti con prezzi molto più bassi e concorrenziali rispetto all’effettivo valore di mercato.

 

Come fare il pieno di clorofilla

La molecola si trova in alimenti che andrebbero già consumati regolarmente in una dieta regolare. La ritroviamo in quantità maggiori in alimenti che invece servono all’organismo e per tanti altri motivi, e sono:

  • Spinaci;
  • Erba d’orzo;
  • Tarassaco;
  • Prezzemolo;
  • Peperoni verdi;
  • Cetrioli;
  • Asparagi
  • Cavoletti di Bruxelles;
  • Cavolo nero;
  • Senape;
  • Broccoli;
  • Lattuga;
  • Clorella;
  • Alga spirulina;
  • Rucola;
  • Olive verdi;
  • Olio d’oliva.