Come difendere i bambini dalla triplendemia

BAMBINI triplendemia

La triplendemia dei bambini è la combinazione tra Covid, influenza stagionale e virus respiratorio sinciziale. Un mix pericoloso, soprattutto per bimbi immunodepressi: quali sono i rimedi preventivi e quelli terapeutici

Il rischio triplendemia minacciava gli Stati Uniti già nel dicembre 2022, quando le autorità chiedevano il ritorno all’obbligo dell’uso delle mascherine negli spazi chiusi. Questa condizione, detta anche sindemia, prevede la convergenza tra il virus respiratorio sinciziale (Rsv), l’influenza stagionale e il Covid-19. La triplendemia ha colpito milioni di americani, in particolare i bambini.

In Italia i primi casi segnalati alle cronache risalgono a inizio gennaio 2023. Il risultato è che i pronto soccorso e i reparti pediatrici a oggi risultano intasati. Da non sottovalutare anche le conseguenze sugli anziani e i pazienti più a rischio. Stefania Zampogna, presidente nazionale della Società italiana di medicina di emergenza e urgenza pediatrica (Simeup) ha lanciato un appello:

  • Evitare i luoghi chiusi e affollati;
  • Igienizzare sempre le mani.

Due semplici accortezze per bambini e anziani, “affinché – sottolinea Zampogna – non abbandonino nei loro confronti le misure di prevenzione che hanno imparato con la pandemia Covid, ovvero: il distanziamento sociale”. Misure che evitano la diffusione del virus respiratorio sinciziale, causa delle bronchioliti nei primi mesi di vita.

Le fa eco Giovanni Corsello, direttore del Dipartimento Materno infantile dell’Ospedale dei bambini di Palermo:

“Registriamo un incremento degli accessi in pronto soccorso per infezioni respiratorie del 300% superiore rispetto ai due anni precedenti, con l’80% dei posti letto occupati da bambini con bronchiolite da virus respiratorio sinciziale”.

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Cos’è la triplendemia dei bambini

Nel nostro paese si parla per la prima volta di triplendemia con l’inizio della pandemia. Nel programma 2021 del Centro nazionale per la Prevenzione e il controllo delle malattie (Ccm) gli esperti osservano che “negli ultimi 30 anni si è assistito a livello mondiale a una crescita esponenziale delle malattie croniche e dei fattori di rischio che le scatenano”. “A questa condizione – scrivono dal ministero – si è aggiunta la pandemia che ha dato luogo a una sindemia, ossia al sovrapporsi di più emergenze di carattere sociale e sanitario. Se da un lato le malattie croniche, come tumori, malattie cardiovascolari, malattie respiratorie, diabete e obesità, hanno reso l’infezione da Sars-Cov-2 particolarmente rischiosa, la gestione della pandemia ha assorbito la maggior parte delle risorse e delle energie dei sistemi sanitari determinando spesso ritardi nella diagnosi, e nell’assistenza alle persone con malattie croniche, nonché notevole difficoltà a portare avanti interventi di promozione della salute e prevenzione, fondamentali per ridurre il carico di tali patologie e contrastare le diseguaglianze di salute”.

Il Ccm invitava le autorità sanitarie a definire adeguate strategie e adottare interventi per affrontare le conseguenze della pandemia sulle malattie croniche, in particolare sui tumori, e i loro fattori di rischio, secondo un approccio globale e intersettoriale, mirando a una maggiore integrazione tra prevenzione, diagnosi precoce e presa in carico, compreso il miglioramento delle cure e la prevenzione delle recidive”.

A oggi non risultano in atto strategie per contrastare questa condizione che mette a rischio bambini, anziani, soggetti fragili. Una copertura vaccinale antinfluenzale più capillare è fondamentale.

Paradossalmente sono state proprio le misure di contenimento contro il coronavirus a rallentare il contagio dal virus respiratorio sinciziale, un patogeno ubiquitario, che si presenta in epidemie durante la stagione invernale. Il Rsv colpisce tutte l’età, in particolare quelle estreme della vita, dove può presentare quadri clinici particolarmente gravi come la bronchiolite nei piccoli bambini e l’insufficienza respiratoria acuta nei soggetti anziani in particolare con co-morbidità.

Il ministero della Salute fa sapere che non esiste a livello mondiale una specifica sorveglianza epidemiologica per il Rsv. Si stima che nel mondo, solo nel 2015 abbia causato, nei bambini di età inferiore ai 5 anni, più di 33 milioni di infezioni delle basse vie respiratorie, 3,5 milioni di ricoveri ospedalieri e 200 mila decessi. Inoltre, è stato calcolato che nel Regno Unito determina negli adulti circa 500mila visite all’anno per infezione delle vie respiratorie, 20mila ospedalizzazioni (il 75% negli adulti con più di 65 anni d’età) e 9mila decessi (il 93% negli adulti con più 65 anni).

Dalla disponibilità del vaccino antinfluenzale è diventato l’agente eziologico principale di infezione delle vie respiratorie anche negli adulti e, purtroppo, non esiste ancora un vaccino per il sinciziale.

La triplendemia viene definita anche sindemia. Tuttavia, quest’ultimo termine rappresenta per la lingua italiana la crasi delle parole sinergia, epidemia, pandemia ed endemia, ed è stato introdotto per la prima volta negli anni Novanta del Novecento da un antropologo medico, Merrill Singer, per indicare gli effetti negativi sulle persone e sull’intera società prodotti dall’interazione sinergica tra due o più malattie.

Per sindemia si intende anche interazione della pandemia infettiva da Covid-19 con altre malattie croniche (incluse quelle cardiovascolari, i tumori, l’obesità e il diabete).

Triplendemia è il termine più specifico per la combinazione Covid, Rsv e influenza stagionale.

Quali sono i rischi della triplendemia nei bambini

Nel 2022 il direttore del Cnr di Pavia, Giovanni Maga, aveva già intuito le probabilità concrete che questi tre virus colpissero contemporaneamente con la ripresa dei contatti e della routine quotidiana, soprattutto a causa della bassa percentuale di vaccinati tra i bambini, non vaccinati contro il Covid e pochi vaccinati contro l’influenza.

I rischi della triplendemia dei bambini sono maggiori perché i più piccoli sono soggetti maggiormente esposti all’esterno. I bambini frequentano scuole, asili, mezzi pubblici, ludoteche, hanno più contatti all’esterno, possono diffondere questa condizione tra gli anziani a casa e i soggetti fragili.

  • I bambini a rischio bronchiolite
    Il rischio maggiore per i bambini riguarda la possibilità di ammalarsi di bronchioliti o affezioni bronchiali. Si registrano circa 10 mila casi all’anno. Nella maggior parte dei bambini in età scolare e negli adolescenti le malattie respiratorie di questo genere non creano particolari problemi. Tuttavia, queste patologie possono evolvere in modo pericoloso e richiedere, in certi casi, il ricovero ospedaliero e perfino la terapia intensiva.
  • Ospedali pediatrici e terapie intensive in affanno
    E qui veniamo all’altro tasto dolente: la tenuta del sistema sanitario, che durante la pandemia ha dato prova di resistenza. La triplendemia costringe i nosocomi pediatrici e i pronto soccorso a ritmi quasi insostenibili. Senza contare che il contagio diffuso dai bambini mette a rischio anche i reparti che devono accogliere adulti e anziani.

In molte regioni italiane le pediatrie sono in affanno per le infezioni da virus respiratori nei bambini, specie le bronchioliti da virus respiratorio sinciziale. I reparti di terapia intensiva pediatrica sono sottodimensionati davanti a una possibile emergenza da triplendemia. La Società italiana di pediatria (Sip) ha fatto sapere che la contemporanea circolazione di altri virus come influenza, adenovirus e Covid, mette in difficoltà pronto soccorso, ospedali e posti letto, che risultano insufficienti.

Paolo Serravalle, primario del reparto di pediatria dell’Ospedale “Beauregard” di Aosta si fa portavoce di queste difficoltà operative: “In otto persone – ha dichiarato – stiamo garantendo le stesse prestazioni che facevamo quando eravamo in undici. Però c’è un prezzo da pagare: fatica, stress per gli operatori, poco riposo. La carenza di personale è comune a tutto il territorio nazionale. Ci sono pochi medici, pediatri, e i pensionamenti si fa fatica a rimpiazzarli”.

  • Il contagio da bambini agli anziani
    I soggetti più vulnerabili sono i neonati e lattanti, i bimbi fragili o immunodepressi, a causa dell’immaturità del sistema immunitario e della permanenza in nidi, asili o altre comunità dove i piccoli si trovano tutto il giorno a stretto contatto con altri bambini. Che a loro volta possono contagiare i nonni a casa e gli adulti più fragili o con malattie in corso.
  • I sintomi della triplendemia
    Anche l’aspetto sintomatologico non va trascurato, poiché questa combinazione di patologie può scatenare sintomi che apparentemente sono simili a quelli della “normale” influenza stagionale. Infatti, la sindemia nei bambini può comprendere alcuni o più sintomi dei tre virus combinati tra loro: febbre, tosse, raffreddore, mal di gola, problemi gastrointestinali come vomito e diarrea. Il virus respiratorio sinciziale può scatenare febbre e raffreddore, tosse e respiro sibilante (segno evidente che sta attaccando l’apparato respiratorio inferiore) e apnea.

Come contrastare la triplendemia

  • A oggi non esiste un vaccino contro il virus respiratorio sinciziale;
  • È possibile vaccinare i bambini contro l’influenza stagionale

Il vaccino antinfluenzale può essere somministrato nei bambini già dai 6 mesi di età. Lo ha il dottor Alberto Eugenio Tozzi dell’Area di Ricerca Malattie Multifattoriali e Malattie Complesse, il quale ha curato una serie di informazioni utili in collaborazione con l’Istituto per la Salute Ospedale Bambino Gesù.

(Qui i dettagli sulla campagna vaccinale antinfluenzale nei bambini).

Inoltre:

  • Laddove possibile, gli esperti suggeriscono un distanziamento sociale;
  • È necessario evitare luoghi chiusi e affollati;
  • Bisogna igienizzare sempre le mani.

Questi comportamenti possono limitare la diffusione del virus respiratorio sinciziale che causa le bronchioliti nei primi mesi di vita.