Miele, gli stati membri Ue premono per un’etichetta più trasparente

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L’etichetta Ue del miele dovrebbe prevedere l’obbligo di indicare ciascun Paese di origine e la rispettiva quota di miele nelle miscele. È la richiesta di 19 stati membri, Italia inclusa, alla Commissione europea 

Dopo la risoluzione del Parlamento europeo di ottobre 2021, l’etichetta del miele ritorna ad essere argomento di attualità in Europa. I ministri dell’agricoltura dell’Ue hanno nuovamente chiesto alla Commissione europea – tramite una dichiarazione congiunta – di rivedere la cosiddetta direttiva europea sul miele.

Secondo loro, la legislazione dovrebbe essere modificata per migliorare la tracciabilità del miele, in particolare quando è miscelato con miele proveniente da diverse parti del mondo.

L’Europa importa il 40% del suo miele da paesi non UE come Cina, Ucraina e Argentina in quanto offrono prezzi molto bassi per ogni chilo di miele: non più di 1,36 € per il miele dalla Cina e 1,89 € per il miele dall’Ucraina nel 2021. Per avere un idea di quanto sia conveniente, il miele francese costa tra i 10 e i 30 euro al chilo.

Secondo le attuali norme dell’Ue, i vasetti di miele devono riportare l’esatto paese di origine se il miele proviene da un unico paese. Tuttavia, questo non è il caso delle miscele contenenti miele di origini diverse: in questo caso basta indicare genericamente “miscela di miele proveniente da paesi UE ed extra UE” “miscela di miele originaria dell’UE” o “miscela di miele non originaria dell’UE”. Va da sé che un’indicazione così imprecisa rende impossibile tutelare i produttori e soprattutto i consumatori.

I ministri chiedono, invece, che ogni paese di origine dovrebbe essere elencato sull’etichetta con la proporzione in cui si trova nella miscela: questo aumenterebbe la redditività del settore e la fiducia dei consumatori nei nostri prodotti.

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