Individuare i marchi “cruelty free” in cosmetica può non essere semplice, considerando che i prodotti ad essere definiti cruelty free sono molti, ma pochi lo sono davvero.
I prodotti del tutto cruelty free sono presenti ancora in quantità limitata nelle nostre città, ma da svariati anni sono nate molte certificazioni, accompagnate da relativi simboli, che consentano di fare acquisti in maniera più consapevole. Grazie a questi, è possibile infatti individuare rapidamente i marchi che contraddistinguono le filiere produttive a “zero crudeltà”.
Ma cosa significa davvero “cruelty free”? Con l’etichetta ci si riferisce a tutti quei prodotti e attività che vengono realizzati senza danneggiare gli animali, evitando la sperimentazione su di essi e che non sono ottenuti da organi animali. Per ottenere, quindi, una certificazione cruelty free, un prodotto non deve essere stato testato sugli animali in nessuna fase della sua produzione, né deve contenere ingredienti testati su animali.
Le leggi della cosmetica: i simboli che certificano la condizione cruelty free
L’ambito della cosmetica, differentemente da altri, si può dire sia soggetto a leggi proprie. Un grande cambiamento è avvenuto nel 2009, quando la Comunità Europea ha creato un regolamento a cui tutti i paesi devono sottostare e che racchiude e unisce leggi riguardanti il mondo della cosmesi. Una di queste è quella che, a partire dal 2013, ha vietato in tutta Europa la sperimentazione animale per produzioni e importazioni cosmetiche. Questo significa, sinteticamente, che se per un prodotto nato dopo il 2013 viene scelto un ingrediente testato negli anni precedenti sugli animali, questo potrà essere messo in vendita ma senza ricevere la certificazione cruelty free.
Per evitare di scegliere prodotti che possano contenere ingredienti testati in precedenza o in altri settori sugli animali, bisogna fare riferimento al alcuni simboli:
- Leaping Bunny, che rappresenta la certificazione cruelty free Icea ed è garantito dalla Lega Anti Vivisezione. Il marchio è contraddistinto da un coniglietto che saltella tra due stelle, ed è il simbolo principale dei prodotti cruelty free;
- certificazione Peta Cruelty free and vegan, che coinvolge non soltanto i cosmetici ma anche tutti gli alimenti che non contengono derivati animali;
- Nature Watch.
In ragione del secondo punto, appare evidente come i concetti di cruelty free e vegano siano accostabili ma non sovrapponibili. Infatti, per quanto esenti da sperimentazioni su animali, molti cosmetici potrebbero comunque contenere pigmenti derivati da insetti, o derivati come latte e miele (presenza che non li renderebbe, quindi, vegani).
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I criteri Leaping Bunny
Ma quali sono i criteri del marchio cruelty free più famoso in cosmetica? Le aziende certificate Leaping Bunny garantiscono:
- una politica aziendale cruelty free applicata a tutti i propri cosmetici o detergenti immessi sul mercato;
- l’assenza nei prodotti di materie prime derivanti da parti di animali vivi o derivate dalla loro soppressione e/o sofferenza;
- un costante impegno nel disincentivare la sperimentazione animale sugli ingredienti cosmetici, selezionandoli attraverso criteri specifici.
L’iniziativa Ice: stop ai test sugli animali
Nonostante la legge del 2013 impedisca, di fatto, la sperimentazione sugli animali, sono molte le aziende che adottano ancora questa pratica. Per questo motivo oltre 400mila europei (di cui 12mila italiani) hanno aderito all’Ice, l’iniziativa dei cittadini europei per chiedere un fermo definitivo ai test dei cosmetici sugli animali. In particolare, l’Ice esorta la commissione ad adottare i seguenti provvedimenti:
- rafforzare il divieto di sperimentazione sugli animali per i prodotti cosmetici;
- trasformare il regolamento Ue sulle sostanze chimiche;
- ammodernare la scienza dell’Ue.