Benessere animale: così l’industria prova a riscrivere l’etichetta

BENESSERE ANIMALE SOSTENIBILE

Due decreti approvati rischiano di definire standard diversi per il benessere animale che potrà essere dichiarato in etichetta. E gli allevatori spingono affinché un disciplinare privato diventi lo standard. Essere animali: “Classificare come “sostenibili” gli allevamenti intensivi è intollerabile”

Si potrà presto leggere in etichetta “carne da allevamento sostenibile” ma c’è grande confusione sugli standard e sugli enti certificatori che dovranno vigilare per il rispetto degli stessi.

Da una parte c’è il decreto approvato a settembre e voluto dall’allora ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli che istituisce il Sqnba, il Sistema di qualità nazionale per il benessere animale, la cui adesione peserà nell’erogazione dei fondi Pac alla zootecnia (370 milioni di euro).

Dall’altra un altro decreto, ministeriale del 30 novembre scorso, dell’attuale ministro Francesco Lollobrigida (che, come precisa il Sole 24 Ore, sostituisce il decreto del 4 marzo 2011 sulla regolamentazione del Sistema di qualità nazionale zootecnica, a sua volta riferito al Regolamento Ue 1974 del 2006) che istituisce un nuovo Sistema di qualità nazionale in zootecnia.

Entrambi sono ancora “scatole vuote” perché dovranno essere ancora approvati gli standard per il benessere animale negli allevamenti e gli enti di certificazione che dovranno dare il via libera al claim in etichetta.

Una corsa contro il tempo perché la nuova etichetta debutta quest’anno, dove industriali della carne – bovini e suini in primis – cercano in tutti i modi di arrivare per primi. La soluzione che propongono è semplice ma rischia di non soddisfare i consumatori e di rispecchiare appieno il concetto di benessere animale: far diventare il loro disciplinare lo standard per poter scrivere in etichetta “carne da allevamento sostenibile”.

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Contrarie le associazioni animaliste. Come spiega al Salvagente Chiara Caprio, responsabile rapporti istituzionali di Essere Animali: “Ultimamente si è letto molto sulla stampa di settore della possibilità di classificare come “sostenibili” gli allevamenti intensivi con il decreto che istituisce il Sistema Qualità Nazionale Zootecnia. Ci auguriamo che ci sia una riflessione importante prima di procedere con un’idea simile e il coinvolgimento di tutte le parti, tra cui anche le associazioni che lavorano ogni giorno sul tema del benessere animale. Bisogna definire degli standard adeguati di benessere animale per specie anche per SQNBA e bisogna puntare su un sistema di etichettatura non solo chiaro e trasparente per i consumatori ma anche che sia solido e ambizioso per alzare gli standard di benessere animale in Italia, ad oggi ancora troppo bassi e spesso appiattiti ai minimi di legge”.