Rosolia in gravidanza: quali sono i rischi per il bambino e quali analisi effettuare

rosolia

La rosolia in gravidanza può essere grave: può mettere a rischio la vita, la salute e il futuro del bambino. Eppure si può prevenire ed evitare, assieme ad altre malattie

Ci sono malattie solitamente non gravi, che tuttavia comportano rischi se contratte durante la gravidanza. In particolare per la salute e il futuro del bambino. Sono almeno 5 le malattie più pericolose in gravidanza. La toxoplasmosi, la preeclampsia, il citomegalovirus, la varicella e la rosolia. Ci soffermiamo sulla rosolia in gravidanza e sui rischi che comporta. Queste cinque patologie che possono presentarsi in gravidanza hanno in comune il fatto che possono essere prevenute e diagnosticate in tempo, prima di compromettere la vita o la salute del bambino in grembo.

Ma a non tutte c’è il rimedio del vaccino. Nel caso della rosolia è meglio vaccinarsi. Anche un bambino o un adulto non vaccinati, possono trasmettere la rosolia a una donna in dolce attesa.

Rosolia in gravidanza

La rosolia è una malattia che colpisce soprattutto i bambini, in particolare tra i 5 e i 14 anni, e in genere si manifesta in modo lieve. Ma cosa può accadere in caso di rosolia in gravidanza? Quali rischi comporta la rosolia in gravidanza?

La dottoressa Laura Cursi dell’Unità Operativa di Malattie Infettive e Immunoinfettivologia dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù chiarisce che la rosolia, se contratta in gravidanza, e in particolare nei primi mesi della gestazione, può essere molto pericolosa. La rosolia in gravidanza comporta il rischio di gravi malformazioni del feto che si sviluppa in grembo.

Che cos’è la rosolia

La rosolia è molto comune, perché molti bambini hanno sperimentato questa patologia, o l’hanno evitata, soprattutto da quando sono state diffuse le campagne di vaccinazione. Anche se in Italia il vaccino antirosolia è stato introdotto nel lontano 1972. Il punto è che inizialmente la vaccinazione era limitata alle ragazze prepuberi. Nei primi anni ’90, con l’introduzione del vaccino antimorbillo-parotite-rosolia (MPR), si è passati a raccomandare la vaccinazione universale per tutti i nuovi nati. Dal 2017 il vaccino antirosolia è soggetto all’obbligo vaccinale, quindi il vaccino antirosolia è obbligatorio.

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La rosolia è una malattia infettiva esantematica virale causata dal Rubella virus, appartenente alla famiglia dei Togavirus. Colpisce principalmente la pelle e le linfoghiandole.

Questa patologia è diffusa in tutto il mondo e nei paesi a clima temperato si riscontra prevalentemente nel periodo invernale o in primavera.

Come si trasmette la rosolia

Il virus della rosolia si trasmette attraverso le piccole gocce di saliva che fuoriescono con la tosse, gli starnuti o semplicemente parlando. La malattia ha un periodo di incubazione di 14-23 giorni, lasso di tempo che intercorre tra il contatto con il virus e la comparsa dei sintomi, ed è contagiosa nella settimana che precede la comparsa delle macchie cutanee (esantema), e per i 4 giorni successivi.

Quali sono i sintomi della rosolia

I sintomi più comuni della rosolia sono lievi ed evidenti per un periodo di 5-10 giorni, anche se in un alto numero di casi possono non manifestarsi affatto. In generale, comunque, i sintomi più caratteristici sono due, e si manifestano dopo 2-3 settimane dal contatto con il virus, nel periodo di incubazione. Questi due sintomi sono:

  • Gonfiore delle linfoghiandole alla base della testa, sul retro del collo e dietro le orecchie, della durata di una settimana circa, che raggiungono le dimensioni di una nocciola e sono doloranti alla palpazione
  • Esantema della pelle, che si manifesta con piccole macchioline rosee o rosso pallido, piatte, di grandezza variabile da una capocchia di spillo a una lenticchia. Compaiono inizialmente dietro le orecchie, poi sulla fronte, sul viso e sul collo, per estendersi infine a tutto il resto del corpo. Le macchioline rimangono in genere per 2-3 giorni, poi scompaiono lasciando posto alla classica desquamazione non sempre rilevabile.

Questi sintomi sono preceduti, e poi accompagnati, da altre avvisaglie comuni a molte malattie infettive:

  • Mal di testa
  • Mancanza di appetito
  • Senso di freddo accompagnato da brividi
  • Catarro nasale e congiuntivale
  • Malessere generale
  • Febbre non costante, ma che talvolta può raggiungere punte massime di 39-40 gradi.

Tutti questi sintomi durano in genere pochi giorni: solo i linfonodi possono rimanere gonfi per diverse settimane.

La rosolia mette più a rischio gli adulti

Le complicanze della rosolia non sono frequenti, ma si verificano più spesso negli adulti che nei bambini. Artralgia o artrite possono verificarsi fino al 70% delle donne adulte che contraggono la rosolia, mentre è rara nei bambini e negli adulti maschi.

Le parti del corpo più colpite sono dita, polsi e ginocchia. I sintomi compaiono in concomitanza con l’esantema e possono durare fino a 1 mese.

L’encefalite è anche più frequentemente negli adulti.

Inoltre, le manifestazioni emorragiche si verificano in circa 1 caso su 3mila, e più spesso nei bambini, per danno ai vasi e alle piastrine. Gli effetti possono durare da giorni a mesi, e la maggior parte dei pazienti guarisce.

Perché la rosolia è pericolosa in gravidanza?

La dottoressa Cursi osserva che nella donna in gravidanza il virus riesce ad attraversare la placenta e può così trasmettersi all’embrione o al feto. Nell’85% dei casi questo passaggio avviene nelle prime 8 settimane di gestazione. Nel 52% dalla nona alla dodicesima settimana di gravidanza.

Il virus della rosolia non comporta rischi dalla dodicesima alla ventottesima settimana di gravidanza, questo perché la placenta ha un’azione protettiva ed è quindi più raro che si verifichi un’infezione fetale in questo periodo.

Al contrario, se la madre contrae la malattia nel primo trimestre della gravidanza l’infezione può generare un aborto spontaneo, morte intra-uterina o gravi malformazioni fetali, quali sindrome della rosolia congenita (SRC).

La sindrome della rosolia congenita espone il bambino a dei gravi rischi per la salute, quali:

  • Difetti della vista
  • Sordità
  • Malformazioni cardiache
  • Ritardo mentale
  • Microcefalia (testa piccola)
  • Cataratta
  • Danni al fegato e alla milza.

Cosa fare per prevenire la rosolia in gravidanza

L’Istituto superiore di sanità (Iss) ricorda che in Italia è attivo un sistema nazionale di sorveglianza della rosolia congenita e delle infezioni rubeoliche in gravidanza. Dal 2005 l’infezione sindrome da rosolia congenita e la rosolia in gravidanza sono incluse tra le malattie infettive soggette a notifica obbligatoria di classe III.

Tutte le donne in età fertile dovrebbero essere a conoscenza del proprio stato immunitario verso la rosolia. È possibile verificare la propria immunità alla rosolia dosando dei tipi di anticorpi, le immunoglobuline IgG specifiche. Questo test, detto rubeotest, in Italia è gratuito per le donne, sia come esame preconcezionale che durante la gravidanza. Le donne suscettibili dovrebbero vaccinarsi almeno un mese prima di un’eventuale gravidanza.

Nel dubbio, meglio vaccinarsi!

Abbiamo chiarito che contro la rosolia esiste un vaccino efficace. Dal 2017 il vaccino antirosolia rientra tra quelli obbligatori per tutti i nuovi nati. Abbiamo anche chiarito che se una donna avesse il dubbio di non essere stata vaccinata da bambina, prima della gravidanza dovrebbe fare un esame del sangue per verificare l’immunità con il rubeotest.

Ma nel caso risultasse negativo cosa dovrebbe fare? Può stare tranquilla e affrontare una gravidanza senza problemi? Gli esperti della Fondazione Umberto Veronesi consigliano di effettuare la vaccinazione anche in caso di esito negativo al rubeotest.

Il vaccino antirosolia è importante sempre anche perché un soggetto vaccinato non trasmette il virus del vaccino, nemmeno in presenza di esantema (quando questo si manifesta come effetto collaterale).

Una donna in gravidanza può fare il vaccino antirosolia?

Assolutamente no. I vaccini che non vanno somministrati in gravidanza sono quelli contro morbillo-parotite-rosolia, varicella, febbre gialla (un vaccino indicato per i viaggiatori) e contro la febbre tifoide (anch’essa indicata per i viaggiatori). Inoltre il vaccino anti Covid 19 non viene raccomandato nei primi tre mesi di gravidanza.

Nel corso della gravidanza sono invece raccomandate le vaccinazioni contro difterite, tetano, pertosse (dTpa) e influenza (se la gestazione si verifica nel corso di una stagione influenzale), che devono essere ripetute ad ogni gravidanza.

Quali esami conviene fare in gravidanza?

I medici suggeriscono alle donne in gravidanza di effettuare i test toxoplasmosi (qui i dettagli) e rosolia, che prevedono l’analisi degli anticorpi IgG ed IgM per le malattie. Il test per la sifilide. Il test HIV. Il test Citomegalovirus (che tuttavia non è esente dal ticket).

La rosolia in gravidanza è in forte calo

L’eliminazione della rosolia e della sindrome da rosolia congenita (acquisita dalla madre durante la gravidanza) nell’area europea dell’Oms rappresenta uno degli obiettivi del “Piano d’Azione Europeo per le vaccinazioni 2015-2020 (European Vaccine Action Plan 2015– 2020, EVAP)”.

In Italia, nel 2003, è stato approvato il primo Piano di eliminazione del morbillo e della rosolia congenita (PNEMoRc), in linea con le indicazioni dell’Oms. Gli obiettivi erano quelli di eliminare la trasmissione endemica del morbillo e di ridurre l’incidenza della rosolia congenita a meno di 1 caso ogni 100mila nati vivi. Il secondo PNEMoRc (2010-2015) ha inserito tra i propri obiettivi anche l’interruzione della trasmissione endemica della rosolia. Dal 2013 è stato raggiunto l’obiettivo di riduzione dell’incidenza della rosolia congenita.

Il Piano ha funzionato?

I casi di rosolia in gravidanza in Italia

In Italia è possibile consultare i bollettini periodici “Morbillo & Rosolia News”  e “Rosolia congenita & in gravidanza News” sul sito del Centro Iss, per monitorare l’andamento dei casi di rosolia postnatale e di rosolia congenita.

Nel nostro paese l’incidenza della rosolia postnatale è rimasta pressoché stabile dal 1971 al 1996, con epidemie cicliche che si verificavano ogni 4-6 anni, in cui venivano registrati da 30mila a 60mila casi annui. L’incidenza è diminuita notevolmente a partire dalla fine degli anni Novanta, dopo l’introduzione della vaccinazione universale.

Sono stati segnalati 252 casi di rosolia (possibili, probabili e confermati) di cui 65 nel 2013, 26 nel 2014, 27 nel 2015, 30 nel 2016, 68 nel 2017, 20 nel 2018 e 16 da gennaio ad agosto 2019. Il 50% dei casi notificati è stato confermato in laboratorio. L’età mediana dei casi nel 2019 è 27 anni.

Per quanto riguarda la rosolia congenita, da gennaio 2005 (da quando è attivo il sistema di sorveglianza nazionale per rosolia congenita e infezioni rubeoliche in gravidanza) sono stati segnalati 88 casi di cui 80 confermati e 8 probabili. Nel 2017 sono stati segnalati e confermati solo 2 casi, mentre nel 2018 è stato registrato un caso importato d’infezione congenita.

Dal 2005, si sono verificati due picchi di segnalazioni: uno nel 2008 (30 casi, incidenza 5,2 per 100.000 nati vivi) e il secondo nel 2012 (21 casi, incidenza 3,9 per 100.000 nati vivi). A partire dal 2013 l’incidenza della rosolia congenita è inferiore a 1 caso ogni 100mila nati vivi.

Come avviene la sorveglianza della rosolia in gravidanza

Per quanto riguarda la rosolia congenita, l’obbligo di notifica è stato in vigore fino al 1991, quando è stato sospeso e reintrodotto con il decreto ministeriale del 14 ottobre 2004. Non esistono pertanto dati di notifica relativi alla rosolia congenita tra il 1991 e il 2004. Dal 2005 è attiva la notifica obbligatoria della rosolia congenita e delle infezioni rubeoliche in gravidanza.

Quali sono i virus più pericolosi in gravidanza?

La Fondazione Umberto Veronesi segnala due principali virus pericolosi se contratti in gravidanza, soprattutto nel primo trimestre della gestazione, perché possono attraversare la placenta e interferire pesantemente con lo sviluppo del nascituro. Oltre al Rubella virus (il patogeno che provoca la rosolia), c’è anche il Citomegalovirus (CMV).

Per il Citomegalovirus non c’è un vaccino

Il Citomegalovirus fa parte della famiglia degli Herpesvirus e si trasmette principalmente attraverso la saliva, soprattutto in luoghi affollati come scuole e asili. Nelle persone sane, l’infezione si risolve quasi sempre velocemente e senza manifestare sintomi. Se contratta in gravidanza invece, soprattutto nel primo trimestre, può raggiungere il feto. Nel 10% dei neonati infettati si verificano conseguenze neurologiche, in particolare sordità congenita, ma anche microcefalia, malformazione cardiache e oculari.