L’acido butirrico è noto per le sue numerose proprietà, da quelle antinfiammatorie agli effetti benefici sull’intestino. Vediamo nel dettaglio che proprietà possiede e in quali alimenti è possibile trovarlo
Iniziamo con il dare una definizione. Il termine acido butirrico ha eziologia latina, e significa letteralmente “acido del burro”. Fu scoperto per la prima volta da Lieben e Rossi nel 1869. Noto anche come acido butanoico, l’acido butirrico è un acido grasso saturo a catena corta che si trova naturalmente nel latte e nei derivati come il burro crudo, il formaggio e altri prodotti caseari. Gli acidi grassi saturi sono acidi grassi che contengono fino a 6 atomi di carbonio, che hanno grandi poteri antinfiammatori e rigeneranti per la mucosa intestinale e sono coinvolti nel metabolismo dei grassi e dei carboidrati.
Ha un odore sgradevole e un sapore acre con un retrogusto dolciastro (simile all’etere).
Viene utilizzato nella produzione di vari esteri, come ad esempio il metilbutirrato, che hanno aromi e sapori gradevoli e trovano ampio utilizzo come additivi in alimenti, profumi, vernici, prodotti farmaceutici e disinfettanti. Può essere impiegato anche per la produzione di materie plastiche, plastificanti, tensioattivi e ausiliari tessili.
Altri acidi grassi a catena corta con importanti proprietà benefiche, sono:
-acido acetico
-acido propionico
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-acido valerico
Si tratta di naturali disinfiammanti intestinali, coinvolti anche nella metabolizzazione di importanti nutrienti.
Le proprietà dell’acido butirrico
All’acido butirrico, come accennato, sono riconosciute diverse importanti proprietà. Tra queste si annoverano:
- proprietà antinfiammatorie: grazie alla capacità di sopprimere l’attività di alcune proteine che scatenano l’infiammazione, ha un ruolo di rilievo nel controllo della risposta immunitaria, regolando l’attività dei linfociti T. Un funzionamento inadeguato delle cellule T può condurre ad attacchi ad organi come il pancreas o la tiroide, con conseguenti gravi malfunzionamenti (ad esempio, l’insorgenza di diabete di tipo 1). La scoperta delle proprietà antinfiammatorie dell’acido butirrico ha avuto un ruolo di spicco specie per le sue potenziali applicazioni nel trattamento di patologie infiammatorie e autoimmuni come il morbo di Crohn o, appunto, il diabete di tipo 1. Studi sugli uomini hanno anche dimostrato che gli acidi grassi a corta catena, tra cui in special modo il butirrato, possono migliorare i sintomi della colite ulcerosa, della celiachia e del morbo di Crohn. Uno studio che ha coinvolto 22 pazienti con colite ulcerosa ha evidenziato che consumando 60 grammi di crusca d’avena ogni giorno per 3 mesi, i sintomi migliorano. Un altro piccolo studio ha scoperto che gli integratori di butirrato portano a miglioramenti clinici e remissionenel 53% dei pazienti con il morbo di Crohn. Per i pazienti con colite ulcerosa e celiachia, un clistere di acidi grassi a corta catena due volte al giorno per 6 settimane aiuta a ridurre i sintomi del 13%.
- perdita di peso: numerose ricerche hanno dimostrato gli acidi grassi a catena corta come il butirrato hanno effetti metabolici positivi, contribuendo a migliorare la sensibilità all’insulina e l’equilibrio energetico. L’acido butirrico sembrerebbe tenere sotto controllo il peso corporeo tramite la stimolazione di particolari ormoni dell’intestino, e aumentando la sintesi di leptina (importante nella regolazione dell’appetito). In particolare, la leptina, è importante per agevolare il senso di sazietà. Uno studio interessante in tal senso è quello del Johns Hopkins Bloomberg School of Public Health, che ha riportato gli effetti della stessa dieta su un campione di persone. I ricercatori hanno notato significative differenze nei risultati di perdita di peso raggiunti dai partecipanti. Dopo sei mesi di dieta infatti, solo il 12% di un campione di 36 soggetti sovrappeso o obesi aveva perso oltre il 5% del suo peso corporeo, che era il requisito richiesto per capire se la dieta era stata efficace o meno. Una buona parte dei soggetti aveva perso solo un paio di chili, alcuni avevano proprio perso peso.
La differenza è stata spiegata dai ricercatori facendo riferimento ai batteri intestinali (diversi, o presenti in diverse concentrazioni). Ciò che è emerso dall’analisi è che i batteri intestinali che favoriscono la perdita di peso sono proprio quelli che producono più acido butirrico e acido succinico a livello dell’intestino.
Esistono anche integratori in commercio, ad esempio integratori di Gaba (acido gamma-ammino butirrico) o di sodio butirrato. - Digestione e benessere intestinale: l’acido butirrico ha un impatto positivo sulla salute dell’intero intestino. E’ stato dimostrato, infatti, che un supplemento di butirrato migliora i sintomi della colite ulcerosae della malattia di Crohn; sembrerebbe rappresentare una “terapia promettente” anche per la sindrome dell’intestino irritabile. Ha un ruolo lenitivo anche sui sintomi della sindrome della permeabilità intestinale, uno dei disturbi digestivi correlato alle patologie autoimmuni. Per avere un’idea di quanto importante sia il ruolo dell’acido butirrico nell’intestino, basta pensare che esso è anche prodotto dai batteri dell’intestino quando vengono consumati determinati carboidrati e fibre, essendo la fonte di energia preferita dei batteri che vivono nel colon.
- Lotta contro l’insorgenza di patologie tumorali: recenti evidenze hanno dimostrato un’efficacia considerevole dell’acido butirrico nella prevenzione del tumore del colon-retto. Si ritiene che, alla base di questo tumore, vi sia un aumento del tasso di proliferazione delle cellule del colon. Tutte le cellule del colon hanno un ciclo di vita predeterminato da un processo chiamato apoptosi e l’equilibrio tra i livelli di proliferazione e apoptosi è fondamentale per mantenersi sani. Il butirrato agisce proprio a questo livello, stimolando la proliferazione delle cellule sane del colon e l’apoptosi nelle cellule tumorali. L’effetto sembrerebbe paradossale: se infatti, da un lato, insieme alla glutammina, l’acido butirrico rappresenta una fonte energetica importantissima per le cellule della mucosa intestinale, promuovendone la replicazione, dall’altro inibisce la proliferazione delle cellule cancerose, con possibile effetto protettivo nei confronti del cancro al colon.
- Lotta contro l’insulino-resistenza: in numerosi studi è stato riscontrato che il supplemento con butirrato migliora i livelli di glucosio, la sensibilità all’insulina e persino la funzione mitocondriale.
In considerazione del particolare legame dell’intestino con altri distretti dell’organismo, vi sono altre aree che possono beneficiare degli effetti dell’acido butirrico, come:
- sistema immunitario
- metabolismo
- apparato osteoarticolare
- sistema digestivo
- apparato connettivo
In quali alimenti è possibile trovare l’acido butirrico
Come suggerisce lo stesso nome, l’acido butirrico è contenuto prevalentemente nel burro e nei prodotti caseari. Al fine di garantire un’assunzione adeguata, è bene consumare molti alimenti ricchi di fibre, come verdura e frutta. Le fibre solubili, infatti, si convertono in acido butirrico e sono derivate da carboidrati non digeriti nel tenue, come le pectine e l’amido resistente. Un recente studio su 150 individui ha evidenziato una positiva associazione tra un aumento di questo acido nelle feci e una maggiore assunzione di alimenti vegetali.
Alcune sostanze contenenti acido butirrico sono:
- Inulina, che si assume da carciofi, aloe, aglio, porri, cipolle, farro, segale.
- Fruttoligosaccaridi (Fos): si trovano nelle banane, oltre che in aglio e cipolle.
- Pectina, contenuta in mele, albicocche, arance, carote.
- Grassi, da burro, ghee (burro chiarificato, privato di acqua e di componente proteica), olio extravergine di oliva, formaggio crudo da pascolo.
- Aceto.
- Fermentati, come la panna acida, la senape, i sottaceti e i crauti.
L’eventuale integrazione di acido butirrico si può effettuare attraverso i suoi sali, come quelli di calcio o magnesio (calcio butirrato, magnesio butirrato). Tuttavio, l’apporto alimentare diretto non è molto importante, dato che l’acido butirrico viene facilmente prodotto nel colon dalla fermentazione microbica dei carboidrati indigeribili. Per aumentare l’apporto di questo prezioso nutriente è quindi sufficiente ingerire quotidianamente le giuste quantità di fibre (30 grammi/die nell’adulto). In tal senso, si è dimostrato particolarmente utile l’amido resistente (che si forma nel pane raffermo o nella pasta che si sia raffreddata).
Una lista di alimenti ad alto contenuto di acido butirrico
Le principali fonti alimentari utili alla sintesi dell’acido butirrico sono:
- ghee
- burro
- latte di pecora
- latte di capra
- formaggio Parmigiano
- carne rossa
- oli vegetali
- olio extravergine d’oliva
- Aceto
- Cibi e bevande fermentate, tra cui il kefir o i crauti
Nel mondo vegetale, è possibile trovare tutti gli amidi resistenti necessari alla produzione di acido butirrico in frutta, cereali integrali, legumi e verdure, come:
- carciofi
- aglio
- cipolle
- asparago
- patate
- banane
- mele
- albicocche
- carote
- fibra d’avena
Lo studio della Friedman School of Nutrition Science della Tufts University
Uno studio condotto dalla Friedman School of Nutrition Science della Tufts University ha sintetizzato i risultati sull’acido butirrico come segue:
- regola il trasporto di fluidi, protegge i colonociti dallo stress ossidativo, influenza la motilità lungo il tratto gastrointestinale, modula la proliferazione cellulare e il differenziamento cellulare
- regola l’espressione genica.
- nessuna controindicazione sull’aumento del rischio di patologie cardiovascolari. Al contrario, i grassi del latte sarebbero in grado di mantenere la glicemia sotto controllo
- non esisterebbe alcuna prova scientifica secondo cui assumere burro possa aumentare i rischi per la salute dell’organismo. Al contrario, l’acido butirrico avrebbe un effetto protettivo contro patologie come il diabete.
- Il burro è anche fonte di vitamina A, D, E e Kindispensabili per il nostro organismo ed è anche una delle poche fonti di vitamina D, preziosa per la salute delle ossa e del nostro sistema immunitario. Fonte di minerali tra fui l’acido linoleico coniugato (CLA) e un acido grasso con funzioni benefiche e protettive (antitumorali, anti-aterosclerotiche, antiobesità e antinfiammatori).
Sindrome dell’intestino irritabile:perché l’acido butirrico è importante
La sindrome dell’intestino irritabile è una patologia che tende ad alterare in maniera significativa la qualità della vita delle persone affette. Ma quali sono i suoi sintomi e com’è possibile ridurre la sintomatologia? Come detto, l’acido butirrico può essere di grande supporto, affiancato ai probiotici, nel trattamento di questa patologia. I sintomi più comuni della sindrome dell’intestino irritabile sono i seguenti:
- Diarrea frequente o costipazione
- dolore addominale
- malessere per via di diarree e costipazione
- sensazione di intestino mal svuotato
- gonfiore
Non è ancora stata riconosciuta una singola causa che possa condurre alla sindrome, ma pare che alla base vi siano fattori di rischio come lo stress, cui consegue un moto anormale dell’intestino crasso. Tra tutti i grassi a catena corta, la carenza proprio di questo acido é molto dannosa per le cellule che costituiscono le pareti dell’intestino crasso e ne assicurano il buon funzionamento. Essa si forma con la disgregazione da parte dei batteri presenti, dei polisaccaridi introdotti nel nostro corpo con alimenti ricchi di fibre. L’importanza dell’acido butirrico sta soprattutto nel fatto che rappresenta la principale fonte di energia per le cellule che costituiscono la parete dell’intestino crasso. Esso stimola, inoltre, il rinnovamento della mucosa, frena la formazione di cellule cancerogene, ha effetti anti infiammatori, rafforza il sistema immunitario e stimola l’assorbimento di acqua.
L’acido butirrico regola la frequenza dell’azione defecatoria, la densità delle feci, previene i gonfiori, influisce positivamente sulla peristalsi e diminuisce la sensazione dei dolori digestivi e i disturbi addominali.
Perché il consumo di probiotici non é sufficiente nella cura della sindrome dell’intestino irritabile?
La carenza di acido butirrico durante le malattie come la sindrome dell’intestino irritabile é molto grande, perciò il consumo di probiotici non é sufficiente a garantirne una maggiore produzione. Oltre ai probiotici, responsabili di funzioni importanti nella regolazione del buon funzionamento dell’intestino, in caso di problemi simili é neccessario il consumo di acido butirrico. L’assunzione di acido butirrico, per concludere la trattazione, é consigliata nei seguenti casi:
- sindrome dell’intestino irritabile
- malattia di Chron e colite ulcerosa
- diarrea e costipazione
- in caso di alimentazione enterale o parenterale
- carenza di acidi grassi a catena corta
- allergie alimentari
- disturbi del sistema immunitario
- dopo la cura di malattie cancerogene (danni intestinali a causa di esposizioni a radiazioni)
- malattia diverticolare dell’intestino crasso