L’esperimento che proverebbe la presenza di grafene nell’acqua in bottiglia

GRAFENE

Diversi lettori ci hanno scritto dopo aver ripetuto un esperimento che compare spesso su youtube: un semplice apparecchio per l’elettrolisi e una calamita suscita il dubbio che nelle minerali ci sia grafene. Una fake, come cerchiamo di spiegare

 

La chimica e la fisica sono scienze che si incrociano da sempre tanto che, almeno all’inizio, era difficile distinguere quanto un’osservazione sperimentale fosse da considerarsi chimica o meno. Ad esempio, la pila elettrica inventata nel 1799 da Volta e l’elettrolisi, ovvero la “lisi” o rottura delle molecole di acqua usando corrente elettrica, sono dello stesso periodo e narrano di come fenomeni fisici come l’elettricità e la chimica della materia siano legati fra loro.

GRAFENE
L’esperimento condotto da un gruppo di lettori del Salvagente

In rete girano numerosi filmati che dimostrano come la corrente elettrica continua ancora oggi, dopo duecento anni, a fare egregiamente il suo lavoro ossidando o riducendo ciò che è sciolto in acqua e questo grazie agli elettrodi e alla corrente continua che viene applicata. Diversi dei lettori del Salvagente hanno ripetuto questa prova sulle acque minerali in bottiglia e ci hanno scritto allarmati.

Alcuni dei filmati che sono diventati virali sul web, infatti, cercano di dimostrare con l’elettrolisi la presenza del grafene in acque usate quotidianamente che quindi sarebbero una possibile fonte di rischio per la nostra salute. E per questo dai lettori del Salvagente ci è arrivata la richiesta di un chiarimento.

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Ci proviamo.

Il grafene è un materiale molto simile alla grafite delle matite ovvero parliamo di lamine sovrapposte fra di loro fatte di solo carbonio che è l’elemento chimico che meglio rappresenta il concetto di vita.

Nella grafite questi strati della matita sfaldandosi sul foglio lasciano il loro “segno” creando capolavori artistici o semplici sgorbi.

Il grafene non è un materiale magnetico, proprio perché è perfetto nella sua struttura spaziale, non ha punti deboli e per questo non risente di magneti per quanto potenti come il neodimio.

Applicare la corrente elettrica ad un contenitore con dell’acqua, cosa da fare solo se esperti e nel pieno rispetto delle norme di sicurezza, provoca l’ossidazione o la riduzione di ciò che vi è sciolto che si trasforma tal volta in materiale visibile più o meno colorato. In alcuni filmati della rete questi prodotti che si formano per elettrolisi sembrano però rispondere all’azione di un magnete, ma di fatto il grafene è un materiale che non si ossida o si riduce così semplicemente e tantomeno si trasforma in un composto magnetico per semplice azione della corrente elettrica casalinga.

È dunque da escludere che si possa trattare di questo, dato che peraltro non si scioglie facilmente nell’acqua alla pari della mina di grafite delle matite. Aggiungiamo che se quello che osserviamo fosse davvero  grafene, considerando un costo medio di circa 50.000 euro per grammo, probabilmente sarebbe un affare incredibilmente conveniente estrarre del grafene dalle acque per poi riutilizzarlo in altri settori.

Chi legge, giustamente, a questo punto rimarrà con l’interrogativo: “ma se non è grafene quello che si vede nei filmati youtube, cos’è?”.

Probabilmente siamo di fronte a del materiale organico e/o inorganico che, per azione del passaggio della corrente elettrica continua, si è trasformato in un qualcosa di sgradevole e di visibile agli occhi e che ispira un forte senso di disgusto.

In conclusione, in rete è semplicemente riportato il fenomeno ben noto da secoli dell’elettrolisi, di certo quello che si forma non è grafene perché non sarebbe diventato sensibile ai magneti con tale minimo sforzo e, comunque, non sarebbe presente in quantità tali da trasformare quel bicchiere in un inaspettato tesoro da sfruttare economicamente.

Si tratta di una evidente notizia fake che trova spazio nella volontà di confermare le nostre paure e che alla pari dell’Araba Fenice si alimenta dalle condivisioni del filmato.