La Leishmaniosi canina è la terza malattia trasmessa da parassiti più importante al mondo, sia in termini di diffusione che di gravità. Spesso mortale per il cane, è causata da un parassita che colpisce sia gli animali ma anche l’uomo. Sintomi e rimedi
La Leishmaniosi è una malattia molto contagiosa, trasmessa tramite la puntura della femmina di Phlebotomus papatasi. I flebotomi sono vettori presenti in tutta Italia e nel bacino Mediterraneo, particolarmente attivi durante i mesi caldi (da maggio a fine ottobre). Il motivo per il quale è bene prestare attenzione nelle stagioni estivo-autunnali risiede nel fatto che il ciclo della Leishmaniosi è infettivo con temperature superiori ai 19 gradi. A seconda della gravità della condizione, è possibile distinguere tre tipologie principali di Leishmaniosi:
–Leishmania Donovani, molto diffusa in Italia e con conseguenze potenzialmente mortali per il cane;
-Leishmania Tropica;
–Leishmania Braziliensis, in grado di causare lesioni cutanee più o meno gravi.
La patologia è diffusa in più di 70 paesi al mondo e negli ultimi 10 anni si è assistito ad un significativo aumento di contagi.
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Sintomi e segni della Leishmaniosi canina
Il decorso della malattia è spesso eterogeneo, potendo presentarsi con una sintomatologia lieve o molto grave. In linea di massima, comunque, la Leishmaniosi può essere considerata una patologia sistemica, dal momento che coinvolge diversi organi e apparati. I principali sintomi clinici sono così riassumibili:
- Sintomi cutanei: si tratta in genere dei sintomi più comuni (e più visibili), che possono manifestarsi con alopecia, dermatiti desquamative o ulcerative, lesioni papulari o di tipo eczematoso; i sintomi cutanei si manifestano nel 56-90% dei casi. Le manifestazioni possono essere tipiche o atipiche:
- Onicogrifosi (crescita eccessiva delle unghie);
- Sintomi sistemici, che possono includere stanchezza e debolezza, letargia, inappetenza e perdita di peso, linfoadenopatia, pallore delle mucose, aumento delle dimensioni di fegato e milza;
- Epistassi e anemia;
- Sintomi oculari, quali congiuntivite, uveite o retinite. Nei casi più gravi, può presentarsi glaucoma; la cheratocongiuntivite è un’altra possibile complicanza, che consiste in una scarsa produzione della componente acquosa delle lacrime (con conseguenti infiammazioni della congiuntiva e della cornea). Chiamata anche “sindrome dell’occhio cieco”, costituisce più di un terzo della patologie oculari che colpiscono i cani;
- Sintomi renali, come glomerulonefriti e conseguente insufficienza renale, che si presenta con poliuria e polidipsia;
- Diarrea, vomito e altri disturbi gastrointestinali;
- Zoppie;
- Noduli sottocutanei.
Trasmissione e microrganismo responsabile della patologia
La patologia è causata da un’infezione da protozoi, in particolare facenti parte del Sottotipo Mastigophora (flagellati) e appartenenti al Genere Leishmania, dal nome del loro scopritore inglese William B. Leishman. Questi parassiti, essendo tali, necessitano di un vettore biologico di trasmissione per poter infestare l’animale e replicarsi. Il vettore è rappresentato dal flebotomo, un piccolo insetto anche noto come “mosca della sabbia”; simile ad una piccola zanzara per il suo aspetto affusolato, il flebotomo è quindi responsabile della trasmissione del microrganismo. Si tratta di un insetto ematofago di dimensioni pari a circa 2-3 mm. Il periodo di incubazione può essere molto variabile, può andare da alcuni mesi a qualche anno.
Leishmaniosi: diagnosi ed esami utili
Il progresso della medicina permette, ad oggi, di diagnosticare la Leishmaniosi anche in assenza di sintomatologia conclamata, grazie all’utilizzo di una serie di metodiche puntuali. Gli esami più utili ai fini diagnostici sono l’esame cito-istologico, l’esame ELISA, l’esame di immunofluorescenza indiretta e la PCR.
- L’esame cito-istologico è piuttosto rapido, ed eseguibile anche nel contesto di un ambulatorio veterinario. La tecnica consiste nel prelevare un campione di tessuto da una lesione cutanea o da un organo in cui è probabile il riscontro di parassiti (milza, linfonodi, midollo); in seguito al prelievo con “ago-aspirazione”, sarà possibile evidenziare la presenza di parassiti nel campione. L’isolamento colturale può essere ottenuto nell’animale in vita dal puntato midollare, dall’ago aspirato linfonodale, dal raschiato cutaneo, dal liquido sinoviale, dal sangue o dagli stessi organi. Ai fini diagnostici rappresenta il test d’eccellenza, perché consente di ottenere la certezza assoluta della presenza del protozoo nell’ospite. Gli strisci di materiale bioptico (linfonodale e midollare) possono essere colorati col metodo di Giemsa (preceduto dalla fissazione di May-Grünwald o con metanolo) che permette un’agevole evidenziazione degli amastigoti;
- L’esame ELISA è spesso scelto per la sua rapidità e i costi contenuti, e consiste nel rilevare tramite reazioni colorimetriche l’esistenza di anticorpi contro gli antigeni della Leishmania nel campione prelevato (in genere, il sangue);
- L’esame di immunofluorescenza indiretta viene eseguito facendo reagire il campione prelevato con antigeni della Leishmania; se il siero contiene anticorpi contro la Leishmania, si verificherà un legame con gli antigeni del parassita. La reazione sarà evidenziata tramite l’utilizzo di anti-anticorpi marcati con un composto fluorescente;
- La PCR (polymerase chain reaction) è una tecnica molecolare che permette l’amplificazione di sequenze nucleotidiche, permettendo in tal modo di individuare microrganismi anche se presenti in quantità minime. Il test ha una sensibilità altissima.
Trattamento della Leishmaniosi canina
La diagnosi e l’inquadramento clinico sono indispensabili per definire il piano terapeutico, dal momento che in primo luogo bisognerà stabilire in quale categoria può essere inscritto l’animale infetto. Si potranno quindi evidenziare i gruppi “esposti”, “infetti”, “malati” o “malati con quadro clinico grave”, che includono anche soggetti già trattati ma refrattari al trattamento e/o quelli già trattati ma che recidivano precocemente.
Una delle prime considerazioni da fare è che, purtroppo, la Leishmaniosi è una patologia cronica. Come tale, non è attualmente possibile debellare il parassita dall’organismo dell’animale e il cane sarà affetto dalla patologia per tutta la vita. Tuttavia, è possibile, tramite una terapia corretta, salvaguardare la sua salute e migliorare la sua qualità di vita, agendo in modo tempestivo sulla sintomatologia. La terapia prevede sicuramente l’utilizzo di sostanze antibiotiche come l’antimoniato di metilglucamina, l’allopurinolo e la miltefosina. Lo scopo degli antibiotici è, garantire, in prima istanza, il blocco del contagio. La malattia, altamente infettiva, può di fatto anche trasmettersi dal cane all’uomo. L’approccio terapeutico di un cane affetto da Leishmaniosi è sicuramente complicato e può avere una durata variabile (non inferiore, comunque, ad alcuni mesi). Un intervento tempestivo per una malattia diagnosticata nella sua fase d’esordio, può comunque garantire al cane una guarigione dalle sue manifestazioni cliniche e una vita in condizioni discrete. Una lista di farmaci utilizzati nella terapia della Leishmaniosi canina e riportati dal ministero della Salute, sono:
- Composti antimoniali
- Allopurinolo
- Associazione Antimoniato di N-metilglucamina/Allopurinolo
- Miltefosina
- Amfotericina B
- Amminosidina
- Pentamidina
- Spiramicina/Metronidazolo
- Domperidone
Dalla revisione della letteratura il protocollo terapeutico che trova più ampi consensi è l’associazione Antimoniato di N-metilglucamina e Allopurinolo.
Un modo alternativo di curare il cane senza eccedere nell’uso di medicinali consiste nell’abbinare una dieta alimentare sana a cure omeopatiche. A livello nutrizionale, sembrano avere effetti positivi:
- Un adeguato apporto di antiossidanti, che funge da immunostimolante ed è ottimo per gli esemplari più deboli;
- Un apporto elevato di proteine agevola la riproduzione della massa muscolare;
- Una riduzione del contenuto di basi puriniche può prevenire problemi renali e formazione di calcoli.
La prognosi è estremamente variabile; è spesso importante un controllo ripetuto e un monitoraggio costante, per evitare recidive della malattia attiva. Attenzione però: Una delle conseguenze da scongiurare è sicuramente l’insufficienza renale; in casi di insufficienza renale, infatti, la prognosi non è buona.
Prevenzione e vaccinazione
Considerata l’aggressività della patologia, un ruolo cruciale è rivestito dalla prevenzione. Le misure profilattiche prevedono l’utilizzo di numerosi prodotti presenti in commercio sottoforma di soluzioni spot-on, collari o spray che fungono da repellenti nei confronti degli insetti. Lo scopo è quello di evitare che il cane venga punto dal flebotomo e, di conseguenza, impedire la trasmissione della Leishmaniosi. Alcune precauzioni pratiche che possono essere attuate sono:
- Limitare l’esposizione notturna al parassita, evitando passeggiate serali e tenendo il cane al riparo durante la notte;
- Applicare zanzariere con maglie fitte alle finestre;
- Utilizzare insetticidi ambientali per uso domestico;
- Fare disinfestazioni regolari contro gli insetti;
- Evitare di lasciare depositi di acqua in giardino/terrazzo;
Ma la vera arma contro la Leishmaniosi è rappresentata dalla vaccinazione, che garantisce un sistema immunitario completamente efficiente nella lotta alla patologia. Infatti, ammettendo che il protozoo dovesse superare la prima linea di difesa dell’organismo (i monociti), il vaccino interverrebbe permettendo di eliminare il microrganismo patogeno. Negli ultimi anni è cresciuto l’utilizzo da parte dei veterinari di uno screening sierologico dei cani, con conseguente vaccinazione in caso di negatività anticorpale. Il vaccino attualmente in commercio risulta sicuro ed efficace, per una percentuale di protezione del 99%.