Gian Carlo Caselli, presidente dell’Osservatorio Agromafie, denuncia che nello schema di decreto sul processo penale approvato dal governo uscente ci sono norme che “depotenziano misure e multe per combattere frodi e contraffazioni”
“Di nuovo qualche ‘manina’ ha lavorato per depenalizzare i reati legati alle frodi alimentari. Nello schema di decreto legislativo recante delega al governo per l’efficienza del processo penale nonché in materia di giustizia riparativa approvato da pochi giorni, è stata inserita una norma che depotenzia le misure e le multe per combattere frodi e contraffazioni. Un esempio per capire: la vendita di un olio extravergine privo delle caratteristiche organolettiche necessarie e quindi di qualità inferiore, come più volte in questi anni denunciato dai test del Salvagente, configura una sanzione. Ma con la nuova norma sarà possibile estinguere la contravvenzione con una prescrizione volta a ricondizionare il prodotto, magari aggiungendo un pizzico di olio ‘buono’“. La denuncia arriva da una fonte autorevole come Gian Carlo Caselli, già procuratore di Palermo, una vita spesa per la legalità e il contrasto alle mafie, oggi presidente dell’Osservatorio Agromafie di Coldiretti.
Dottor Caselli, cosa è successo?
L’articolo 70 dello schema di decreto legislativo recante delega al governo per l’efficienza del processo penale nonché in materia di giustizia riparativa. E di nuovo qualche “manina” (come è successo nel 2021, ndr) ha toccato la legge 283/ 1962, questa volta non con una depenalizzazione esplicita ma di fatto, nel senso che chi commette una contravvenzione non risponde di nulla se accetta le prescrizioni imposte dall’autorità competente.
Questo che significa, ci faccia un esempio?
Tenere l’olio in ambiente non protetto dall’esposizione dalla luce è un metodo di conservazione inadeguato a garantire igiene e commestibilità dello stesso. Se si prescrive di allestire una nuova vetrina, più idonea alla conservazione dell’extravergine, si cancella la contravvenzione, ma quell’olio resta deteriorato. In sostanza, se c’è un forte rischio che un prodotto sia deteriorato, non basta un “pannicello” prescritto ex post a renderlo non più pericoloso per la salute. Sarebbe anzi pregiudicato l’interesse del consumatore affinché il prodotto giunga sullo scaffale con le cure imposte dalla sua natura, evidenziando una palese violazione dell’osservanza dell’ordine alimentare. Non è giusto aggiungere, ai gravi problemi che già la crisi sta causando al portafoglio dei cittadini, anche problemi per la loro salute. E poi mi lasci dire: non solo non si vuole migliorare la normativa in fatto di tutela agroalimentare e di contrasto agli illeciti ma addirittura si peggiora quel poco o niente che si ha.
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Fa riferimento al lavoro dal progetto di legge contro gli illeciti agroalimentari, frutto del lavoro della Commissione di riforma dei reati in materia agroalimentare da lei presieduta, che ancora una volta non ha visto la luce?
Sì. Nella legislatura appena conclusa il progetto ha originato il disegno di legge n. 2427 (nuove norme in materia di illeciti agroalimentari), ma nonostante il buon lavoro svolto dalle competenti commissioni della Camera dei Deputati è naufragato nell’indifferenza del governo uscente. La netta sensazione è che abbiano opposto una forte resistenza coloro che non accettano un modello di sviluppo orientato al benessere della collettività e alla distintività dei prodotti. Coloro che preferiscono le resistenze corporative a un’onesta e trasparente collaborazione per il bene comune.