L’assegno sociale (o pensione sociale) è destinato a dare un piccolo aiuto a chi è in difficoltà economiche. Ecco come e chi può richiederlo, quanto dura e cosa garantisce a chi ne beneficia
La pensione sociale (anche detta assegno sociale Inps) è una delle misure assistenziali erogate dallo Stato per contenere povertà e disagio. È un contributo assistenziale che si somma agli altri bonus e benefici stanziati, come il reddito di cittadinanza, al centro del dibattito di un’aspra campagna elettorale da poco conclusa. Il tema delle pensioni e del sistema pensionistico italiano ha monopolizzato l’agenda dei candidati politici, diventando uno dei temi più controversi del confronto nell’arena politica.
Tra proposte slogan, come quella di una pensione di 1000 euro per tutti, e rievocazioni di vecchi fantasmi come quello della Fornero aleggiati dai palchi elettorali, la realtà è che i conti dell’Inps sembrano ancora sotto controllo, se non altro dopo anni di spending review. Ma il peso dell’assistenzialismo sociale è destinato ad aumentare a causa dell’invecchiamento della popolazione e del cortocircuito innescato tra entrate e uscite dal mondo del lavoro.
Che cos’è l’assegno sociale
La pensione sociale è una prestazione economica, erogata su domanda, dedicata ai cittadini italiani e stranieri in condizioni economiche disagiate e con redditi inferiori alle soglie previste annualmente dalla legge. Dal 1° gennaio 1996, l’assegno sociale ha sostituito la vecchia pensione sociale, per questo la vecchia dicitura è rimasta ancora diffusa nel linguaggio dell’uso comune.
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Questa prestazione ha natura assistenziale, perciò non è esportabile, quindi non possono beneficiarne i titolari residenti all’estero. Inoltre, questo beneficio economico non è reversibile ai familiari superstiti in caso di morte di un componente del nucleo familiare.
Chi ne ha diritto
L’assegno sociale è erogato dall’Inps, Istituto Nazionale di Previdenza Sociale, in favore delle persone con redditi bassi. Nel complesso è una cifra che viene corrisposta in 13 mensilità e che, nel 2022, è stata aumentata fino a un massimo di 468,11 euro mensili.
Per poter ricevere l’assegno sociale è necessario avere un reddito inferiore alle soglie stabilite dalla legge che, per il 2022, ammontano a 6.085,43 euro di reddito personale e 12.170,86 euro di reddito coniugale.
A questi requisiti ne vanno aggiunti altri: per ricevere la pensione sociale 2022 bisogna essere cittadini italiani, comunitari o extracomunitari residenti legalmente in Italia da almeno 10 anni, aver raggiunto almeno i 67 anni di età e trovarsi in uno stato di bisogno economico definito dal reddito.
Inoltre, i cittadini comunitari devono essere iscritti all’anagrafe del comune di residenza e i cittadini extracomunitari devono essere titolari del permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo.
A quanto ammonta la pensione sociale 2022
Il decreto del ministero dell’Economia e delle Finanze varato il 17 novembre 2021 ha considerato gli incrementi dell’indice annuo dei prezzi al consumo accertato dall’Istat. È plausibile che questa soglia di 468,11 euro sia adeguata ai forti rincari di questo anno, per l’assegno sociale 2023. Per una famiglia media italiana questo anno 2022 si concluderà come se avesse rinunciato a uno stipendio pieno in tutto l’anno, da destinare agli aumenti in bolletta e sul carrello della spesa.
A oggi, l’assegno sociale spetta in misura totale di 468,11 euro mensili a beneficio di tutti i disoccupati non coniugati con reddito personale pari a zero e ai disoccupati coniugati con reddito familiare inferiore a 6.085,43 euro.
L’importo della pensione sociale viene ridotto in base al reddito del richiedente o del nucleo familiare, se lo stesso è compreso tra l’ammontare annuo dell’assegno e il suo doppio. Per esempio, nel caso di un richiedente assegno sociale che dichiara nel 2022 un reddito compreso tra 6.085,43 euro e 12.170,86 euro, l’importo della pensione sarà calcolato sottraendo il reddito annuo personale o familiare dalla soglia limite fissata dalla legge. Il risultato viene poi diviso per 13 mensilità.
Come si calcola l’assegno sociale
Occorrono i redditi del coniuge o del richiederente. Vanno considerati i seguenti redditi:
- Redditi assoggettabili all’IRPEF, al netto dell’imposizione fiscale e contributiva;
- Redditi esenti da imposta (ad esempio le indennità per gli invalidi civili o anche gli stessi assegni sociali dell’eventuale coniuge);
- Redditi soggetti a ritenuta alla fonte a titolo d’imposta (vincite derivanti dalla sorte, da giochi di abilità, da concorsi a premi, corrisposte dallo Stato, da persone giuridiche pubbliche e private);
- Redditi soggetti a imposta sostitutiva come interessi postali e bancari, interessi dei CCT e di ogni altro titolo di stato, interessi, premi e altri frutti delle obbligazioni e titoli similari, emessi da banche e Società per Azioni, e altri;
- Redditi di terreni e fabbricati;
- Pensioni di guerra;
- Rendite vitalizie erogate dall’INAIL- Pensioni dirette erogate da Stati esteri;
- Pensioni e gli assegni erogati agli invalidi civili, ai ciechi civili e ai sordi;
- Assegni alimentari corrisposti a norma del codice civile.
Invece, nel calcolo del reddito, utile per verificare la soglia, non vanno considerati:
- I trattamenti di fine rapporto e le anticipazioni sui trattamenti stessi;
- Il reddito della casa di abitazione;
- Le competenze arretrate soggette a tassazione separata;
- Le indennità di accompagnamento per invalidi civili, ciechi civili e le indennità di comunicazione per i sordi
- L’assegno vitalizio erogato agli ex combattenti della guerra 1915 – 1918.
Come richiederlo
La domanda per ottenere l’assegno sociale può essere presentata online sul sito dell’Inps, accedendo con Spid o identità digitale. Si clicca sul servizio dedicato, al cui interno è possibile scaricare il manuale contenente le istruzioni fondamentali per la compilazione.
In alternativa, si può richiedere attraverso patronati e Caf, o contattando direttamente l’Inps al numero 803 164 (gratuito da rete fissa) oppure 06 164 164 da rete mobile.
Quante mensilità
L’assegno sociale Inps viene erogato per 13 mensilità. L’ultimo decreto Aiuti del governo ha esteso questo assegno anche ai beneficiari di altri ammortizzatori sociali, come ad esempio il bonus 200 euro. L’Inps aumenterà del 2% gli importi destinati ai pensionati proprio a cominciare da questo mese di ottobre.
Quanto costa agli italiani aiutare i concittadini poveri
Di recente sono stati diffusi i dati sulla povertà in Italia relativi all’anno 2021. Sono numeri che gettano un cono d’ombra sul tenore di vita degli italiani e sulla gestione dei bilanci pubblici. Sono in condizione di povertà assoluta poco più di 1,9 milioni di famiglie (7,5% del totale da 7,7% nel 2020) e circa 5,6 milioni di individui (9,4% come l’anno precedente). La povertà assoluta conferma sostanzialmente i massimi storici toccati nel 2020, anno d’inizio della pandemia dovuta al Covid-19. Per la povertà relativa l’incidenza sale all’11,1% (era del 10,1% nel 2020) e le famiglie sotto la soglia sono circa 2,9 milioni (2,6 milioni nel 2020).
Nel 2023 saranno diffusi i dati relativi a questo difficile 2022 e le cifre saranno l’elenco di un cahiers de doléances aggravato dall’incremento della spesa per consumi delle famiglie meno abbienti. I rincari delle bollette causati dalla crisi energetica e dall’inflazione verso una inarrestabile salita che non si registrava da 30 anni peggioreranno il quadro.
Nonostante tutto, il nostro sistema previdenziale può contare su un bilancio pubblico che appare ancora sotto controllo. Alla fine l’Italia dei bonus, superbonus e degli assegni sociali per famiglie in difficoltà molto probabilmente non inciderà in maniera allarmante sui conti pubblici.
Il sito di economia Lavoce.info ha quantificato le pensioni assistenziali in 4.345.048, per un importo medio di 5.799 euro annui a beneficiario. L’Italia spende 25 miliardi per questo tipo di pensioni. La spesa previdenziale nel nostro Paese risulta stabile o in lieve diminuzione. Secondo l’esperto Massimo Taddei un livellamento delle pensioni minime per tutti, come proposto in campagna elettorale, sarebbe una misura iniqua, più che difficile da sostenere economicamente. È un po’ come la questione del reddito di cittadinanza. Questo beneficio è necessario (visto che secondo l’Istat ha evitato a 1 milione di italiani di finire nella soglia della povertà) ma è uno strumento assistenzialista utilizzato male.
Cosa farà il nuovo governo?
Sulla scrivania rosa di Palazzo Chigi, dove a breve siederà Giorgia Meloni, si ritroveranno accumulate le carte più scottanti del momento: dal reddito di cittadinanza che sarà rivisto in profondità (cancellazione del contributo al primo rifiuto di una proposta di lavoro, questa la previsione) alle misure assistenziali come l’assegno sociale da adeguare all’aumento del costo della vita. Passando per l’assegno per famiglie in difficoltà e con figli minori in condizioni di povertà fino all’agognata riforma pensionistica che dovrà necessariamente passare da un ritorno della Fornero almeno per l’inizio del 2023, perché il 31/12 scade Quota 102, che consente il pensionamento a 64 anni di età e 38 di contributi.
Scadono anche l’Ape sociale e l’Opzione donna, due strumenti per andare in pensione prima dei 67 anni previsti dalla legge Fornero.
Assistenza e assistenzialismo
I numeri ci dicono che l’Italia destina oltre il 20% del suo Pil (della produzione) per pensioni sociali, pensioni in generale, bonus e incentivi. Le misure assistenziali in Italia non sono macigni così pesanti neppure davanti a una prospettiva di recessione.