I reati ambientali potrebbero aumentare a causa della crisi energetica e del cambiamento climatico. Possono essere subdoli o legati alle mafie e alla criminalità organizzata. Legambiente accende i riflettori sui “ladri di futuro”
La pandemia non ha fermato la mano degli ecocriminali. Nell’ultimo rapporto ecomafie e reati ambientali redatto da Legambiente si denunciano i delitti contro l’ambiente che alimentano il fenomeno del cambiamento climatico. I reati ambientali possono essere di enorme portata: per esempio incendiare un bosco o una pineta per fare pressioni sulle amministrazioni locali e di conseguenza edificare un paesaggio naturale. Ma anche per minaccia, incuria, scarsa educazione e mancanza di rispetto per l’ambiente, a danno di tutta la collettività: fauna, vegetazione, essere umano.
Quest’estate l’attenzione degli investigatori si è spostata sugli incendi, presumibilmente di natura dolosa, divampati a Pantelleria e sulle isole campane.
Chi commette reati ambientali lo fa con piccoli gesti quotidiani ma anche con grandi azioni criminali ben premeditate. Ricorderete quanto avvenne sul meraviglioso Gargano, in Puglia. L’incendio appiccato lungo la costa di Peschici il 24 luglio 2007 sconvolse l’Italia e i turisti. Quel giorno morirono 3 persone accerchiate dalle fiamme e senza via di fuga, il turismo ne uscì devastato, l’immagine della Puglia a pezzi. Quel fuoco ha spianato la strada all’edilizia abusiva nel Sud Italia contro la quale si sta ponendo solo ora un freno, ma che in parte è stata condonata negli anni per necessità di bilancio dello Stato.
Legambiente sostiene da tempo che il fenomeno delle ecomafie e dei reati ambientali possa incrementare affari con la crisi energetica in atto e con i cambiamenti climatici. Fenomeni che sono scomparsi dal dibattito della campagna elettorale per queste elezioni 2022.
Cosa sono i reati ambientali
Ogni atto che costituisce una violazione della normativa dell’Unione europea in materia di ambiente, e che causa gravi danni o rischi all’ambiente stesso o alla salute umana, è da considerarsi un reato ambientale.
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I reati ambientali più documentati sono:
- Emissione o scarico illegale di sostanze nell’aria, acqua o suolo;
- Commercio illegale di specie selvatiche;
- Commercio illegale di sostanze che riducono lo strato di ozono
- Trasporto o scarico illegale di rifiuti;
- Incendi dolosi a danno dell’ambiente.
Le sanzioni penali per violazioni ambientali
La direttiva 2008/99/CE sulla tutela penale dell’ambiente elenca una serie di violazioni ambientali che sono punibili come reati in tutti i paesi dell’UE.
Queste violazioni includono i reati ambientali, nonché ogni attività pericolosa illecita (comprese la produzione e la manipolazione di materiali nucleari) e il trattamento illecito di rifiuti.
Ai sensi della normativa, i paesi dell’Unione europea devono applicare sanzioni penali efficaci, proporzionate e dissuasive in presenza di un reato ambientale, sia che esso sia commesso intenzionalmente che per grave negligenza. L’istigazione, il favoreggiamento e il concorso nel reato ambientale sono anch’essi punibili come reati.
La convenzione di Århus
Nel 2001 è entrata in vigore la Convenzione di Århus, ratificata da 47 Stati, inclusi i membri europei e quelli dell’Asia centrale.
Istituita dalla Commissione economica per l’Europa delle Nazioni Unite, la convenzione di Århus conferisce al pubblico una serie di diritti riguardanti l’ambiente. Sono:
- Il diritto di ciascuno di ricevere informazioni riguardanti l’ambiente da parte delle autorità pubbliche;
- Il diritto di partecipare al processo decisionale in materia ambientale;
- Il diritto di riesaminare le procedure al fine di contestare le decisioni pubbliche prese senza adempiere ai diritti sopracitati o alla normativa in materia di ambiente in generale.
I reati ambientali nella legge italiana
La legge numero 68 del 2015 ha introdotto nel Codice penale italiano nuovi delitti a salvaguardia dell’ambiente, modificando così il quadro normativo che affidava in modo pressoché esclusivo la tutela dell’ambiente a contravvenzioni e sanzioni amministrative, come previsto dal Codice dell’ambiente del 2006.
Questa legge:
- Introduce nel codice penale un nuovo, autonomo capo, dedicato ai delitti contro l’ambiente, prevedendo disposizioni di coordinamento nello stesso codice e in leggi speciali;
- Modifica il Codice dell’ambiente, in particolare introducendo una specifica disciplina per l’estinzione degli illeciti amministrativi e penali in materia di tutela ambientale;
- Prevede la responsabilità amministrativa dell’ente anche in relazione alla commissione da parte dei suoi dipendenti dei nuovi delitti contro l’ambiente;
- Inasprisce le sanzioni irrogabili per alcuni illeciti previsti dalla Convenzione sul commercio internazionale delle specie animali e vegetali in via d’estinzione.
Il reato di inquinamento ambientale: sanzioni e carcere
La legge del 2015 ha introdotto nuove, e gravi, fattispecie delittuose. In totale 6 nuovi delitti, che sono:
- Inquinamento ambientale;
- Disastro ambientale;
- Traffico e abbandono di materiale ad alta radioattività;
- Impedimento del controllo;
- Omessa bonifica;
- Ispezione di fondali marini.
In particolare, il nuovo articolo 452-bis del codice penale punisce l’inquinamento ambientale sanzionando con la reclusione da 2 a 6 anni e con la multa da 10mila a 100mila euro chiunque abusivamente cagioni una compromissione o un deterioramento “significativi e misurabili” dello stato preesistente “delle acque o dell’aria, o di porzioni estese o significative del suolo e del sottosuolo” o “di un ecosistema, della biodiversità, anche agraria, della flora o della fauna”.
Il reato di disastro ambientale
L’articolo 452 quater del Codice penale italiano punisce con la reclusione fino 15 anni chiunque cagioni abusivamente un disastro ambientale.
In altri articoli, il Codice penale prevede i seguenti reati ambientali:
- Incendio boschivo (423 bis c.p.);
- Inondazione, frana, valanga (426 c.p.);
- Crollo di costruzioni o altri disastri (434 c.p.).
- Comunque tutti quegli eventi di vasta portata con effetti negativi sull’ambiente in termini di danno grave negli equilibri naturali e nel funzionamento dei sistemi socio-economici e politico-istituzionali delle comunità interessate.
Sanzioni per disastro ambientale
Il disastro ambientale è aggravato se commesso in un’area protetta o sottoposta a vincolo o in danno di specie animali o vegetali protette. L’art. 452-sexies prevede anche la multa da 10mila a 50mila euro e include anche il reato di pericolo di traffico e abbandono di materiali ad alta radioattività.
Reati ambientali e Rapporto Ecomafie Legambiente
La pandemia non ha fermato gli ecocriminali. Gli ultimi dati del Rapporto Ecomafie di Legambiente sono preoccupanti e andrebbero presi in seria considerazione, anche alla luce di quanto accaduto questa estate.
Nel 2020, nonostante la flessione dei controlli effettuati (-17%) i reati ambientali toccano quota 34.867 (+0,6% rispetto al 2019), con una media di 4 ogni ora. Cresce l’impatto nelle regioni a tradizionale presenza mafiosa (46,6% del totale) e aumentano sia le persone denunciate (+12%) che gli arresti (+14,2%).
Ambiente sotto attacco con codice rosso per boschi e fauna. Sono stati 4.233 i reati relativi agli incendi boschivi (+8,1%). Ben 8.193 quelli contro gli animali, poco meno di uno ogni ora. Sono calati gli illeciti ma sono aumentati gli arresti (+15,2%) nel ciclo dei rifiuti. E più persone sono state denunciate nell’ambito del ciclo del cemento (+23,1%).
Legambiente ha presentato 10 proposte per rendere più efficace l’azione dello Stato: “Fondamentale non abbassare la guardia contro gli ecocriminali, completare e rafforzare il sistema normativo e alzare il livello qualitativo dei controlli pubblici ambientali in tutta Italia, a partire dal Centro-Sud, soprattutto ora che il Paese spenderà le ingenti risorse pubbliche previste dal PNRR”.
I reati ambientali e la mafia
Il Rapporto Ecomafia 2021, realizzato da Legambiente con il sostegno di COBAT E NOVAMONT e edito da Edizioni Ambiente, segnala una alta incidenza dei reati ambientali accertati nelle quattro regioni a tradizionale presenza mafiosa (ossia Sicilia, Campania, Puglia e Calabria), esattamente 16.262, il 46,6% del totale nazionale, con 134 arresti, nel 2019 erano stati “soltanto” 86.
Quanto valgono i reati ambientali
Il mercato illegale vale 10,4 miliardi di euro (- 0,9% sul 2019). Crescono gli investimenti a rischio: 11,2 miliardi di euro (+2,6 sul 2019). Nella classifica regionale, Campania, Sicilia, Puglia sono le regioni più colpite da illeciti ambientali. Al quarto posto sale il Lazio con 3.082 reati, con un incremento del 14,5% sul 2019, superando così la Calabria. La Lombardia resta la regione con il maggior numeri di arresti. Preoccupante anche il numero dei comuni commissariati per ecomafia sino a oggi, ben 32, dei quali 11 sono stati sciolti nei primi nove mesi del 2021.
Un quadro nel complesso preoccupante, se si considera che una parte molto significativa degli illeciti analizzati nel rapporto Ecomafia ha a che fare con la violazione di normative connesse ad attività delle imprese, che pure hanno dovuto subire, in diversi settori, la sospensione delle produzioni, causata, appunto, dai lockdown.
A confermare la pressione sostanzialmente inalterata dell’eco-criminalità nel nostro paese è anche l’applicazione dei delitti contro l’ambiente, introdotti nel Codice penale dalla legge 68 del 2015: 883 i procedimenti aperti (in leggera flessione rispetto al 2019, quando erano stati 894), con 2.314 soggetti denunciati e 824 arresti. E il numero più alto di procedimenti, ben 477, ha riguardato il delitto di inquinamento ambientale.
I ladri di futuro
“Non si deve assolutamente abbassare la guardia contro i ladri di futuro – ha dichiarato Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – a maggior ragione in un momento storico in cui dovremo spendere ingenti risorse pubbliche previste dal Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). Va scongiurato in ogni modo il rischio di infiltrazioni ecomafiose nei cantieri per la realizzazione di opere ferroviarie e portuali, impianti di produzione di energia da fonti rinnovabili e di riciclo dei rifiuti, depuratori, interventi di rigenerazione urbana, infrastrutture digitali, solo per fare qualche esempio delle opere che servono alla transizione ecologica del paese. Il lavoro di repressione ha avuto un’impennata grazie ai delitti contro l’ambiente, che siamo riusciti a far inserire nel Codice penale nel 2015, dopo 21 anni di lavoro incessante”.