Da quando la crisi geopolitica che ha il suo centro nella guerra in Ucraina è scoppiata, ci siamo abituati a problemi di reperimento di materie prime varie, dal gas al grano, fino ai metalli strategici per la tecnologia. Adesso l’industria sta soffrendo anche per la mancanza di anidride carbonica
L’ultimo grande marchio a annunciare lo stop temporaneo della produzione è Menabrea, il popolare birrificio di Biella, di proprietà del gruppo Forst, vincitore di varie medaglie d’oro ai campionati mondiali di categoria. “La carenza di CO2 è un problema anche da noi. Oggi siamo fermi nello stabilimento di Biella, ma domani contiamo di potere ripartire” hanno risposto a Repubblica, il 20 settembre, dagli uffici di Menabrea.
La difficoltà dei birrai
Sempre a Repubblica, Pietro Di Pilato, consigliere di Unionbirrai e proprietario del birrificio Brewfist di Codogno (Lodi), ha spiegato: “Il problema nel settore c’è eccome, anche da noi. Ne risentono meno i birrifici più piccoli perché tendono a non utilizzare anidride carbonica nelle fasi di confezionamento, ma quelli di dimensioni medie e grandi pagano le conseguenze della mancanza di materia prima. Non c’è abbastanza anidride carbonica per tutti. Manca soprattutto nella versione liquida: il mio birrificio, per esempio, ne è senza da giugno. Stiamo andando avanti con i pacchi bombole, che però costano circa tre volte tanto e vengono forniti in maniera più discontinua”. Dunque, si rischia che il costo per la produzione venga riversato sul prodotto finale, e dunque sulle tasche del consumatore.
Problemi anche per Carlsberg
Quello di Menabrea è un caso tutt’altro che isolato. In Germania, molti birrifici si stanno fermando, o stanno riducendo la produzione, per lo stesso motivo. il produttore belga della birra Delirium Tremens è sul punto di fare la stessa scelta, così come la danese Carlsberg.
Diego Volpi, Supply Chain Director di Carlsberg Italia: “Carlsberg Italia, al momento, non è stata particolarmente impattata dalla carenza di CO2, sia grazie alla rete globale di Carlsberg che è coperta da forti partnership in grado di garantire la fornitura di CO2, sia grazie agli investimenti fatti dall’Azienda nel Birrificio Angelo Poretti a Induno Olona (Varese) che ci permettono di recuperare efficientemente la CO2 prodotta durante la fermentazione.”
Perché manca la CO2
Le ragioni di questa carenza di C02 sono varie. Le principali aziende chimiche produttrici di anidride carbonica, a causa degli aumenti del prezzo dell’energia e delle materie prime, hanno ridotto le forniture, e questo con effetto domino ha portato all’aumento dei prezzi del biossido di carbonio in tutto il mercato. In Italia a fermarsi a metà giugno è stato lo stabilimento Yara International di Ferrara, che produce anidride carbonica.
I settori a rischio
Ma la mancanza di CO2 non colpisce solo il settore della birra. A metà settembre si è fermato per due giorni anche lo stabilimento di Ruspino del gruppo Sanpellegrino, per l’impossibilità di produrre la popolare acqua minerale frizzante, senza la materia prima.
Sono tante le bevande che ne hanno bisogno, dai vini con le bollicine, ai soft drink, ma l’anidride carbonica serve anche ad altro. Viene impiegata anche per abbattere velocemente la temperature del cibo prima di surgelarlo, e in diverse coltivazioni, come quelle di lattuga, cetrioli o pomodori, la CO2 viene usata anche nei processi di concimazione.